Tre morti durante le proteste in Zimbabwe
Nella capitale Harare si sono scontrati polizia e sostenitori dell'opposizione, che accusano il governo di brogli alle recenti elezioni
Mercoledì ad Harare, la capitale dello Zimbabwe, ci sono stati scontri violenti tra forze di sicurezza zimbabwesi e sostenitori dell’opposizione, uscita sconfitta dalle elezioni di lunedì. Tre persone sono state uccise. I manifestanti accusavano le autorità elettorali dello Zimbabwe di avere ritardato a diffondere i risultati delle elezioni per favorire il partito di governo, il Zanu-PF, al potere da decenni e guidato dal presidente uscente Emmerson Mnangagwa. La polizia ha usato gas lacrimogeni per disperdere la folla, mentre i sostenitori dell’opposizione hanno bruciato barricate messe in piedi nel centro di Harare. «A mezzogiorno il centro della città ricordava una zona di guerra», ha scritto il Guardian.
Il principale partito di opposizione, il Movimento per il cambio democratico (MDC) guidato da Nelson Chamisa, ha accusato il partito di governo di brogli elettorali. Mnangagwa, che secondo la Commissione elettorale zimbabwese ha già ottenuto la maggioranza dei seggi in Parlamento nonostante lo spoglio non sia ancora concluso, ha invitato alla calma e ha detto che tutte le manifestazioni dovrebbero essere pacifiche.
Le elezioni in Zimbabwe sono state le prime dopo le dimissioni forzate di Robert Mugabe, ex presidente ed ex leader del Zanu-PF, costretto a lasciare i suoi incarichi a seguito di una specie di colpo di stato architettato da Mnangagwa con l’appoggio dell’esercito. Mugabe aveva governato in Zimbabwe per 38 anni, imponendo un regime autoritario responsabile di grandi violenze. Negli ultimi mesi Mnangagwa, ex alleato di Mugabe e capo dei servizi di sicurezza durante il suo governo, aveva allentato il clima di repressione sulla libertà di stampa e sulle opposizioni. I candidati di MDC, per esempio, avevano potuto fare campagna elettorale senza essere sistematicamente minacciati e repressi dalle forze governative. I sospetti e le diffidenze, comunque, erano rimaste, come dimostrano le proteste di oggi.
Gli osservatori dell’Unione Europea, intanto, hanno criticato la diffusione tardiva dei risultati elettorali. Hanno parlato anche di diversi problemi riscontrati durante le operazioni di voto: intimidazioni, comportamenti ambigui da parte della Commissione elettorale e in generale un clima di poca fiducia. Gli osservatori dell’Unione Africana hanno invece detto che le elezioni «si sono tenute in un ambiente molto pacifico». Il segretario generale di Amnesty International ha chiesto l’apertura di un’inchiesta sulla gestione delle proteste.