La storia di cui si parla di più nei Paesi Bassi
Un vecchio caso di omicidio di un bambino è arrivato a una svolta grazie a un'indagine sul DNA che ha coinvolto quasi 20.000 persone
Dopo vent’anni di indagini da parte della polizia dei Paesi Bassi, sembra sia stata individuata la persona responsabile di aver stuprato e ucciso un bambino di 11 anni nel 1998. Un uomo è stato infatti arrestato in Spagna in relazione a questo caso, molto raccontato e seguito negli anni dai media olandesi, e per via del quale più di 17mila cittadini si sono sottoposti volontariamente all’esame del DNA per contribuire a trovare il colpevole: è stata la più grande analisi di massa di DNA mai realizzata nei Paesi Bassi.
Il bambino si chiamava Nicky Verstappen, aveva 11 anni e nell’agosto del 1998 si trovava in un campo estivo organizzato all’interno della riserva naturale di Brunssummerheide, nel sud dei Paesi Bassi. Nella notte tra il 9 e 10 scomparve dalla sua tenda e non tornò più. Il suo corpo fu scoperto il giorno dopo, nascosto tra gli alberi a circa un chilometro e mezzo di distanza. Nicky Verstappen era stato stuprato e ucciso.
Al momento dell’omicidio, la polizia olandese avviò una grande indagine e il caso venne seguito con costanza dai media del paese. Il DNA trovato sugli abiti del bambino era di origine maschile, ma il campione non era presente in nessuna banca dati dei Paesi Bassi né di altri paesi. I centinaia di campioni inizialmente prelevati dagli uomini che vivevano vicino alla riserva naturale e dagli uomini che in qualche modo erano legati al bambino o al campo estivo non portarono a niente.
Successivamente, nel 2012, nei Paesi Bassi fu approvata una nuova legge che, per alcuni reati particolarmente gravi, consente la “ricerca familiare” del DNA: è possibile cioè prelevare campioni di DNA su larga scala dalle persone che hanno potenzialmente un legame di parentela con l’autore del crimine, per confrontarli con il campione originario del caso e risalire al sospettato. Come ha spiegato la portavoce dell’istituto forense dei Paesi Bassi, «se il DNA di un volontario mostra qualche relazione familiare con il DNA del sospettato, [la speranza è che] gli investigatori lo possano identificare analizzando l’albero genealogico del volontario». Questa nuova tecnica ha portato alla risoluzione di due importanti casi di omicidio e ha permesso di proseguire con le indagini sull’assassinio di Nicky Verstappen.
Nel 2013 un procuratore olandese aveva infatti ordinato due nuove indagini sulla ricerca familiare del DNA per il caso del 1998: la prima prevedeva il campionamento volontario di 21.500 cittadini di età compresa tra i 18 e i 75 anni (non è chiaro come sia stata stabilita la fascia d’età delle persone che avrebbero dovuto sottoporsi al prelievo, ma la ricerca del DNA era “familiare”: chi aveva 18 anni nel 2013, ne aveva 3 al momento dell’omicidio e poteva dunque essere il figlio dell’autore); la seconda indagine prevedeva il campionamento obbligatorio di 1.500 uomini di particolare interesse per l’omicidio di Nicky Verstappen.
Alla fine 17.500 uomini olandesi si sono offerti volontari per fornire il loro DNA, ma nessuno di quei campioni corrispondeva o aveva legami con quello originale. Quando una persona di particolare interesse non si è presentata per il campionamento obbligatorio, però, si è cominciato a indagare su di lui. L’uomo, Jos Brech, un cittadino olandese di 55 anni, era scomparso dallo scorso aprile. Al momento dell’omicidio Brech viveva con sua madre a circa 16 chilometri dal luogo del crimine. Si scoprì che era stato anche citato in un caso di violenza sessuale nel 1985 e che nei giorni successivi al ritrovamento del cadavere del bambino era stato visto mentre camminava vicino al campeggio: era stato interrogato dalla polizia, ma non era mai stato arrestato o ufficialmente elencato tra le persone sospettate.
Come parte della nuova indagine la polizia ha prelevato dei campioni di DNA dai membri della famiglia di Brech e dai suoi vecchi abiti: i campioni combaciavano con il DNA trovato sul pigiama di Nicky Verstappen nel 1998. La scorsa settimana gli investigatori hanno reso nota l’identità del sospettato, pubblicando alcune sue foto. In pochi giorni, grazie alla segnalazione di un cittadino olandese che lo aveva riconosciuto, gli investigatori sono arrivati in una casa abbandonata su una collina vicino a Castellterçol, una piccola città vicina a Barcellona. Domenica 27 agosto la polizia spagnola ha dunque trovato e arrestato Brech: «Viveva in una tenda accanto a una casa usata come una specie di comune».
Brech è stato arrestato mentre spaccava la legna, ed è stato posto sotto custodia senza possibilità di liberazione su cauzione. Secondo quanto scrive El País ha accettato l’estradizione nei Paesi Bassi, che potrebbe avvenire nel giro di una settimana. Se presenterà appello, i giudici spagnoli avranno invece 90 giorni per prendere una decisione. Brech è stato descritto come un esperto di sopravvivenza e tra le sue cose sono stati trovati articoli da pesca, un libro sulle piante selvatiche commestibili, cibo secco, stivali, attrezzatura da montagna e batterie, ha fatto sapere la polizia. Da quando era scomparso, lo scorso aprile, ha vissuto in vari rifugi all’aperto e case abbandonate di tutta Europa.