Interni d’auto, americani
La vita dei reduci di guerra statunitensi raccontata attraverso gli interni delle loro auto, tra rifiuti, lattine di birra e coltelli
Gli interni d’auto fotografati dallo statunitense Matthew Casteel, e appena pubblicati nel libro American Interiors dall’editore Dewi Lewis, sembrano scene di un crimine: pistole, sigarette, siringhe, coltelli e Bibbie dimenticati sui sedili in pelle luridi, santini e fototessere di bambini sorridenti infilati nelle alette parasole, spazzolini e bastoni da passeggio a terra. Invece queste automobili appartengono tutte a reduci di guerra alle prese con la vecchiaia, la povertà, i brutti ricordi e l’assistenza troppo scarsa fornita dal paese per cui hanno combattuto. Casteel, che si firma M L Casteel, le ha fotografate di nascosto per cinque anni, quando lavorava come parcheggiatore nell’ospedale per reduci di Asheville, in North Carolina. In quel periodo Casteel scattò migliaia di fotografie servendosi di una piccola macchina fotografica per non farsi scoprire dai suoi colleghi e spesso anche dai proprietari delle auto: quella mole ossessiva di lavoro è stata ridotta nel libro a 55 immagini.
Il progetto parte dall’automobile – simbolo della libertà e dell’indipendenza americana – per raccontare la vita e le sofferenze dei reduci, alcuni ridotti a vivere in auto. Sono soprattutto soldati delle guerre più lontane nel tempo – di Corea, del Vietnam, addirittura qualcuno della Seconda guerra mondiale – perché i più giovani preferivano parcheggiarle da sé, ha raccontato Casteel. Spesso andavano in ospedale in cerca di compagnia più che di guarigione: «era un posto dove potevano andare e incontrare gente come loro, stare con tizi che capivano cosa avevano passato e cosa stavano passando». Una volta tornati a casa, la vita dei soldati americani continua a non essere facile: un senzatetto ogni sette è un veterano; uno su cinque tra i militari che hanno combattuto in Iraq e Afghanistan soffre di disturbo post traumatico da stress; ogni giorno si suicidano in media 22 tra reduci e soldati in attività, uno ogni 65 minuti.
Uno degli aspetti più originali e intensi del progetto è l’assenza di ritratti dei reduci, che spinge l’osservatore a immaginarli e ricostruirne la storia attraverso le immagini, di trascuratezza e degrado, degli interni delle loro auto: in questo modo diventano un potente riflesso della loro interiorità. Nel tempo Casteel è diventato amico di qualcuno di loro, ha fatto visita alle loro case e ha mostrato le foto scattate alle loro auto – il commento più comune è stato “ma la mia auto non è mica così!” – ma non li ha mai ritratti per la raccolta.
M L Casteel ha 37 anni e vive in North Carolina; il suo lavoro è stato esposto in gallerie e pubblicato in giornali americani e internazionali. American Interiors è il suo primo libro ed è accompagnato da testi di Jörg M. Colberg, critico e fondatore del blog di fotografia contemporanea Conscientious, e di Ken MacLeish, che insegna medicina alla Vanderbilt University, in Tennessee, e che ha scritto un saggio su come la guerra influisce sulla vita quotidiana delle persone che la combattono o che lavorano negli ambiti che la riguardano.