In Pakistan ha quasi vinto Imran Khan
Lo spoglio è arrivato a metà, ma l'ex campione di cricket è molto avanti e ha annunciato la vittoria in un discorso televisivo
Secondo i primi risultati parziali delle elezioni politiche in Pakistan, che si sono tenute mercoledì, sembra esserci un chiaro vincitore: il Movimento per la giustizia del Pakistan (PTI), partito centrista e islamista fondato nel 1996 dall’ex campione di cricket Imran Khan, considerato molto vicino all’esercito e molto compiacente verso alcuni gruppi islamisti radicali. A metà dello spoglio, tutte le proiezioni danno il PTI a circa 120 seggi parlamentari su 272. Khan ha già annunciato la vittoria in un discorso televisivo.
Per Khan sarebbe un risultato in un certo modo atteso, visto che era dato per favorito dai sondaggi pre-elettorali, ma comunque insperato fino a un paio d’anni fa e mai ottenuto in nessuna delle elezioni precedenti. Non si ha ancora la certezza che Khan riuscirà a formare un governo con una solida maggioranza, senza dover chiedere l’appoggio di molti partiti piccoli che potrebbero limitarne l’azione di governo: dalle ultime proiezioni sembrerebbe di sì, ma per averne la certezza bisognerà aspettare i risultati definitivi.
Sono andati molto meno bene gli altri due principali partiti che si giocavano la vittoria, o per lo meno speravano di ottenere un risultato sufficiente per poter contare qualcosa nelle alleanze post-elettorali: la Lega musulmana del Pakistan (PML-N) – che guidava il governo uscente, di orientamento conservatore – potrebbe avere ottenuto poco più di 60 seggi (nel 2013 ne aveva ottenuti più del doppio), mentre il Partito popolare pakistano (PPP), il partito dell’ex prima ministra Benazir Bhutto e principale forza laica di centrosinistra, sembra non superare i 45 seggi (un risultato che sarebbe in linea con le ultime elezioni).
L’impressione è che la PML-N abbia pagato l’enorme scandalo che ha colpito il suo ex leader ed ex primo ministro Nawaz Sharif, condannato a 10 anni di carcere per corruzione, oltre che l’opposizione del potentissimo esercito del Pakistan, che ha preferito appoggiare partiti più inclini a ridare forza e poteri ai militari. Per il PPP, che non aveva grandi ambizioni di vittoria, questo risultato elettorale sarebbe la nuova dimostrazione della trasformazione che il partito ha subìto negli ultimi anni, perdendo progressivamente il suo carattere nazionale e rimanendo una forza rilevante praticamente solo nella provincia del Sindh.
Il giorno delle elezioni è stato molto teso e violento. Nella città di Quetta un attacco terroristico poi rivendicato dallo Stato Islamico (o ISIS) ha ucciso almeno 32 persone. Diversi attacchi, assassinii e intimidazioni si erano già registrati in campagna elettorale, soprattutto verso le forze politiche più ostili ai gruppi islamisti estremisti, alcuni dei quali avevano ricevuto anche l’autorizzazione per partecipare alle elezioni.
Shehbaz Sharif, leader della PML-N, ha inoltre sostenuto che ci siano stati brogli e manipolazioni il giorno del voto, che avrebbero causato «un danno irreparabile al paese». La commissione elettorale ha risposto che i ritardi nello scrutinio sono dovuti a problemi tecnici nel sistema elettronico e ha negato le accuse di brogli. Gli osservatori elettorali dell’Unione Europea che sono in Pakistan a monitorare le elezioni terranno una conferenza stampa venerdì: se sosterranno anche loro l’esistenza di brogli, scrive il Guardian, le proteste potrebbero essere molto difficili da contenere.