Al Tour de France c’è una tappa corta, strana e difficile
È lunga 65 chilometri, di cui 38 in salita, e si parte "in griglia", come in Formula 1: inizia un po' dopo le 15 e finirà prima delle 18
Oggi si corre la tappa più strana del Tour de France, probabilmente anche una delle più decisive e belle da seguire. È la tappa più corta della storia recente del Tour – con partenza dopo le 15 e arrivo previsto un po’ dopo le 17 – ma ci sono tre difficili salite, compreso un arrivo in salita oltre i duemila metri d’altezza. Ci si aspetta quindi una corsa in cui le pendenze faranno grande selezione e i pochi chilometri di gara potrebbero costringere i corridori ad andare a tutta fin da subito, in un tipo di sforzo diverso da quello a cui sono abituati. Un’altra particolarità della tappa di oggi è la partenza: sarà “in griglia”, come in MotoGP o Formula 1, a seconda della posizione in classifica generale. È un tentativo di ASO, la società che organizza il Tour de France, di cambiare un po’ le cose: forse per attirare quelli che trovano noioso il ciclismo.
La tappa parte da Bagnères-de-Luchon, in Alta Garonna, nei Pirenei, e arriva a Saint-Lary-Soulan, cioè in cima al Col du Portet, una lunga e ripida salita da cui il Tour non era mai passato prima. La tappa è lunga 65 chilometri: 38 sono in salita, per un dislivello di circa 3mila metri, 27 in discesa. La pianura non c’è.
In genere la “vera” partenza di una gara di ciclismo è qualche chilometro più avanti del punto da cui partono i ciclisti. I primissimi chilometri sono di trasferimento: si esce per esempio dalle strette vie della città di partenza e, una volta arrivati su una strada più consona, inizia la gara vera e propria. Oggi no: sarà da subito gara, e tra l’altro ci sarà una salita subito dopo la partenza. Non è l’ideale per le gambe di un corridore, e infatti molti di loro faranno un abbondante riscaldamento pedalando sui rulli (cioè da fermi) prima della partenza. Perché subito dopo la partenza ci sarà da scalare il Montée de Peyragudes, una salita di 15 chilometri. Una volta in cima al Peyragudes, 10 chilometri di discesa, poi una nuova salita fino ai 1.580 metri del Col de Val Louron-Azet. Poi di nuovo discesa e salita finale di 15 chilometri: con pendenze fino al 12 per cento e lunghi tratti in cui la pendenza non scende mai sotto il 9 per cento.
📍 Bagnères-de-Luchon ➡️ Saint-Lary-Soulan Col du Portet
Only 65km: don't be late tomorrow, this is definitely going to be a fun one! 👌
65km seulement : ne soyez pas en retard demain, on ne devrait pas s'ennuyer ! 👌#TDF2018 pic.twitter.com/7JC0yiBU5e— Tour de France™ (@LeTour) July 25, 2018
Il Col du Portet è una salita lunga, che non permette mai di riposare e il fatto che l’arrivo sia a 2.215 metri non è da trascurare. Quando si fa uno sforzo intenso intorno e oltre i duemila metri, ci si accorge che l’aria non è come sul livello del mare: alcuni corridori riescono a gestire bene la cosa, altri vanno in crisi. E andare in crisi su una salita difficile come il Col du Portet quando muscoli e polmoni vorrebbero molto più ossigeno di quello a disposizione, potrebbe voler dire arrivare con alcuni minuti di distacco. Oltre a vincere la tappa, il corridore che passerà per primo sul Col du Portet riceverà anche il Souvenir Henri Desgrange (dal nome del creatore del Tour de France): è il premio per chi arriva primo al passaggio nel punto più alto raggiunto dalla corsa (quello che in Italia è la Cima Coppi).
Il fatto che la tappa sia corta non vuole quindi dire che sia più semplice, anzi. È un invito per i corridori a correre senza risparmiarsi troppo. Ma è una cosa così inconsueta che è difficile ipotizzare chi si comporterà meglio e chi si troverà a suo agio con una partenza alle 15, cioè almeno tre ore dopo rispetto a quando un corridore che corre il Tour de France è abituato a mettersi in sella e iniziare a pedalare. Bisognerà riscaldarsi in modo diverso, mangiare in modo diverso e prepararsi a correre in modo diverso.
