L’India vuole togliere la cittadinanza indiana a quattro milioni di persone
Tutti abitanti dello stato di Assam: secondo i critici è una mossa per colpire i musulmani, appoggiata dal governo nazionalista di Modi
In India si vuole togliere la cittadinanza indiana a quattro milioni di persone che abitano lo stato di Assam, al confine con il Bangladesh, dove c’è una comunità di musulmani molto numerosa, pari a circa il 34 per cento della popolazione statale. La misura, non ancora definitiva e presa ufficialmente per individuare i migranti irregolari, è stata criticata da diverse organizzazioni dei diritti umani, che hanno accusato il governo del primo ministro Narenda Modi, di destra e nazionalista, di voler favorire la maggioranza induista a scapito delle minoranze che abitano l’India, tra cui i musulmani (un’accusa del genere al governo Modi era stata fatta anche per la storia dei linciaggi verso immigrati e membri di minoranze a causa della diffusione di messaggi falsi su WhatsApp).
I quattro milioni di persone a cui probabilmente sarà tolta la cittadinanza sono stati esclusi da una lista – una specie di registro nazionale della cittadinanza – stilata dal governo e pubblicata lunedì. Gli abitanti di Assam, circa 34 milioni di persone, dovevano dimostrare di abitare nello stato prima del 1971, quando centinaia di migliaia di persone arrivarono in India scappando dalla guerra di indipendenza del Bangladesh dal Pakistan. Secondo il governo indiano, le persone che abitavano ad Assam prima del 1971 sono cittadini indiani, gli altri no. Ora il timore di molte organizzazioni per i diritti umani è che la storia del registro di cittadinanza sia il preludio a una espulsione di massa dei musulmani da Assam, anche se non è chiaro quale potrebbe essere la loro destinazione.
Il governo indiano ha detto che le persone escluse dal registro di cittadinanza potranno fare ricorso e i loro casi saranno rivisti dalle autorità competenti a partire dal 30 agosto, mentre la lista definitiva sarà pubblicata a dicembre. Non tutti però la pensano così: Avaaz, gruppo per la difesa dei diritti umani con base negli Stati Uniti, ha detto che non esiste alcun organo di appello e che comunque le persone escluse dalle liste non hanno sufficiente tempo per provare a difendersi.
Altre organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno sottolineato come la decisione di togliere la cittadinanza a quattro milioni di indiani sia simile a quello che fece il governo del Myanmar nel 1982 contro i rohingya, minoranza etnica di religione musulmana perseguitata brutalmente da decenni dal governo birmano.
Assam è l’unico stato indiano dove c’è l’obbligo di farsi inserire in un registro di cittadinanza. Il motivo, ha scritto il Times of India, è legato proprio alla questione dell’immigrazione illegale proveniente dal Bangladesh, paese musulmano. I sostenitori del registro di cittadinanza sostengono che i musulmani stiano cercando di cambiare la demografia dello stato a discapito degli induisti, partecipando per esempio alle elezioni in maniera illegale. Ad Assam, comunque, le tensioni tra i diversi gruppi religiosi esistono da molto tempo. Uno degli episodi di violenza più gravi si verificò nel 1983, quando più di 2mila persone sospettate di essere migranti illegali furono uccise in un solo giorno nella città di Nellie: erano tutte musulmane e c’erano molti bambini.