Il Portogallo dà il passaporto a chi crea lavoro
È parte di una strategia più ampia per provare a trasformare il paese in un nuovo polo dell'economia digitale: e per ora le cose stanno funzionando
Nelle discussioni su quale sarà la “nuova Berlino” – la città europea in grado di attrarre i migliori giovani talenti europei grazie a prezzi bassi e ottimi servizi – uno dei nomi che circola più di frequente è ormai quello di Lisbona. Dopo la crisi economica di qualche anno fa, infatti, la capitale del Portogallo ha lavorato molto per attirare nuovi investimenti, puntando specialmente sull’industria tecnologica e sui giovani imprenditori con buone idee. Uno dei modi con cui l’operazione sta riuscendo è una specie di scambio: chi investe almeno 1 milione di euro, compra proprietà per 500.000 euro o crea almeno 10 posti di lavoro, ottiene cittadinanza e passaporto portoghese – e quindi europeo.
L’etichetta di “nuova Berlino” non piace particolarmente a Graça Fonseca, la 47enne segretaria di stato per la modernizzazione le cui idee sono dietro gran parte dei recenti sforzi del Portogallo per attrarre nuovi investimenti. Tra le persone scelte dal suo governo per trasformare Lisbona in un nuovo grande centro tecnologico europeo – però – c’è il tedesco Simon Schäfer, che in città proverà a mettere in piedi un grande incubatore di start-up tecnologiche come i due che ha fondato e gestito per anni a Berlino. Gli uffici di Schäfer, ha spiegato lui stesso a Politico, si trovano nell’edificio del ministero dell’Economia; questo è solo uno degli aspetti che testimoniano il grande impegno del governo per sostenere il suo lavoro.
Oltre che lavorare sull’incubatore di start-up – che occuperà un edificio di 12.000 metri quadrati nel quartiere di Beato – il compito di Schäfer è convincere le grandi aziende a spostare parte dei loro affari a Lisbona. Soltanto nel 2018, Google, Zalando, Volkswagen e Mercedes hanno annunciato che apriranno in città centri dedicati allo sviluppo digitale. Mercedes, che ha aperto un ufficio a maggio, ha detto che considera Lisbona “la città del momento per quanto riguarda il mondo digitale”. L’arrivo di grandi società, ha spiegato Schäfer, non ha solo valore di per se: aiuta anche a creare un’economia che possa sostenere le decine di start-up che già ci sono nel paese e quelle che lui vorrebbe convincere a spostarsi lì.
Uno dei pilastri della strategia di Fonseca per attirare nuovi talenti e nuovi investimenti, è però legata a una questione molto pratica: la cittadinanza europea. Dopo la crisi dei primi anni 2000, che lasciò il Portogallo come una delle ultime economie d’Europa, per provare a riportare capitali nel paese fu introdotto uno speciale visto di lavoro per chi investe o crea posti di lavoro nel paese. Il visto, poi, può essere trasformato in piena cittadinanza dopo alcuni anni. Per ora, gran parte di visti richiesti sono stati legati a investimenti nel mercato immobiliare – una cosa che non piace particolarmente alle autorità europee che temono che il sistema possa essere usato per riciclare denaro – ma Fonseca è sicura che il numero dei visti legati alla creazione di posti di lavoro crescerà nei prossimi anni. Ora che i primi grandi investitori sono arrivati, altri saranno attirati dalla possibilità di sviluppare le loro società in Portogallo. Per aiutare ulteriormente questo sviluppo StartUP Portugal, l’incubatore di Schäfer, offre ogni anno 400 borse di studio per giovani imprenditori con buone idee su cui lavorare.
Lo sviluppo del settore tecnologico, naturalmente, è solo uno dei molti modi in cui l’attuale governo socialista di António Costa sta provando a rilanciare il paese. Negli ultimi anni è cresciuto moltissimo il turismo, un settore su cui il paese ha puntato molto, e sono aumentati gli investimenti stranieri. Politico cita quelli arrivati dal Regno Unito, che tra il 2016 e il 2017 sono passati da 140 milioni di euro all’anno a 750 milioni. In ritorno, l’economia del Portogallo è una tra quelle che cresce di più in Europa e la disoccupazione è ai livelli più bassi da 16 anni a questa parte.
L’imprenditore portoghese Ricardo Rodrigues, capo della startup mycujoo che offre servizi di streaming video, ha raccontato a Politico che – dopo aver fondato la sua società a Zurigo quattro anni fa – quest’anno ha deciso di aprire un ufficio anche a Lisbona e che sulla decisione ha influito molto il sostegno che gli hanno offerto le agenzie governative. In poche settimane gli è stato offerto uno spazio in una delle zone più famose della città e le risposte agli annunci di lavoro sono state molte, e molto buone: perché di gente brava, a Lisbona, comincia a essercene molta.