7 aggiornamenti sul ponte di Genova
Il ritiro delle concessioni autostradali è ancora in discussione e le ricerche sono ancora in corso: intanto si parla concretamente delle possibili cause del crollo
A tre giorni dal crollo del ponte Morandi, il viadotto autostradale dell’A10 Genova-Ventimiglia che passava sopra Genova, le operazioni di ricerca delle vittime e rimozione delle macerie sono ancora in corso, mentre ci sono sviluppi sui molti altri fronti aperti dall’incidente.
Il ritiro delle concessioni autostradali
Il giorno dopo il crollo, il governo aveva chiesto le dimissioni dei dirigenti di Autostrade per l’Italia – la società quotata in Borsa che gestisce in concessione quel tratto di autostrada – e aveva annunciato che avrebbe revocato la concessione. Nella serata di venerdì, il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli ha fatto sapere sulla sua pagina Facebook di avere «inviato ad Autostrade la lettera con cui prende avvio la procedura per la decadenza della concessione», dopo giorni in cui il governo non era riuscito a mettersi d’accordo su cosa fare.
Le concessioni governative si possono revocare «se perdura la grave inadempienza da parte del concessionario rispetto agli obblighi previsti». Le gravi inadempienze vanno dunque dimostrate, ma l’inchiesta della magistratura è appena iniziata; oppure – ha spiegato il Sole 24 Ore – il governo potrebbe trovarsi a pagare penali fino a un miliardo di euro all’anno fino alla scadenza delle concessioni, nel 2038.
Le cause del crollo
Antonio Brencich, ingegnere e docente di costruzioni in calcestruzzo armato all’università di Genova, era da tempo uno dei più severi critici del ponte Morandi, di cui aveva spesso denunciato i problemi e la pericolosità. Brencich è stato inserito nella commissione ministeriale che indagherà sulle cause del crollo, e ha detto di considerare la rottura di uno degli stralli del ponte «un’ipotesi di lavoro seria». Gli stralli sono i tiranti che collegavano l’apice dei piloni con il resto della struttura, e nel caso del ponte Morandi erano di cemento e acciaio: è una cosa inusuale e fu un’idea del progettista del ponte Riccardo Morandi. Nel corso del tempo il ponte era stato sottoposto a grossi interventi di ristrutturazione e agli stralli di cemento di uno dei tre piloni erano stati affiancati i più comuni stralli di acciaio: lo stesso tipo di intervento era previsto anche per il pilone crollato.
«Il viadotto al momento non presenta alcun problema di carattere strutturale»
È una frase che sta girando molto in questi giorni. La disse l’assessore regionale ligure alle Infrastrutture Giacomo Giampedrone nell’ottobre 2017, citando il direttore del tratto di autostrada dove si trovava il ponte Morandi. Per essere chiari, quindi, Giampedrone non stava riferendo giudizi suoi o della regione, ma stava riportando quelli ricevuti informalmente da Autostrade per l’Italia, rispondendo durante un consiglio regionale a una richiesta di chiarimenti sullo stato del ponte arrivata da alcuni dei residenti delle case del quartiere.
Marco Imarisio, inviato a Genova per il Corriere, ha scritto che nello stesso periodo due docenti del Politecnico di Milano ingaggiati da Autostrade per l’Italia per una consulenza periodica sullo stato dell’opera, Carmelo Gentile e Antonello Ruoccolo, scrivevano una relazione che parlava di «evidente» disparità di tenuta tra gli stralli, che secondo diversi esperti potrebbero essere stati la causa del crollo. Nella relazione, consegnata poi il 12 novembre, si leggeva: «In particolare gli stralli, ovvero i tiranti, del sistema numero 9 si presentano con una deformata modale non conforme alle attese e certamente meritevole di approfondimenti teorico-sperimentali». Il sistema numero 9 fa parte del blocco del ponte crollato.
La demolizione delle case
Il ponte Morandi fu costruito attraverso un quartiere di Genova, in cui si trovavano capannoni ma anche molti palazzi residenziali. Alcuni si trovano a diretto contatto con i piloni del ponte e per questo è molto improbabile che potranno essere salvati quando i resti del ponte verranno distrutti. Nelle case del quartiere attraversato dal ponte vivevano circa 600 persone, che ora sono state sfollate e che il comune e il governo si sono impegnati a rialloggiare in tempi brevi.
I funerali di stato
Le famiglie di 17 delle 38 persone morte in seguito al crollo del ponte Morandi, il 14 agosto a Genova, hanno scelto di celebrare funerali privati e non partecipare quindi ai funerali di Stato che si terranno domani, sabato 18 agosto a Genova. I funerali di Stato, indetti durante una giornata di lutto nazionale, saranno celebrati a Genova alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di molte altre importanti cariche dello Stato. In alcuni casi i familiari che hanno deciso per le cerimonie private hanno detto di averlo fatto per protesta verso lo Stato; altre hanno spiegato di averlo scelto per riservatezza. Si attendono ancora le decisioni dei familiari di altre persone morte nel crollo del ponte.
Le ricerche
A tre giorni dal crollo del ponte, i lavori di soccorso tra le macerie sono ancora in corso. Ieri fonti ufficiali avevano parlato ancora di 10 o 20 dispersi, oggi la Protezione civile ha detto che i dispersi sono 5. Il numero dei morti nell’incidente è di almeno 38 persone, le speranze di trovare altri sopravvissuti sono oramai pochissime.
Il video del ponte poco prima del crollo
Circola da venerdì mattina un nuovo video dei momenti appena precedenti al crollo del ponte. È un video registrato da una delle telecamere di sorveglianza usate per controllare il traffico autostradale, ma non è molto utile per capire cosa sia successo: si vedono delle auto rallentare nelle nebbia, ma si può solo intuire cosa stia succedendo. Un altro video, più chiaro, è stato sequestrato dai magistrati che indagano sul crollo e non è stato diffuso.