Il Senato argentino ha bocciato la legge che avrebbe legalizzato l’aborto
Dopo una giornata di intenso dibattito: la nuova norma avrebbe reso l'interruzione volontaria di gravidanza sicura, legale e gratuita
Il Senato argentino ha bocciato la proposta di legge per la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, che avrebbe reso l’aborto legale, sicuro e gratuito entro la quattordicesima settimana. La proposta di legge era stata approvata dalla Camera a giugno, ma in Senato i voti contrari sono stati 38, i favorevoli solo 31.
In Argentina si può interrompere volontariamente una gravidanza solo nel caso in cui sia dovuta a uno stupro o metta in pericolo la vita della donna. In molte regioni del paese, tuttavia, la legge non viene applicata o viene ostacolata. Inoltre le donne che ricorrono all’aborto clandestino rischiano una condanna e il carcere. Nel 2014, l’ultimo anno di cui sono disponibili dati ufficiali, in Argentina 47 mila donne sono state ricoverate in ospedale per complicazioni post-aborto. Sebbene la grande maggioranza di loro sia stata curata e mandata a casa, ci sono state denunce. Nel 2016 una ragazza di 27 anni che aveva avuto un aborto spontaneo è stata condannata a otto anni di carcere per omicidio, dopo che il personale dell’ospedale l’aveva accusata di esserselo indotto. Nello stesso anno 43 donne sono morte per le complicanze legate a un aborto clandestino.
La nuova legge avrebbe reso l’interruzione volontaria di gravidanza un diritto fino alla quattordicesima settimana (terzo mese di gravidanza) e oltre la quattordicesima in tre casi (stupro, pericolo per la vita della donna e gravi malformazioni fetali). Avrebbe incluso l’aborto nel programma medico obbligatorio (PMO), quindi come una prestazione medica di base, essenziale e gratuita, e avrebbe stabilito un tempo di 5 giorni dalla richiesta entro i quali si doveva garantire l’accesso al servizio.
La campagna per la legalizzazione dell’aborto, la “Campaña Nacional por el Derecho al Aborto Legal, Seguro y Gratuito”, il cui simbolo sono i fazzoletti verdi usati dalle attiviste, era cominciata nel 2005. Negli anni la campagna ha presentato al Congresso argentino sette diverse proposte di legge per la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza. Nessuna era stata presa in considerazione fino a quando il presidente Mauricio Macri, contrario all’aborto, ha invitato il Congresso a discutere l’ultima di queste proposte. Secondo i critici, Macri lo ha fatto solo per distogliere l’attenzione dei cittadini dai problemi economici dell’Argentina. Macri aveva anche detto che qualora il Congresso avesse approvato la legge non avrebbe posto il veto presidenziale in merito, nonostante le proprie convinzioni.