Il caso delle due richiedenti asilo di El Salvador di cui si parla negli Stati Uniti
Il governo statunitense le aveva espulse nonostante la loro richiesta di asilo, un giudice ha ordinato che fossero riportate indietro
Un giudice federale statunitense ha ordinato al governo di riportare negli Stati Uniti una madre e una figlia che erano state espulse e rimandate in El Salvador nonostante la loro richiesta di asilo in America non fosse stata ancora stata esaminata fino in fondo.
Le due donne sono rappresentate dall’American Civil Liberties Union (ACLU), una grande ong che si occupa della difesa dei diritti civili. La madre aveva chiesto asilo negli Stati Uniti denunciando di avere subito per vent’anni abusi sessuali dal marito e minacce da una gang criminale di El Salvador. Il giudice federale che si sta occupando del loro caso, Emmet Sullivan, ha anche detto che, a causa del rimpatrio forzato delle due donne, il procuratore generale statunitense Jeff Sessions, uno dei principali responsabili delle ultime durissime misure sull’immigrazione applicate dal governo di Donald Trump, potrebbe essere portato di fronte a un tribunale per oltraggio alla corte.
Il giudice Sullivan ha definito «inaccettabile» il fatto che persone richiedenti asilo vengano riportate nel paese dove potrebbero subire altre violenze mentre il loro caso viene esaminato da un tribunale statunitense. Un funzionario del dipartimento della Sicurezza nazionale ha detto a Reuters che le autorità sono state messe al corrente dell’ordine del giudice e lo stanno rispettando: una volta arrivate a El Salvador, ha specificato il dipartimento, le due donne non sono state fatte scendere dall’aereo e sono state fatte ripartire per gli Stati Uniti. Sono arrivate in Texas giovedì sera ora locale.
La richiesta di asilo delle due donne aveva già avuto problemi in passato, perché secondo i funzionari statunitensi che stavano indagando sul caso la madre e la figlia non avevano una «credibile paura di una eventuale persecuzione» nel loro paese. In generale negli ultimi mesi l’amministrazione Trump ha adottato nuove politiche sull’immigrazione, molto più rigide delle precedenti: a giugno il procuratore Sessions ha stabilito per esempio che gli abusi domestici e le violenze compiute dalle gang non rientrano più nelle ragioni per le quali negli Stati Uniti si ottiene facilmente lo status di rifugiato. Nello stesso periodo si è inoltre iniziato a parlare della pratica di separare i genitori e i figli al confine tra Stati Uniti e Messico, all’interno della cosiddetta “tolleranza zero” sull’immigrazione.