Le ultime speranze per Opportunity
La gigantesca tempesta su Marte che gli ha impedito di ricaricarsi per mesi sta finendo, ma tornare a comunicare con il rover sarà molto difficile
di Emanuele Menietti – @emenietti
Da 85 giorni alcuni ingegneri e tecnici in California attendono una chiamata da Marte. Non si aspettano di sentire la voce di un marziano, ma di ricevere un semplice “bip” dallo Spazio profondo per avere la conferma che il loro robot (rover) inviato sul pianeta 15 anni fa sia sopravvissuto a una gigantesca tempesta.
Il rover Opportunity ha smesso di comunicare con la Terra lo scorso 10 giugno, quando le polveri sollevate dalla tempesta hanno coperto il cielo marziano, impedendo alla luce del Sole di raggiunge i pannelli solari che il robot utilizza per ricaricare le sue batterie. Dopo mesi, ora le condizioni atmosferiche su Marte sono migliorate, ma gli ingegneri del Jet Propulsion Laboratory (JPL, la divisione della NASA che si occupa di sonde e robot) non sanno ancora se riusciranno a mettersi nuovamente in contatto con Opportunity: lo sperano, ma il rover potrebbe essere perso per sempre.
Nel corso dell’estate il Deep Space Network, il sistema di grandi antenne in giro per il mondo che gestisce le comunicazioni con le sonde e i robot che abbiamo inviato nello Spazio per esplorarlo, è stato utilizzato dal JPL per provare a comunicare con Opportunity. Periodicamente sono state inviate istruzioni verso il rover per fargli inviare almeno un “bip” di risposta e sapere che nonostante tutto funziona ancora. Ogni tentativo realizzato finora è stato vano, ma la speranza è che le cose possano cambiare nelle prossime settimane grazie allo smorzarsi della tempesta, che farà precipitare al suolo le polveri sgombrando il cielo marziano a sufficienza per far trapelare qualche raggio di Sole in più verso i pannelli di Opportunity.
Le previsioni sul futuro del rover non sono comunque molto ottimistiche. Alla fine della scorsa settimana, la NASA ha diffuso un comunicato annunciando che saranno eseguiti nuovi tentativi per mettersi in contatto con Opportunity entro 45 giorni, al termine dei quali il riavvio del robot non sarà più una priorità. Non potendo caricare le proprie batterie, a giugno Opportunity è entrato in uno stato di risparmio energetico, teso a mantenere attivi solo alcuni dispositivi essenziali per potersi riattivare nel caso di una nuova carica. Da allora è però passato molto tempo: le polveri e il freddo potrebbero avere compromesso alcuni suoi sistemi rendendoli irrecuperabili.
Se dopo 45 giorni di prove di contatto non ci dovesse essere una risposta, un gruppo di tecnici del JPL dovrebbe comunque restare in ascolto per alcuni mesi, nella speranza di captare un segnale. In pratica non saranno più inviati comandi, ma saranno analizzati i dati delle trasmissioni raccolte dal Deep Space Network provenienti dalle varie sonde e rover presenti su Marte, cercando qualche indizio su possibili attività da parte di Opportunity.
La decisione della NASA di limitare a 45 giorni il periodo di comunicazione attiva non è piaciuto a molti del gruppo di lavoro di Opportunity. L’Atlantic ha raccolto, in forma anonima, i pareri di alcuni di loro che hanno espresso scetticismo circa la scadenza e di non avere idea del perché sia stato scelto un periodo così breve, considerato che in casi analoghi per altri rover furono scelti periodi di lunga durata, fino a 10 mesi. Alcuni sospettano che i dirigenti della NASA si siano ormai rassegnati all’idea che Opportunity sia perso, non ritenendolo più un progetto prioritario nell’ambito delle esplorazioni spaziali.