Le tappe corte al Tour de France ci sono state soprattutto negli anni Ottanta, quando si introdussero le semi-tappe, un po’ come sono Gara1 e Gara2 nelle gare di Superbike. I corridori facevano una tappa la mattina e poi una al pomeriggio. Ci furono quindi tappe più corte di 65 chilometri, ma erano mezze tappe. La giuria le introdusse per aumentare il numero di città di partenza e arrivo (che per esserlo pagano l’ASO) e provare a innovare un po’, ma non piacquero ai corridori.
La partenza “in griglia” funzionerà invece così: i primi 20 in classifica generale partiranno proprio come partono le auto nelle gare di Formula 1. Gli altri, dal 20esimo all’ultimo in classifica (Lawson Craddock, che ha un ritardo di oltre tre ore dal primo e sta correndo nonostante una frattura alla scapola) partiranno divisi in gruppi da 20. I corridori partiranno tutti nello stesso momento: solo che alcuni saranno qualche metro più indietro. Vuol dire che se uno dei primi volesse attaccare subito dopo la partenza potrebbe farlo prima ancora che i gregari di un avversario, magari quelli del corridore in Maglia gialla, l’abbiano raggiunto e lo possano aiutare. Ma è probabile che non succeda niente di tutto ciò e che subito dopo la partenza in griglia il gruppo di corridori si organizzi come sempre. È una prova ed è una novità: nessuno può dire come andrà e se, magari con qualche modifica, questo tipo di partenza potrà essere usato in futuro.
Today's start is going to be special. 🚦
Learn all about it with this nice little video 👌#TDF2018 pic.twitter.com/KvT05LpPRI— Tour de France™ (@LeTour) July 25, 2018
È difficile anche dire chi potrà fare cosa, nella tappa di oggi. Ci si aspetta che qualcuno provi ad attaccare il primo e il secondo in classifica, che sono i britannici Geraint Thomas e Chris Froome, compagni di squadra nella Sky. Il problema è che è difficile attaccare due che, finora, in salita sono andati più forte di quasi tutti gli altri, e che hanno una squadra fortissima, con almeno un paio di gregari forti tanto quanto i capitani delle altre. Qualcuno si aspetta che Froome, al momento secondo, attacchi per cercare di prendere la Maglia gialla al suo compagno e vincere così il suo quinto Tour. Sarebbe il suo quarto Grande giro consecutivo e la prima volta in cui vincerebbe il Giro e il Tour nello stesso anno, come fece Marco Pantani nel 1998.
Anche in questo caso è difficile fare previsioni: capita spesso, nella terza settimana di un Grande giro, che qualcuno che andava fortissimo fino a quel momento ha un giorno di crisi o comunque inizia a pedalare sempre peggio. Qualcun altro che era andato male riesce invece a trovare la giusta pedalata. In ogni caso, quella di oggi è la penultima tappa di alta montagna del Tour. Venerdì ce ne sarà un’altra, con arrivo sul Col du Tourmalet e sabato 28 luglio ci sarà la cronometro decisiva. Ma già oggi qualcuno proverà a far cambiare le prime posizioni in classifica generale, che al momento sono queste:
1. Geraint Thomas (Sky): 68 ore, 12 minuti e un secondo
2. Chris Froome (Sky): + 1 minuto e 39 secondi
3. Tom Dumoulin (Sunweb): + 1 minuto e 50 secondi
4. Primoz Roglic (Lotto): + 2 minuti e 38 secondi
5. Romain Bardet (AG2R La Mondiale): + 3 minuti e 21 secondi
6. Mikel Landa (Movistar): + 3 minuti e 42 secondi
7. Steven Kruijswijk (Lotto): + 3 minuti e 57 secondi
8. Nairo Quintana (Movistar): + 4 minuti e 23 secondi
9. Jakob Fugslang (Astana): + 6 minuti e 14 secondi
10. Daniel Martin (UAE Emirates): + 6 minuti e 54 secondi