Papa Francesco ha condannato gli abusi compiuti dai membri della Chiesa in Irlanda
Parlando a Dublino ha spiegato che la Chiesa non li ha affrontati nel modo giusto e «la cosa rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica»
Papa Francesco è arrivato oggi in Irlanda, dove rimarrà alcuni giorni in visita ufficiale. L’ultimo papa a visitare l’Irlanda fu Giovanni Paolo II nel 1979. Il viaggio è considerato molto importante soprattutto perché di recente è stato dimostrato che negli ultimi decenni si sono registrati centinaia di casi, quasi sempre insabbiati, di abusi sessuali compiuti da membri della Chiesa. In un discorso pronunciato poco dopo il suo arrivo, Papa Francesco si è occupato subito del tema, spiegando:
Il fallimento delle autorità ecclesiastiche – vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri – nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica. Io stesso condivido questi sentimenti.
È raro che un membro della Chiesa ammetta e condanni in maniera così ferma le accuse di abusi e violenze. Papa Francesco ha parlato dal Castello di Dublino dopo aver incontrato il primo ministro irlandese Leo Varadkar, che ha commentato: «A volte in passato abbiamo fallito. Ci sono aspetti oscuri nella storia della Chiesa cattolica, come ha recentemente affermato uno dei nostri vescovi».
Il 20 agosto Papa Francesco aveva diffuso una lettera indirizzata a tutti i cattolici del mondo per condannare gli abusi sessuali commessi su minori da «chierici e persone consacrate». La lettera – chiamata «Lettera del Santo Padre Francesco al Popolo di Dio» – è stata pubblicata pochi giorni dopo la diffusione del rapporto di un gran giurì in Pennsylvania, Stati Uniti, nel quale si accusava la Chiesa cattolica di avere insabbiato abusi sessuali commessi da più di trecento preti nel corso di 70 anni. Nelle prime righe della lettera, papa Francesco aveva scritto:
«Guardando al passato, non sarà mai abbastanza ciò che si fa per chiedere perdono e cercare di riparare il danno causato. Guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi. Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore, perciò urge ribadire ancora una volta il nostro impegno per garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazione di vulnerabilità»