Il problema coi condizionatori
Nei prossimi dieci anni saranno un miliardo in più in tutto il mondo: porteranno grandi benefici ma a un costo ambientale enorme, spiega l'Economist
L’estate che si appresta a finire è stata una delle più calde degli ultimi anni in molte aree del nostro emisfero. Le temperature sono rimaste sopra la media per molti giorni, con giornate calde e afose, fastidiose per alcuni e pericolose per la salute di altri. Chi ha potuto ha utilizzato i condizionatori per sfuggire al caldo: solo in Francia, spiega l’Economist in un lungo articolo, nelle prime tre settimane di luglio sono stati venduti il 192 per cento di condizionatori in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In Giappone, dove si sono raggiunti picchi storici di alte temperature, il governo ha avviato un piano per assistere le scuole nell’installazione di condizionatori, mentre in Texas un’ordinanza di un tribunale ha imposto al governatore di fare installare sistemi di raffreddamento nelle prigioni.
Condizionatori e frigoriferi possono migliorare la vita di milioni di persone, ma i loro vantaggi hanno un costo enorme, soprattutto in termini ambientali, tema al centro del dibattito sulle politiche energetiche per i prossimi decenni.
Un miliardo di nuovi condizionatori
L’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), un’organizzazione intergovernativa che promuove il coordinamento delle politiche energetiche, stima che nei prossimi dieci anni saranno installati un miliardo di nuovi condizionatori in giro per il mondo, facendone aumentare il numero globale di circa due terzi rispetto all’attuale (1,6 miliardi). Comprendendo altri sistemi di raffreddamento – come i frigoriferi per conservare cibo e medicinali, oppure per tenere basse le temperature dei data center – si dovrebbe arrivare all’installazione di 6 miliardi di nuovi dispositivi in un decennio circa.
Le nuove installazioni negli ultimi anni non hanno conosciuto soste, soprattutto nei paesi dove l’aria condizionata era finora poco diffusa. In Cina, 20 anni fa poche abitazioni erano dotate di aria condizionata, ora si stima che il paese possegga da solo il 35 per cento di tutti i condizionatori al mondo, ben al di sopra del 23 per cento degli Stati Uniti, paese dove il raffreddamento degli ambienti è estremamente popolare.
Andamenti paragonabili a quelli cinesi degli anni Novanta iniziano a essere riscontrati in India e Indonesia, dove si prevede che in pochi anni decine di milioni di persone potranno acquistare il loro primo condizionatore. In Arabia Saudita la costruzione di grattacieli e di palazzi attrezzati con aria condizionata ha reso abitabili nuove aree, al punto che entro il 2030 il paese potrebbe utilizzare più energia per l’aria condizionata rispetto a quella che viene prodotta dal petrolio che esporta in giro per il mondo.
Attualmente solo l’8 per cento dei circa 3 miliardi di persone che vivono nella fascia tropicale ha accesso all’aria condizionata, una percentuale molto bassa se confrontata con il 90 per cento degli Stati Uniti e del Giappone. Il processo di progressiva urbanizzazione ai tropici cambierà rapidamente le cose, insieme a diversi altri fattori, compreso l’invecchiamento della popolazione, che rende necessario l’impiego dell’aria condizionata per tutelare dal caldo le persone più anziane e a rischio. Gli stessi cambiamenti urbanistici contribuiranno all’aumento della domanda: grandi palazzi, come i grattacieli e i centri commerciali, hanno bisogno dei condizionatori per essere raffreddati.
I benefici dell’aria condizionata
L’aria condizionata è spesso al centro di forti critiche, e non solo quando viene utilizzata riproducendo temperature polari negli ambienti. Eppure, ricorda l’Economist, numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che, se usati responsabilmente, i condizionatori sono una risorsa per la salute (sia fisica sia mentale) e per l’economia. Uno studio condotto presso l’Australian National University ha rilevato che nel sud-est asiatico molte persone non riescono a lavorare per il 15-20 per cento dei loro turni, a causa del caldo. Un’altra ricerca ha calcolato che nel Centro America il PIL (prodotto interno lordo) si riduce dell’1 per cento per ogni grado al di sopra dei 26 °C. Uno studio, condotto negli Stati Uniti, ha inoltre rilevato che le capacità cognitive degli studenti nei dormitori senza aria condizionata si riducono sensibilmente, rispetto a chi vive in dormitori dotati di condizionatori.
