La storia dei due ciclisti americani uccisi dall’ISIS in Tagikistan
Erano una coppia di idealisti in viaggio da un anno intorno al mondo, ha raccontato Rukmini Callimachi sul New York Times
Il 29 luglio lungo una strada a sud di Dushanbe, la capitale del Tagikistan, una coppia di americani in viaggio in bicicletta è stata uccisa insieme a uno svizzero e a un olandese, da un gruppo di uomini che aveva giurato fedeltà allo Stato Islamico. I due americani si chiamavano Jay Austin e Lauren Geoghegan e avevano 29 anni. Erano in viaggio da 361 giorni: partiti dal Sudafrica, avevano attraversato l’Africa e l’Europa meridionale in bicicletta, fino ad arrivare in Tagikistan il 21 luglio. La loro storia, bella e triste, è stata raccontata sul New York Times dalla giornalista Rukmini Callimachi, esperta di Stato Islamico e terrorismo.
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Austin e Geoghegan erano due persone idealiste e, secondo quanto raccontano i loro amici, generose. Spiegavano di aver lasciato i propri lavori a Washington – Austin al Dipartimento della casa e dello sviluppo urbano degli Stati Uniti d’America, Geoghan nell’ufficio ammissioni della Georgetown University – e aver cominciato il loro viaggio perché si erano stancati delle riunioni, delle telefonate in videoconferenza e di stare davanti a un computer tutto il giorno.
Da sempre Austin era un amante dei viaggi avventurosi: aveva girato gli Stati Uniti in scooter, l’Europa in treno, aveva girato la Namibia e l’India. Era vegano e a Washington si era costruito da sé una casa mobile grande appena 13 metri quadrati, dopo essere giunto alla conclusione di non aver bisogno della maggior parte degli oggetti e dello spazio delle case normali.
Austin e Geoghegan si erano conosciuti nel 2012. Geoghegan aveva passato un’estate a Beirut, in Libano, per imparare l’arabo, e un semestre a Madrid per imparare lo spagnolo, ma prima di conoscere Austin non era particolarmente avventurosa. Una delle sue amiche più care ha raccontato a Callimachi che stare insieme ad Austin l’aveva cambiata. Oltre a essere diventata vegetariana, aveva cominciato ad andare in bicicletta.
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Austin e Geoghegan non erano però persone disorganizzate o ingenue. Per mesi prima di partire risparmiarono il denaro necessario per comprare la giusta attrezzatura. Per prepararsi fisicamente al viaggio si allenarono per un mese sulle strade dell’Islanda e organizzarono le borse da portarsi dietro in modo estremamente metodico, misurando ogni oggetto che pensavano di portare con sé. La zia di Geoghegan, Holly Geoghegan, ha raccontato a Callimachi che avevano acquistato su internet un mazzo di carte da gioco grande meno di 3 centimetri per 3, per risparmiare spazio e peso.
Partirono da Città del Capo, in Sudafrica, e poi risalirono il continente, passando per la Namibia, il Botswana, lo Zambia, il Malawi e la Tanzania, da dove presero un volo per l’Egitto e poi per il Marocco. A dicembre arrivarono in Europa e passarono anche per il nord Italia, attraversandolo con i mezzi pubblici: per qualche giorno si riposarono in una casa in Friuli Venezia Giulia, mentre fuori c’era la neve. Dall’Italia passarono alla Croazia e poi scesero lungo i paesi balcanici. All’inizio di giugno arrivarono in Asia centrale dalla Turchia, in aereo: prima di arrivare in Tagikistan avevano attraversato il Kazakistan e il Kirghizistan. Lungo il percorso non erano mancate le difficoltà: su un passo di montagna un gruppo di uomini cercò di prendere le loro bici, vicino al confine con la Spagna un automobilista aveva deliberatamente urtato Austin, mentre in Francia Geoghegan dovette farsi visitare d’urgenza per un problema alle orecchie.
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I due avevano pubblicato su Instagram foto di panorami suggestivi, di inconvenienti da ciclisti, come le gomme bucate, e delle molte persone incontrate lungo il percorso, quelle che, scrive Callimachi, avevano convinto i due che nonostante gli incontri spiacevoli la maggioranza delle persone fosse pronta ad aiutare due persone in viaggio in bicicletta. Nel blog tenuto durante il viaggio, Austin scrisse:
Leggi i giornali e sei portato a credere che il mondo sia un posto grande e spaventoso. Stando a quello che si dice, non bisogna fidarsi delle persone. Le persone sono cattive, sono il male. Ma io non me la bevo. Il male è un concetto che ci siamo inventati per affrontare le complessità delle persone che hanno valori, credenze e punti di vista diversi dai nostri. In generale le persone sono gentili. A volte pensano a sé stesse, a volte sono miopi, ma gentili. Generose, straordinarie e gentili.
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Il 29 luglio, su una strada del sud ovest del Tagikistan, un gruppo di uomini in macchina ha avvistato Austin, Geoghegan e le due persone che stavano pedalando insieme a loro. Li ha investiti, e poi li ha uccisi con delle coltellate e dei colpi d’arma da fuoco. Due giorni dopo la loro uccisione, lo Stato Islamico ha diffuso un video in cui cinque uomini, indicati come gli assassini di Austin e Geoghegan, giuravano di uccidere gli «infedeli» davanti a una bandiera dello Stato Islamico. «È la visione del mondo il più distante possibile da quella secondo cui Austin e Geoghan cercavano di vivere», scrive Callimachi.
La didascalia dell’ultima fotografia pubblicata da Austin su Instagram, scattata sul passo di Ak-Baital a 4.655 metri di altitudine, dice:
Per la pendenza e l’aria rarefatta (e la neve, a intermittenza) questa è stata probabilmente la più dura salita della mia vita. Nell’ultimo chilometro circa ho dovuto spingere la bici e fare cinque passi, fermarmi a prendere fiato per trenta secondi, poi di nuovo cinque passi e così via.
Sono molto felice di averla fatta. Nessun bisogno di rifarla.
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