Il nuovo studio sui pericoli del consumo di alcol
Dice che anche berne poco fa male e che non esistono livelli di consumo "sicuri", contraddicendo una diffusa convinzione
Lancet, una delle più importanti e prestigiose riviste scientifiche al mondo, ha pubblicato i risultati di uno studio molto accreditato condotto sulle cause di malattia e morte nel mondo legate al consumo di alcol. Nella ricerca, finanziata dalla Bill & Melinda Gates Foundation, si dice che l’alcol ha causato 2,8 milioni di morti nel 2016 e che è uno dei principali fattori di rischio per la mortalità prematura e l’invalidità. Lo studio dice chiaramente che anche un consumo occasionale è dannoso per la salute, che non ci sono “livelli sicuri” e che di conseguenza i governi dovrebbero consigliare alle persone non un basso consumo, ma un’astensione totale: «I nostri risultati mostrano che il livello più sicuro di consumo di alcol è pari a zero».
Lo studio ha esaminato i livelli di consumo di alcol e i suoi effetti sulla salute in 195 paesi del mondo tra il 1990 e il 2016, utilizzando e analizzando i dati di più di mille lavori scientifici. Si dice che circa 2,4 miliardi di persone in tutto il mondo, cioè una su tre, bevano alcolici: un quarto della popolazione mondiale femminile e il 39 per cento di quella maschile. La Danimarca è il paese con più bevitori e bevitrici (il 95,3 per cento delle donne e il 97,1 per cento degli uomini). Il Pakistan è quello che ha il minor numero di bevitori (0,8 per cento) e il Bangladesh quello che ha il minor numero di bevitrici (0,3 per cento). Gli uomini che bevono di più sono in Romania e le donne che bevono di più sono in Ucraina.
I dati dicono anche che il 2,2 per cento delle morti tra le donne e il 6,8 per cento delle morti tra gli uomini, ogni anno, siano causati dai problemi di salute legati all’alcol. In totale si parla nel 2016 di 2,8 milioni di morti. Il consumo di alcol può causare il cancro per chi ha più di 50 anni, e specialmente nelle donne: in tutto il mondo, il 27,1 per cento delle morti per cancro nelle donne e il 18,9 per cento negli uomini oltre i 50 anni sono correlati alle abitudini alcoliche. Il rischio è relativamente basso se associato a un basso consumo, ma non aumenta in modo proporzionale con un consumo maggiore: nei giovani, l’aumento del rischio è dello 0,5 per cento con un bicchiere al giorno, ma diventa pari al 7 per cento con due bicchieri al giorno e al 37 per cento con cinque bicchieri.
Fino ad ora il consumo moderato di alcol è stato tollerato in base al presupposto che ci siano alcuni benefici per la salute, i cosiddetti “effetti protettivi”. È molto comune, ad esempio, sentir dire che un bicchiere di vino rosso al giorno fa bene al cuore. Sebbene gli effetti protettivi di un basso consumo siano reali, in caso ad esempio di malattie cardiovascolari, questi non compensano in alcun modo gli effetti dannosi. Indipendentemente dalla quantità, dunque, il bilancio netto è sempre negativo.
Gli autori della ricerca hanno spiegato che l’attuale abitudine al consumo di alcol pone «serie conseguenze per la salute della popolazione in futuro» e che saranno sempre più vitali «l’attuazione o il mantenimento di politiche rigorose». Nello studio, si danno anche dei suggerimenti per ridurre gli effetti negativi sulla salute associati all’uso di alcol: imposte, controllo della disponibilità fisica di alcol nei punti vendita, controllo delle ore di vendita e controllo della pubblicità degli alcolici.