Niente da fare, fra Serbia e Kosovo
Il presidente serbo Aleksandar Vučić e il presidente kosovaro Hashim Thaçi avrebbero dovuto parlare a Bruxelles di uno storico scambio di territori, ma è saltato tutto
Venerdì 7 settembre i presidenti di Serbia e Kosovo hanno rifiutato di incontrarsi a Bruxelles in quello che avrebbe dovuto essere un colloquio – mediato da Federica Mogherini, l’Alto rappresentante per gli esteri dell’Unione Europea – con lo scopo di riavvicinare i due paesi e mettere le basi per una loro futura entrata nell’Unione Europea. Nell’incontro i due presidenti – il serbo Aleksandar Vučić e il kosovaro Hashim Thaçi – avrebbero dovuto parlare di uno scambio di territori, già discusso in un incontro di qualche giorno fa in Austria, in cui i due si erano seduti accanto e parlati. Il Kosovo si è separato dalla Serbia al termine di una guerra molto sanguinosa fra il 1996 e il 1999; è formalmente indipendente dal 2008 ma la Serbia lo considera ancora una provincia “ribelle”.
Vučić e Thaçi erano ieri entrambi a Bruxelles, ma alla fine hanno deciso di incontrare Mogherini in momenti diversi, mai insieme. Reuters ha scritto che il rifiuto è arrivato poco prima dell’inizio dell’incontro che avrebbe dovuto essere a tre, e che entrambi i presidenti si sono rifiutati. Politico, sempre molto bene informato sulle questioni europee, ha scritto che è stato Vučić a rifiutare per primo l’incontro con Thaçi.
Questa settimana Vučić ha in programma una visita in Kosovo, e Politico ha scritto che la delegazione serba è stata infastidita dal fatto che il Kosovo ha messo un veto su alcuni dei luoghi che Vučić avrebbe voluto visitare. Thaçi però ha detto di non saperne nulla. In un discorso alla nazione serba fatto la sera del 7 settembre, Vučić ha comunque confermato che andrà in Kosovo e che domani domenica 9 agosto parlerà a Mitrovica, una città nel nord del Kosovo la cui popolazione è a maggioranza serba, dove dovrebbe illustrare l’offerta che intende fare alle autorità kosovare.
Si parla di un possibile scambio di territori tra Serbia e Kosovo perché, dopo la guerra, i confini non rispecchiano completamente le maggioranze etniche dei due paesi: nel territorio kosovaro ci sono aree a maggioranza etnica serba e in quello serbo ce ne sono a maggioranza etnica albanese, quella prevalente in Kosovo. Secondo alcuni è positivo che i due paesi – formalmente in guerra fino a dieci anni fa – abbiano iniziato a parlarsi. Entrambi poi aspirano a entrare nell’Unione Europea – stringere pacificamente un accordo col proprio nemico darebbe un segnale di notevole maturità, che la UE chiede da tempo alla Serbia – e ad accogliere nei propri confini le rispettive comunità etniche.
Altri osservatori sostengono che i negoziati (in particolare un loro fallimento) possano avere un effetto domino e portare a una nuova fase di instabilità in tutta la regione, mettendo in discussione gli equilibri trovati negli ultimi anni. Reuters ha scritto che il possibile scambio di territori è stato accolto male in entrambi i paesi e che tra i più convinti oppositori al piano ci sia la Germania.
Come ha spiegato Florian Bieber, un esperto di Balcani che insegna all’università di Graz, ci sono evidenti ragioni storiche per cui, nei Balcani, «esisteranno sempre persone che si troveranno dal lato sbagliato del confine». L’esito ideale del negoziato dovrebbe portare anche a un riconoscimento del Kosovo da parte della Serbia, che è riconosciuto da più di cento paesi al mondo. Visto quanto successo a Bruxelles, non sembra un obiettivo vicino.
Dopo aver incontrato – separatamente e più volte – Vučić e Thaçi, Mogherini ha diffuso un breve comunicato in cui ha spiegato che «continuano a esserci difficoltà» ma che si fida del «pieno impegno di entrambi i presidenti a continuare i negoziati e raggiungere nei prossimi mesi un accordo legale su una generale normalizzazione delle loro relazioni, in accordo con le leggi internazionali». Ha anche detto che verso fine settembre proverà a organizzare nuovi incontri. Riguardo agli incontri falliti, Thaçi ha detto: «Ci sono differenze grandi e profonde. È stato deciso che era meglio non incontrarci, per non rovinare tutto».