Gli incendi in Grecia sono colpa dell’Europa?
È una tesi che circola più in Italia che in Grecia, dopo gli 80 morti dei giorni scorsi, ma circola: siamo andati a vedere dati, contesti e ipotesi
Ora che la fase di emergenza si è conclusa, in Grecia si sta cercando di capire quali siano state le cause dirette e indirette dei gravissimi incendi che hanno colpito la periferia di Atene, causando almeno 80 morti e centinaia di feriti. I fattori tirati in ballo sono moltissimi, e da giorni il governo greco e le autorità locali si accusano a vicenda di non avere fatto abbastanza. Di recente però si è fatta spazio un’altra teoria, che ha trovato molti consensi anche in Italia (e sicuramente più in Italia che in Grecia): le autorità greche si sono trovate impreparate ad affrontare gli incendi anche per via dei tagli alla spesa pubblica chiesti dai creditori internazionali, che hanno prestato alla Grecia centinaia di miliardi di euro pur di salvare la sua economia negli ultimi otto anni.
Dati e accuse
Un’inchiesta di Francesco De Paolo pubblicata dal Fatto si chiede per esempio quale peso abbiano avuto «i tagli verticali a polizia e vigili del fuoco, visto a considerato che in occasione degli incendi degli anni passati non si erano avuti ritardi né insufficienza di mezzi e uomini». Federico Fubini, già corrispondente di Repubblica da Bruxelles e oggi vicedirettore del Corriere della Sera, ha fatto notare che «l’ultimo taglio al ministero della Protezione civile, dal quale dipendono i vigili del fuoco in Grecia, è arrivato con il quattordicesimo pacchetto di austerità a primavera dell’anno scorso. L’area della sorveglianza antincendio ha perso allora 34 milioni di euro, distribuiti fra il personale e i mezzi».
Negli ultimi anni la spesa della Grecia nella protezione ambientale è aumentata, dicono i dati dell’Eurostat, sia in termini relativi che in termini assoluti, passando dai 2,2 miliardi di euro del 2008 ai 2,7 del 2016. I dati sui fondi pubblici destinati ai servizi antincendio dicono però che nel 2009, l’ultimo anno prima della crisi, la Grecia spendeva 663 milioni di euro all’anno per i servizi antincendio. Nel 2016, l’ultimo anno per cui sono disponibili dati ufficiali, quei fondi sono scesi a 510 milioni di euro (va detto che fino al 2006 le spese erano inferiori ai 500 milioni, che dal 2012 a oggi sono leggermente aumentate).
Nel febbraio del 2017 centinaia di vigili del fuoco manifestarono contro i tagli al personale: su un personale complessivo di circa 12.000 persone, il governo aveva annunciato che non avrebbe rinnovato il contratto a 4.000 vigili del fuoco. Fubini scrive che metà di loro sono stati successivamente riassunti, ma si parla comunque di un taglio di circa il 15 per cento della forza-lavoro dall’inizio dello scorso anno. Bisogna tenere conto di una cosa importante, però: uno dei più gravi problemi della Grecia – che ha portato all’implosione della sua economia, all’inefficienza dei suoi servizi pubblici, alla corruzione endemica e all’insostenibilità dei suoi conti prima che arrivasse la troijka – è il numero spropositato di dipendenti pubblici. In Italia, che ha circa sei volte gli abitanti della Grecia, i vigili del fuoco sono circa 30.000.
Nel 2017 il National Herald, un piccolo sito di news che si occupa di Grecia in lingua inglese, prevedeva che i tagli avrebbero inciso «sugli stipendi, la disponibilità di carburante, la manutenzione dei veicoli». Un vigile del fuoco che ha parlato col Telegraph durante le operazioni di soccorso degli ultimi giorni ha descritto il modo in cui i tagli ai vigili del fuoco hanno inciso sul suo lavoro: «i miei stivali si sono sciolti dal calore, sto indossando vestiti che hanno dieci anni. Lo stesso vale per le camionette, questa ha vent’anni. Il problema è che da anni tagliano i fondi pubblici».
Le discussioni degli ultimi giorni
Per quel che vale, questa ipotesi sui guai della Grecia non sta trovando grande spazio in Grecia, dove gli incendi sono un problema decennale, così come l’inefficienza del settore pubblico, forze dell’ordine e vigili del fuoco compresi. I fattori che vengono chiamati in causa dagli esperti e dal giornale più autorevole, Ekathimerini, sono molti e diversi.
