La Germania vuole riformare l’immigrazione
Per facilitare l'arrivo di lavoratori qualificati, di cui il paese ha bisogno
Il ministro dell’Interno della Germania, Horst Seehofer, ha presentato la bozza di un nuovo progetto di legge sull’immigrazione che dovrebbe riformare le norme in vigore, risalenti al 2004. Nel documento, che è lungo quattro pagine, i richiedenti asilo sono citati solamente in una frase. La bozza si concentra infatti su un’altra “categoria” di migranti, su cui vuole intervenire: i lavoratori qualificati. «La Germania ha oggi una delle leggi sull’immigrazione più aperte che ci siano per le persone con livelli elevati di istruzione», ha spiegato un ricercatore dell’OCSE alla Deutsche Welle. Mancano invece lavoratori con qualifiche di medio livello e professionali: infermieri, personale nelle scuole materne, elettricisti o falegnami. Qualifiche che coprono circa il 60 percento dell’intero mercato del lavoro tedesco.
Breve premessa
La presentazione della nuova proposta è stata molto probabilmente accelerata dalla situazione di crisi che a luglio ha diviso i due principali partiti conservatori tedeschi, la CDU, il partito della cancelliera Angela Merkel, e l’Unione Cristiano-Sociale in Baviera (CSU), il partito conservatore regionale attivo unicamente in Baviera. I due partiti sono storici alleati, ma hanno da tempo posizioni differenti sull’immigrazione (più chiuse e drastiche quella della CSU, più aperte e inclini all’accoglienza quelle della CDU).
All’inizio di luglio Horst Seehofer, che oltre a essere ministro dell’Interno è anche il leader della CSU, aveva minacciato di dimettersi nel caso in cui il governo non avesse attuato politiche più incisive sul tema dei migranti e dei richiedenti asilo in Germania. Bisogna tenere presente che il prossimo ottobre la CSU dovrà affrontare in Baviera una delicata elezione regionale nella quale il partito rischia di non arrivare a ottenere la maggioranza assoluta dei seggi nel parlamento locale, mantenuta ininterrottamente dal 1962 al 2008 e poi ancora da dopo il 2013. Per risolvere la crisi la cancelliera Merkel aveva dovuto accettare politiche più restrittive nei confronti dei migranti e, ora, un’accelerazione sulla riforma dell’immigrazione che era stata comunque promessa nell’accordo di coalizione dopo le ultime elezioni politiche, quelle del settembre 2017.
Cosa prevede la riforma
La bozza della riforma si occupa soprattutto dell’integrazione attraverso il lavoro. La Germania ha una popolazione che sta invecchiando, come la grandissima parte dei paesi europei, e ha una carenza di artigiani, infermieri e tecnici: secondo uno studio della Camera dell’industria e del commercio tedesco, mancano circa 1,6 milioni di lavoratori qualificati e quasi un’azienda su tre non riesce a occupare le posizioni vacanti. Gli esperti del mercato del lavoro dicono dunque che ci sia urgente bisogno di una riforma che si occupi delle qualifiche di medio livello. Hermann Sturm, presidente dell’associazione federale che riunisce le piccole e le medie imprese, ha commentato molto positivamente gli obiettivi della bozza Seehofer, chiedendone una rapida attuazione: «Siamo molto felici che i partiti al governo vogliano finalmente creare una legge sull’immigrazione ragionevole e che le piccole e medie imprese richiedono da tempo». Quelle realtà aziendali, cioè, che «nella gara per trovare lavoratori qualificati partono sempre svantaggiate rispetto alle grandi aziende».
Il piano è ancora generico, ma elenca già i criteri che dovrebbero avere un ruolo fondamentale nella concessione dei permessi di soggiorno. Il sistema si dovrebbe avvicinare molto a quello a punti presente in paesi come il Canada e l’Australia, anche se nella bozza non si parla esplicitamente di “sistema a punti”. I fattori determinanti per ottenere un permesso dovrebbero essere le qualifiche professionali, l’età, le competenze, le abilità linguistiche, le «offerte di lavoro concrete» e la capacità di assicurare il proprio sostentamento. La bozza della riforma sottolinea cioè il fatto che per ottenere un permesso i candidati dovranno essere in grado di guadagnarsi da vivere, per «prevenire» l’immigrazione «motivata dall’assistenza sociale».
