I cedri del Libano stanno scomparendo
Sono il simbolo nazionale e una volta ricoprivano migliaia di chilometri quadrati: dopo secoli di deforestazione, oggi sono minacciati dal riscaldamento globale
In Libano il cambiamento climatico sta colpendo il più noto e importante simbolo del paese, non a caso raffigurato nella bandiera nazionale: il cedro del Libano (Cedrus libano), una specie particolare di cedro che una volta ricopriva migliaia di chilometri quadrati di territorio libanese. La progressiva scomparsa del cedro del Libano non è un fenomeno recente: per secoli questo tipo di albero è stato sfruttato da numerose civiltà – popoli mesopotamici, fenici, egizi, greci, romani, tra gli altri – per la costruzione di edifici, navi e templi. Oggi rimangono solo 17 chilometri quadrati di territorio ricoperto da cedri del Libano, e la situazione sembra poter solo peggiorare proprio a causa dell’aumento delle temperature dovuto al riscaldamento globale, ha raccontato in un recente articolo il New York Times.
I cedri del Libano hanno bisogno di freddo per poter crescere, e anche di neve. Se le temperature aumentano, le poche foreste rimaste devono trovare il modo di espandersi per salire di latitudine, dove le temperature sono più basse. Ma non sempre hanno spazio per farlo, e negli ultimi anni una serie di problemi legati al clima ha impedito che i cedri del Libano riuscissero ad adattarsi alle nuove condizioni.
Un esempio è quello che sta succedendo alla Foresta dei cedri di dio, ovvero quello che rimane oggi di una immensa foresta di cedri del Libano che una volta ricopriva tutto il Monte Libano, la catena montuosa che attraversa il paese da nord a sud. La foresta si trova vicino alla valle di Qadisha, una zona del Libano dove furono costruiti alcuni dei monasteri cristiani più antichi e importanti al mondo. Fino a una ventina di anni fa, in questa zona di montagna pioveva o nevicava mediamente per 105 giorni all’anno e la neve restava sul terreno per tre o quattro mesi; lo scorso inverno ci sono stati solo 40 giorni di pioggia e un mese di neve. La Foresta dei cedri di dio fu inserita nella lista dei siti patrimonio dell’Unesco vent’anni fa, e oggi è considerata tra quelli più vulnerabili a causa del cambiamento climatico.
Problemi simili sono stati riscontrati nella riserva di Tannourine, a nord di Beirut, la capitale del Libano. Le guardie forestali di quest’area si stanno preparando a una stagione complicata: a causa delle poche nevicate dello scorso inverno, infatti, si aspettano un’ampia diffusione del Cephalcia tannourinensis, un insetto noto per distruggere le foglie dei cedri del Libano, e che diventa più attivo con l’aumento delle temperature. Dal 2006 al 2018 gli insetti hanno ucciso il 7,5 per cento degli alberi della foresta, soprattutto i più giovani. Per proteggere gli alberi della riserva, tra cui anche i cedri del Libano, gli scienziati stanno cominciando a usare nuovi metodi per provare a risolvere il problema, per esempio sfruttando i funghi già presenti nella foresta per uccidere le larve degli insetti.
Sono decenni che il governo libanese prova a frenare la scomparsa delle foreste di cedri del Libano, senza finora ottenere risultati soddisfacenti. Per molti libanesi, il cedro non è un albero qualsiasi, ma è il simbolo di una nazione che è riuscita a resistere – e sopravvivere – nonostante sia stata oggetto nel corso degli anni di aggressioni, conquiste e guerre. Il cedro, un albero in grado di sopravvivere anche in ambienti apparentemente ostili, rappresenta tutto questo e il suo simbolo in Libano si trova ovunque: sui manifesti elettorali, nei negozi di souvenir, disegnato nei tatuaggi, e anche sulle code degli aerei della Middle East Airlines, la compagnia aerea di bandiera del Libano.
Negli anni Sessanta e Settanta, il governo approvò un Piano verde nazionale che prevedeva di piantare molti cedri, ma poi iniziò la sanguinosa guerra civile libanese, che durò 15 anni e che fece presto dimenticare il progetto iniziale. Alcuni signori della guerra decisero di proteggere i cedri del Libano sotto il loro controllo, ma sulle montagne di Shouf, a sud di Beirut, i miliziani drusi minarono le terre attorno alle foreste. Quattro anni fa il ministro dell’Agricoltura libanese promosse un nuovo piano per piantare 14 milioni di alberi, tra cui alcuni cedri, e allo stesso tempo il ministro dell’Ambiente supervisionò la gestione delle aree di cedri protette.
Ancora oggi, però, il governo non sembra in grado di applicare con efficacia le politiche annunciate e di trovare nuove soluzioni per i cedri del Libano. L’instabilità politica del paese e le divisioni interne rendono difficile mettere in piedi un sistema nazionale elettrico funzionante, garantire la distribuzione regolare di acqua e la raccolta di rifiuti, oltre che altri servizi basilari: in una situazione di questo tipo, gli ambiziosi piani per salvare i cedri del Libano sono passati tutti in secondo piano.