L’estate molto calda del 2003 causò tra le 11mila e le 17mila morti in più rispetto alla media in Francia, con complicazioni cardiovascolari tra le principali cause. In seguito a quell’esperienza, il governo francese approvò una serie di provvedimenti per incentivare l’installazione dei condizionatori negli edifici, per tutelare soprattutto le persone anziane. Quest’anno le giornate più calde in Francia hanno fatto raggiungere temperature superiori a quelle del 2003, ma senza che ci fosse un picco anomalo dei ricoveri come 15 anni fa. Estati più calde della media hanno portato a una maggiore diffusione dei condizionatori anche nel resto dell’Europa, dove fino a qualche anno fa l’aria condizionata non era vista come una inevitabile necessità come negli Stati Uniti.
Anche altri sistemi di raffreddamento contribuiscono alla salute e al benessere delle persone. Nei paesi in via di sviluppo cibo e medicinali spesso vanno a male a causa del caldo e delle limitate possibilità di conservazione. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ogni anno circa 600 milioni di persone si ammalano a causa di cibo mal conservato, con 400mila morti attribuibili a casi di intossicazioni alimentari. Molti medicinali, a cominciare dai vaccini, non sono conservati alle giuste temperature, con circa un quarto delle riserve che deve essere buttato perché non più sicuro o efficace. Condizionatori, frigoriferi e altri sistemi di raffreddamento potrebbero ridurre questi sprechi, che in molti casi diventano una causa di morte.
Impatto ambientale
I benefici portati dai sistemi di raffreddamento sono innegabili, ma condizionatori e frigoriferi hanno un grande impatto sull’ambiente, soprattutto per quanto riguarda le emissioni di gas serra, che intrappolano le radiazioni solari facendo aumentare la temperatura del pianeta. Raffreddare l’aria richiede grandi quantità di energia: secondo l’IEA attualmente nel mondo tutti i macchinari di raffreddamento messi insieme assorbono 2mila terawattora all’anno, comportando una produzione di 4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO2), il 12 per cento circa di tutta quella immessa nell’atmosfera annualmente. A questo ritmo, e senza miglioramenti significativi nell’efficienza dei condizionatori, è probabile che nel 2050 il consumo di condizionatori e frigoriferi si aggiri intorno ai 6mila terawattora.
Il consumo di energia nel corso della giornata non è costante: raggiunge picchi in alcuni particolari momenti, nel caso dei condizionatori nelle ore più calde della giornata o quando milioni di persone tornano nelle loro abitazioni la sera dopo avere lavorato. I fornitori di energia elettrica devono essere in grado di sostenere i picchi, ma farlo è molto costoso perché richiede investimenti per strutture aggiuntive che vengono usate per poche ore al giorno e che devono produrre rapidamente l’energia richiesta. Per questo motivo le centrali di sostegno e backup sono spesso realizzate al risparmio, puntando su petrolio e carbone da bruciare che producono maggiori quantità di CO2.
Nei circuiti dei sistemi di raffreddamento sono inoltre utilizzati gli idrofluorocarburi (alogenuri alchilici), alcuni in sostituzione dei clorofluorocarburi, tra i responsabili del cosiddetto buco dell’ozono (l’assottigliamento dello strato di gas nell’atmosfera che ci protegge dai raggi solari più nocivi). Piccole perdite nei circuiti portano alla dispersione di questi gas, che trattengono molto più calore della CO2. Ci sono centinaia di milioni di vecchi frigoriferi e condizionatori datati che perdono questi gas in giro per il mondo, con un impatto enorme per l’ambiente.
Esistono accordi internazionali per ridurre sempre di più l’uso dei gas pericolosi nei condizionatori e nei frigoriferi, ma non tutti i paesi li rispettano ed esistono eccezioni per le economie in via di sviluppo, che non possono permettersi i sistemi di ultima generazione più sicuri e costosi. Un condizionatore ha una vita media intorno ai 10 anni, quindi quelli installati ora o entro la scadenza del prossimo decennio prevista dagli accordi internazionali continueranno a essere utilizzati fino al 2038. L’installazione di milioni di modelli di questo tipo nei paesi in via di sviluppo potrebbe ritardare la transizione a sistemi più efficienti e con un minore impatto ambientale.
Estati sempre più calde rendono necessario un maggiore impiego di sistemi di raffreddamento, che fanno aumentare il consumo di energia e di conseguenza la produzione di gas serra, che a loro volta contribuiscono al cambiamento climatico facendo aumentare le temperature. Un maggior impiego delle fonti rinnovabili per produrre energia e di sistemi più efficienti per raffreddare gli edifici, gli alimenti e i medicinali potrebbero rompere questo circolo vizioso, ma con costi economici non indifferenti e con tempi difficili da prevedere.