Gli Stati Uniti hanno reintrodotto le sanzioni commerciali all’Iran
Come effetto del ritiro dall'accordo sul nucleare iraniano deciso da Trump, e nonostante le critiche dei paesi europei
Gli Stati Uniti hanno reintrodotto alcune delle sanzioni commerciali all’Iran che erano state sospese nel 2015, a seguito della firma dell’accordo sul nucleare iraniano. Le nuove sanzioni sono state imposte dall’amministrazione di Donald Trump per far pressione sul governo iraniano e costringerlo ad abbandonare il suo programma nucleare e ad adottare un atteggiamento meno aggressivo in politica estera: entreranno in vigore alle 00.01 della notte tra lunedì e martedì.
Le nuove sanzioni introducono il divieto per l’Iran di usare il dollaro americano per le transazioni, vietano il commercio con gli Stati Uniti di metalli e di macchine prodotte in Iran, e revocano i permessi che erano stati dati per l’esportazione di tappeti e cibo iraniano, come i pistacchi. Le nuove norme impediscono inoltre al governo iraniano di acquistare aerei e parti di aerei statunitensi ed europei, solo pochi giorni dopo l’acquisto da parte dell’Iran di cinque nuovi aerei commerciali dall’Europa.
Trump aveva deciso di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano lo scorso maggio, dopo mesi di dichiarazioni molto agguerrite contro il regime di Teheran. La decisione di Trump era stata molto criticata, soprattutto perché non era arrivata dopo una violazione dell’accordo da parte dell’Iran, ma solo a seguito di un cambio di strategia alla Casa Bianca (se di strategia si può parlare). Con la reintroduzione delle sanzioni, gli Stati Uniti vorrebbero convincere l’Iran a rinegoziare l’accordo: non solo sul tema del nucleare, ma anche su questioni che non erano state trattate nei precedenti negoziati, perché considerate troppo divisive, come per esempio lo sviluppo del programma missilistico iraniano e l’aggressiva politica estera dell’Iran negli altri paesi del Medio Oriente. Il governo iraniano non ha ancora commentato la reintroduzione delle sanzioni, ma negli ultimi mesi ha usato parole molto dure contro l’amministrazione Trump.
Intanto l’Unione Europea, e in particolare Regno Unito, Francia e Germania, hanno criticato duramente le ultime mosse di Trump verso l’Iran: non solo perché rischiano di saltare anni di faticosi negoziati e di indebolire la credibilità dell’Europa di fronte a stati terzi, ma anche perché danneggiano le aziende europee che dopo la firma dell’accordo avevano iniziato a investire nel paese. La Commissione europea ha già annunciato la riattivazione del cosiddetto “blocking statute”, un regolamento risalente agli anni Novanta che, almeno sulla carta, dovrebbe permettere alle aziende europee di ignorare le nuove sanzioni statunitensi all’Iran senza il rischio di essere a loro volta penalizzate. Potrebbe però essere una misura insufficiente, perché molte grandi aziende europee con interessi globali potrebbero decidere di rinunciare comunque al mercato iraniano, per evitare di vedere i loro affari con gli Stati Uniti indeboliti dalle sanzioni.