La squadra in cui possono giocare solo calciatori baschi
Da più di un secolo l'Athletic Bilbao sopravvive nel calcio professionistico facendo giocare solamente calciatori di una regione di 2 milioni di abitanti: come è possibile?
C’è una squadra nel campionato di calcio spagnolo che si rifiuta di competere alla pari con tutte le altre squadre professionistiche d’Europa. È l’Athletic Bilbao, la squadra del capoluogo della Biscaglia, in Spagna, in cui per statuto possono giocare solo calciatori baschi. Questa regola, apparentemente illogica per un club professionistico, non ha però impedito al club di essere per decenni uno dei più vincenti in Spagna: l’Athletic è la quarta squadra con più titoli nazionali vinti (8), una delle tre ad aver sempre giocato in prima divisione – con Real Madrid e Barcellona – e quella da cui sono usciti alcuni dei più forti calciatori spagnoli degli ultimi anni. L’ultimo – il portiere Kepa Arrizabalaga – è stato comprato pochi giorni fa dal Chelsea per l’equivalente di 80 milioni di euro.
Nell’Athletic Bilbao, dal 1912, quando fu introdotto nello statuto della società, possono giocare solo calciatori di una di queste tre categorie: di origini basche, nati nell’Euskal Herria — la regione geografica abitata dal popolo basco che comprende i Paesi Baschi, parte della Navarra e della Francia pirenaica — o cresciuti nelle giovanili di qualsiasi club della regione. A inizio Novecento, una limitazione del genere non era un problema enorme: non erano molti i calciatori che si trasferivano in altri paesi per giocare a calcio e il rapporto tra una squadra e il suo territorio era più forte. Negli ultimi trent’anni, tuttavia, il mondo del calcio è cambiato profondamente e ora per qualsiasi club professionistico è impensabile riuscire a competere ai più alti livelli potendo contare solamente sui giocatori della propria regione (che ha poco più di 2 milioni di abitanti) e mantenendo peraltro una dimensione commerciale locale, o al massimo nazionale. E infatti i successi dell’Athletic Bilbao si sono fatti più rari e “il periodo d’oro” della squadra è di fatto finito nel 1984, anno in cui vinse il suo ultimo titolo nazionale.
Pur ridimensionato dalle limitazioni imposte dal suo stesso statuto, l’Athletic Bilbao continua ad essere una delle squadre spagnole più seguite e importanti. E la regola sui calciatori baschi non è mai stata messa in discussione. Negli ultimi dieci anni ha giocato finali nazionali ed europee, ha vinto una Supercoppa spagnola, ha battuto spesso Real e Barcellona e soprattutto ha raggiunto una solidità economica invidiabile, ottenuta principalmente grazie al suo settore giovanile, fondamentale per l’esistenza della squadra. Con i soldi guadagnati dalle cessioni dei suoi giocatori la società — che spesso ha avuto legami con il Partito Nazionalista Basco — è riuscita a investire sempre molto: nel 2013 riuscì per esempio a costruire il nuovo stadio San Mames, un impianto moderno con 60.000 posti in pieno centro città.
Pochi giorni fa il club ha ceduto al Chelsea per circa 80 milioni di euro il suo giovane portiere titolare, Kepa Arrizabalaga. Il trasferimento lo ha reso il portiere più pagato nella storia del calcio professionistico e a Londra prenderà il posto occupato prima di lui da due grandi portieri: Petr Cech e Thibaut Courtois. Anche se sulla sua valutazione ha inciso soprattutto il fatto di essere stato ceduto a una squadra del campionato più ricco del mondo, dove i prezzi sono inevitabilmente gonfiati se paragonati a quelli degli altri maggiori campionati d’Europa, resta il fatto che nessun’altra squadra al mondo aveva mai incassato così tanto per un portiere come l’Athletic Bilbao. Con la vendita di Kepa – come è comunemente chiamato – la società ha inoltre realizzato una plusvalenza enorme: il portiere è infatti nato a pochi chilometri da Bilbao e ha giocato per l’Athletic fin dalle giovanili.
Pur trattandosi di una cifra record, la portata della cessione di Kepa non è una novità per l’Athletic Bilbao. In questi anni la squadra ha mantenuto la sua competitività e si sostiene economicamente con questo tipo di operazioni. Appena sei mesi fa cedette al Manchester City il suo difensore titolare, Aymeric Laporte, per circa 65 milioni di euro, il secondo prezzo più alto mai pagato per un difensore. Ogni due, tre stagioni, la società riesce a vendere un giocatore già pronto per un grande club europeo. Quattro anni fa la squadra cedette al Manchester United il suo centrocampista Ander Herrera per i 36 milioni di euro previsti dalla sua clausola; due stagioni prima era toccato al difensore Javi Martinez, venduto al Bayern Monaco per 40 milioni di euro, anche qui in presenza di clausola.
Per i calciatori che ci hanno giocato, i dirigenti che ci hanno lavorato e per i tifosi che lo seguono, l’Athletic è molto di più che una semplice squadra di calcio. Il fatto che ci giochino solo ragazzi e ragazze provenienti dall’Euskal Herria rende il club una sorta di emblema basco nel mondo. I calciatori che arrivano in prima squadra si trovano a giocare al fianco di compagni cresciuti negli stessi posti. A detta di molti ex giocatori, questo crea dei gruppi molto uniti e risoluti. I dirigenti, che come in tutte le altre squadre professionistiche hanno il compito di mantenere l’organizzazione della squadra, sanno che possono farlo solo dentro confini ben precisi.
Dal 2015 al 2017 la squadra ha passato 667 giorni senza concludere un solo acquisto per la prima squadra. È un dato impensabile per quasi tutte le altre squadre del mondo e la dimostrazione dell’importanza per l’Athletic Bilbao del settore giovanile e degli stretti contatti con gli altri club baschi. Visto il livello dei giocatori usciti e la portata dei trasferimenti di alcuni di loro, in molti si chiedono come faccia a funzionare così bene l’accademia basca. Ma non sembra esserci nessun segreto particolare. Per i suoi giovani più promettenti il club segue un processo logico. Una volta usciti dalle giovanili, i migliori passano almeno un anno nel Bilbao Athletic, la squadra riserve che gioca nella terza serie del campionato spagnolo. Altri invece vengono dati in prestito ad altre squadre basche militanti nei campionati minori. Ogni anno, quando ha bisogno di rinnovarsi o di coprire ruoli, la dirigenza si affida principalmente ai giocatori che ha in casa. Ci sono eccezioni: quest’anno la società ha per esempio comprato il terzino Yuri Berchiche dal Paris Saint-Germain per circa 20 milioni di euro. Berchiche, naturalmente, è nato a Zarautz, Paesi Baschi.