Al JPL ci sono persone che hanno dedicato buona parte della loro vita a Opportunity, lavorando per quasi 20 anni alla progettazione, al lancio e alla gestione del rover. Molte di loro sono profondamente affezionate al robot e alla resistenza che ha dimostrato in questi anni, se si pensa che inizialmente la sua missione era stata concepita per durare al massimo tre mesi. È quindi comprensibile che la prospettiva di terminare il progetto non sia ben vista e che ci sia qualche malumore sulle scelte della NASA. Negli ultimi giorni sui social network sono emerse alcune campagne con gli hashtag #WakeUpOppy e #SaveOppy proprio per fare pressioni nei confronti dell’agenzia spaziale, coinvolgendo esperti e semplici appassionati di esplorazioni spaziali.
Al JPL si attendono periodicamente le informazioni inviate dalla sonda Mars Reconnaissance Orbiter (MRO), in orbita intorno a Marte e utilizzata per misurare il livello di opacità dell’atmosfera marziana ora che si sta riducendo la grande tempesta. La misurazione (tau) è espressa con un numero: più è grande, meno luce riesce a superare l’atmosfera e a raggiungere il suolo, dove si trova Opportunity. Nella fase di picco della tempesta si è arrivati a un tau di 10,8, uno dei valori più alti registrati dal rover prima che smettesse di comunicare. Secondo le stime di MRO ora il valore è intorno a 1,7; una volta sceso sotto 1,5 dovrebbe passare luce a sufficienza per consentire ai pannelli solari di Opportunity di tornare a caricare le batterie.
Ci potrebbe essere però un’altra complicazione: dopo mesi di tempesta, sui pannelli di Opportunity potrebbe essersi accumulato uno strato di polvere, che impedirebbe il loro funzionamento. Qualcosa di analogo era già successo in passato e il problema si era risolto da solo, grazie ad alcune folate di vento che avevano ripulito i pannelli. Alcuni ricercatori ritengono che i 45 giorni di tempo non siano sufficienti per un evento di questo tipo, contando che le folate di vento adatte per ripulire i pannelli solari si verificano tra novembre e gennaio. La polvere accumulata potrebbe comunque essere molta e non è detto che sia sufficiente qualche folata per rimuoverla.
Anche nel caso in cui Opportunity si risvegliasse, riprenderne il controllo non sarebbe semplice. Il rover ha un suo orologio interno, che utilizza per regolare i suoi cicli di ricarica, sfruttare i momenti più propizi per comunicare con la Terra e risparmiare energia quando è notte. Il problema è che essendo rimasto senza carica così a lungo, l’orologio potrebbe essersi resettato e potrebbe indurre Opportunity a comunicare quando non c’è nessuno ad ascoltarlo. I tecnici potrebbero avere bisogno di settimane di prove prima di riuscire a controllarlo nuovamente.
Ristabilite le comunicazioni inizierebbe poi il lavoro più delicato, quello per comprendere le condizioni di Opportunity. I tecnici in quel caso dovranno inviare comandi per ottenere un resoconto sullo stato dei sistemi di bordo e, se possibile, far scattare al rover alcune fotografie di sé stesso, in modo da verificare gli effetti della tempesta sulle sue strumentazioni. Ottenute tutte le informazioni possibili, a quel punto il JPL potrà decidere se proseguire con la missione o se invece non ne valga più la pena.
Comunque vadano le cose nelle prossime settimane, quella di Opportunity rimane una delle missioni marziane di maggior successo per la NASA. A 15 anni dal lancio e a oltre 14 dal suo arrivo su Marte, il rover ha dimostrato di poter resistere alle gelide temperature degli inverni marziani e a diverse tempeste, ha proseguito la sua missione senza sosta percorrendo oltre 45 chilometri e raccogliendo informazioni e dati preziosi per approfondire le nostre conoscenze del pianeta. Lo ha fatto alimentandosi con l’energia del Sole, senza poter contare su una potente batteria atomica come nel caso di Curiosity, il suo fratello più giovane che bazzica Marte dal 2012. Ha inoltre doppiato per longevità il suo gemello Spirit, lanciato nel 2003 e che si è fatto sentire per l’ultima volta nel marzo del 2010, dopo essersi impantanato sull’unico pianeta che conosciamo popolato da soli robot.