Il referendum contro la corruzione in Colombia non ha raggiunto il quorum
Ma chi ha votato ha comunque approvato le sette proposte contenute nella scheda
Il referendum sulle norme anti-corruzione organizzato in Colombia domenica 26 agosto non ha raggiunto il quorum: hanno infatti votato meno di 12 milioni di persone (11,7 milioni con il 99 per cento delle schede scrutinate) e il referendum, per essere valido e vincolante, doveva essere votato da poco più di 12 milioni di persone, cioè da un terzo dei 36,4 milioni di elettori ed elettrici con diritto di voto.
Chi ha votato ha comunque approvato i quesiti contenuti nella scheda: erano sette e prevedevano una serie di misure per aumentare le pene per chi viola la legge e per una maggiore trasparenza. In particolare: riduzione dello stipendio dei membri del Congresso e degli alti funzionari dello Stato, pene detentive più severe per i condannati per corruzione, contrattazioni più trasparenti, maggiore partecipazione dei cittadini nelle decisioni per la spesa pubblica, maggiore trasparenza sulla gestione dei soldi da parte dei membri del Congresso e rendicontazioni puntuali, limite di tre mandati per gli incarichi nelle società pubbliche.
Le norme oggetto del referendum erano state approvate dalla Camera alta della Colombia lo scorso 6 giugno con 84 voti a favore. Secondo le stime più recenti, la corruzione costa al paese più di 15 miliardi di dollari all’anno. I sostenitori del referendum hanno detto che nonostante la sconfitta, i politici dovranno tenere conto del voto di circa 12 milioni di persone; alcuni membri del Congresso hanno già fatto sapere che presenteranno una serie di nuove leggi basate sui sette quesiti contenuti nella scheda. Il referendum era stato sostenuto anche dal presidente Iván Duque, appena eletto, e dalla maggior parte dei principali partiti politici del paese. Alcuni critici hanno però fatto notare come in pochi abbiano fatto davvero campagna elettorale per portare i cittadini alle urne.