L’attuale legge sull’immigrazione, quella del 2004, dice che gli stranieri provenienti da paesi non UE possono lavorare in Germania se per i posti liberi non sono a disposizione né tedeschi, né cittadini di altri paesi della UE. Oggi l’Agenzia Federale per l’Impiego svolge un «controllo prioritario» sul mercato del lavoro prima di assumere uno straniero, per valutare se quell’assunzione avrà un impatto negativo sul mercato del lavoro interno: verifica, cioè, se per quel tipo di lavoro sono disponibili cittadini tedeschi o se, in secondo luogo, sono disponibili cittadini provenienti dall’Unione Europea. Il governo vorrebbe ora ammorbidire il meccanismo di preferenza dei candidati locali per coprire un posto vacante.
Chi proviene da paesi extracomunitari e vuole lavorare in Germania oggi deve avere una carta blu, un documento rilasciato in base a vari criteri, compreso quello economico, che ottiene con più facilità chi ha una laurea. Il nuovo sistema dovrebbe diventare più aperto verso i lavoratori qualificati provenienti da paesi extracomunitari che non hanno quel titolo di studio ma “solo” qualifiche professionali.
Le critiche
In un articolo del quotidiano tedesco Tagesspiegel si dice che nella discussione precedente alla presentazione della bozza alcuni esponenti politici, i sindacati e alcune associazioni di categoria avevano proposto che non venissero espulsi i migranti la cui richiesta di asilo era stata respinta ma che nel frattempo avevano trovato un lavoro. Avevano cioè proposto che si procedesse con il verificare i reali benefici dell’integrazione, permettendo uno slittamento dal sistema di asilo al mercato del lavoro regolare: «Non è accettabile che il personale infermieristico o gli artigiani che lavorano vengano strappati alle loro aziende ed espulsi», aveva detto per esempio il segretario generale dell’SPD, Lars Klingbeil. Linda Teutenberg, responsabile di migrazioni per il Partito Liberaldemocratico, all’opposizione, aveva aggiunto che aprire a questa possibilità sarebbe stato un approccio pragmatico per consentire ai rifugiati ben integrati e attivi di soggiornare in Germania, invece di cacciarli. Secondo i dati ufficiali, alla fine del 2017 in Germania erano presenti oltre 600 mila richiedenti asilo la cui richiesta aveva ricevuto risposta negativa: non è però chiaro quanti di loro avessero anche un lavoro regolare.
Quest’ultima proposta di regolamentazione non è presente nella bozza della riforma presentata dal ministro dell’Interno, e la CSU ha già fatto sapere di essere contraria: il partito vorrebbe tenere distinte le due questioni, quella che ha che fare con le richieste di asilo e quella sull’immigrazione qualificata. «Questo manderebbe un segnale sbagliato al mondo: che la Germania premia i migranti irregolari se trovano un qualsiasi lavoro, ma solo dopo aver resistito abbastanza a lungo contro un rifiuto di Stato, un’espulsione e un rimpatrio».
Un problema che, secondo il parere degli esperti, non è sufficientemente affrontato nel documento, è il riconoscimento delle qualifiche estere. «Deve essere più veloce e meno burocratico», ha detto l’economista Marcel Fratzscher a Tagesspiegel. La proposta è che le persone che provengono da altri paesi e che hanno completato là la loro specifica formazione possano trovare lavoro in Germania «anche se la formazione non corrisponde al 100 per cento a una formazione tedesca». In molti hanno poi dei dubbi sul fatto che la riforma, così come è pensata, porterà effettivamente i molti lavoratori qualificati di cui la Germania ha bisogno: la maggior parte dei lavoratori qualificati preferisce ancora andare negli Stati Uniti o in Canada. Inoltre, in base a quanto scritto nella bozza solo poche persone riuscirebbero a soddisfare i requisiti necessari, a partire da quello della lingua: il tedesco è poco parlato fuori dalla Germania.