Per prima cosa, appunto, non è la prima volta che la Grecia affronta gravi incendi nel periodo estivo, anche con morti e feriti: come in tutti i paesi del Mediterraneo meridionale, le zone aride e boschive sono spesso esposte a questo rischio. La Grecia poi ha grandi pezzi di terra abbandonata e incolta, in cui il rischio è ancora maggiore. Gli esperti hanno elencato diversi altri fattori di contesto che difficilmente potevano essere contenuti: il cambiamento climatico, per esempio, negli ultimi anni ha reso ancora più arida l’estate greca; le fortissime folate di vento in questi giorni hanno raggiunto i 120 chilometri orari, contribuendo ad allargare rapidamente l’incendio e a renderlo praticamente imprevedibile. Le case abusive costruite per anni impunemente soprattutto a Mati, una rinomata destinazione turistica, hanno danneggiato il terreno complicando la ricerca di vie di fuga dal fuoco (erano abusive una gran quantità delle case distrutte dagli incendi). Ieri sera, inoltre, il governo greco ha spiegato di avere «indizi concreti» che gli incendi siano stati dolosi: in Grecia è una pratica comune per liberare spazio per nuove costruzioni.
Fra le cause che hanno reso così mortali gli incendi, Ekathimerini lascia intendere che ci sia stata soprattutto la disorganizzazione delle autorità locali e dei vigili del fuoco. In un articolo pubblicato due giorni fa, il giornale rivolge sette domande alle autorità greche sulla gestione degli incendi, chiedendo per esempio quale uso sia stato fatto delle varie tecnologie a disposizione del governo per combattere gli incendi, alcune delle quali comprate proprio negli anni successivi alla crisi: per esempio il sistema “Engage”, che permette di capire in tempo reale dove siano concentrate le forze antincendio e le riserve d’acqua, o ancora il meccanismo che invia un SMS a tutti i telefoni individuati nell’area e li invita ad allontanarsi. Non è chiaro se questi sistemi siano stati utilizzati o meno.
Altro problema: «in Grecia sono pochissime le aree dove vengono compiute esercitazioni per simulare disastri. Non esistono mappe delle aree ad alto rischio o delle possibili vie di fuga, e non è mai stata fatta alcuna campagna per educare i cittadini ai rischi che corrono nelle zone dove abitano», ha scritto su Ekathimerini Costas Synolakis, un esperto di disastri naturali che insegna all’università di Creta. Lo stesso Synolakis ha raccontato al Telegraph che Mati, uno dei paesi più colpiti, non aveva pronta una mappa delle vie di evacuazione in caso di catastrofi. «Non c’è stato nessun tipo di coordinamento. Nessuno ci ha dato istruzioni, la gente è bruciata viva nelle proprie macchine a tre metri dal mare mentre cercava di scappare», ha raccontato una donna al Guardian.
È plausibile, naturalmente, che la contrazione della spesa pubblica e dell’economia privata abbia contribuito a rendere più complicata la situazione di partenza. Un esempio su tutti: Cleopatra Fotopoulou, una donna greca che ha aiutato una sua amica che ha perso quasi tutto negli incendi, ha ipotizzato che gli abitanti di un quartiere colpito non avessero abbastanza soldi da spendere per la manutenzione delle loro proprietà, cosa che alla fine ha contribuito alla diffusione delle fiamme. Un portavoce della Commissione Europea, però, sostiene che prendersela con l’Europa per la devastazione portata da questi incendi sarebbe ingiusto, e non solo per le ragioni generali di cui sopra.
In questi giorni la Grecia è stata aiutata da un sistema chiamato “Meccanismo europeo di protezione civile”, che coordina l’invio di mezzi e soccorsi aggiuntivi dai paesi dell’Unione in caso di disastri naturali in una zona specifica. In questo caso il Meccanismo ha mobilitato sei aerei canadair – due dall’Italia, due dalla Romania e due dalla Spagna – 60 pompieri arrivati da Cipro per aiutare i colleghi greci e due veicoli antincendio. Il costo del trasporto dei mezzi viene rimborsato dalla Commissione fino all’85 per cento.
Per quanto riguarda le accuse all’austerità economica imposta al governo greco di essere responsabile dei morti, un portavoce della Commissione Europea contattato dal Post ha risposto che «nonostante le istituzioni si accordino con le autorità greche nel contesto del programma di stabilità, la distribuzione delle risorse del budget nazionale, incluso il finanziamento ai servizi di emergenza, rimane responsabilità delle autorità greche».