Perché il Parlamento europeo ha due sedi identiche?
Le ragioni sono storiche e un po' superate, ma difficilmente le cose cambieranno: colpa della Francia
Una volta al mese alla stazione di Strasburgo, in Francia, arriva un treno speciale. I posti sono riservati, anche se molti dei passeggeri farebbero volentieri a meno di salire a bordo. Il treno parte da Bruxelles, in Belgio, dove ha sede il Parlamento Europeo ma solo per poco più di tre settimane al mese. Nei giorni che rimangono, un esercito di parlamentari, assistenti, interpreti e funzionari sale sul treno speciale per spostarsi circa cinquecento chilometri più a sud, a Strasburgo, per rimanerci circa 72 ore.
Le esigenze di chi lavora al Parlamento Europeo sono le stesse, e per questo Bruxelles e Strasburgo hanno due sedi quasi identiche: ogni europarlamentare ha a disposizione due aule, due uffici, due sale per le riunioni delle commissioni parlamentari, e così via. Qualcuno lo ha definito «un circo itinerante». Funziona così da vent’anni, e a meno di sorprese continuerà a funzionare così.
All’inizio la situazione era molto diversa. Poco dopo la Seconda guerra mondiale, quando vennero formate le primissime istituzioni europee, la capitale d’Europa era considerata Strasburgo, in quanto simbolo della riconciliazione post-bellica: fra il 1870 e il 1945 passò di mano varie volte fra Francia e Germania, finché venne riconosciuta alla Francia alla fine della guerra. Era proprio a Strasburgo che aveva e ha tuttora sede il Consiglio d’Europa, una organizzazione internazionale antecedente all’UE che promuove il rispetto dei diritti umani. Fino agli anni Settanta il confine fra Consiglio d’Europa e il neonato Parlamento europeo era così labile che avevano la stessa sede, il Palazzo d’Europa.
Le cose cominciarono a cambiare negli anni Sessanta poco dopo la creazione del Consiglio dell’Unione Europea e della Commissione, che furono assegnate a Bruxelles. Gli europarlamentari lavoravano a stretto contatto con le due istituzioni, e cominciarono a frequentare Bruxelles – dove il Parlamento aveva una sede di rappresentanza – molto più che Strasburgo. La situazione è stata poi stabilizzata col trattato di Amsterdam del 1997, in cui si legge: «Il Parlamento europeo ha sede a Strasburgo, ove si tengono in linea di massima 12 tornate plenarie mensili, compresa la tornata del bilancio. Le tornate plenarie aggiuntive si tengono a Bruxelles. Le commissioni del Parlamento europeo si riuniscono a Bruxelles».
Lavorare in due sedi diverse «è scomodo sotto ogni aspetto lavorativo», racconta al Post Brando Benifei, che ha 32 anni ed è stato eletto al Parlamento col Partito Democratico: «io poi sono nella commissione Difesa, e lavoro con la NATO che ha sede solo a Bruxelles». Una volta al mese ciascun deputato deve trasferire a Strasburgo i documenti e i materiali che gli servono. Per farlo li stipa in grosse valigie corazzate chiamate cantines, che un servizio del Parlamento provvede poi a spedire avanti e indietro.
Strasburgo, inoltre, è molto più difficile da raggiungere rispetto a Bruxelles: non è una capitale europea, e i voli e i treni disponibili sono infinitamente di meno. I voli diretti da Milano e Roma, per esempio, sono praticamente inesistenti. «Oggettivamente Strasburgo non è molto ben collegata», spiega al Post Eleonora Evi, eletta col Movimento 5 Stelle: «chi viene da aree più periferiche o distanti, in Italia o nel resto d’Europa, viene messo molto in difficoltà». A volte nemmeno il treno speciale può contenere tutti quelli che si spostano da Bruxelles a Strasburgo: a un collaboratore di Evi, per esempio, qualche volta è capitato di non trovare più posto a bordo.
Frequentare Strasburgo per tre giorni al mese ha anche i suoi lati positivi. È l’unica occasione in cui gli europarlamentari, spesso impegnati nei lavori delle commissioni o nelle missioni di rappresentanza, si trovano tutti nello stesso posto, così come i giornalisti e i lobbisti (soprattutto quelli che rappresentano le aziende più grosse non hanno problemi a spostarsi). Strasburgo è una città molto più piccola di Bruxelles, e ha un centro molto vivo. Tutti i locali dove ci si trova a cena o a bere una birra si trovano nel raggio di un paio di chilometri. Molti degli aneddoti più divertenti che circolano fra i funzionari, gli assistenti e i portavoce iniziano proprio con «eravamo a Strasburgo».
Naturalmente, avere due sedi identiche che fanno più o meno le stesse cose ha un costo. Le stime dei soldi che l’UE risparmierebbe se usasse una sola delle due sedi variano da 103 a 114 milioni di euro all’anno. Difficilmente le cose cambieranno, nonostante secondo Benifei «i deputati si sono espressi in larga maggioranza in tutte le occasioni possibili a favore della sede unica». Più di cento europarlamentari di vari partiti, ad esempio, hanno aderito alla campagna Single Seat per trasferire tutti i lavori nella sede di Bruxelles. «È una situazione paradossale», spiega Evi: «l’intero Parlamento preferirebbe una sola sede» (buona parte del corpo amministrativo del Parlamento lavora fra l’altro in una terza sede più piccola, in Lussemburgo).
Dato che la doppia sede è prevista in un trattato ufficiale, per cambiarla ci vuole il parere unanime di tutti gli stati; e la Francia non ha intenzione di rinunciare alla sua sede, che fra l’altro porta con sé un notevole indotto economico per bar, ristoranti e alberghi. «Strasburgo deve rimanere la sede della democrazia europea, dato che è anche un simbolo della riconciliazione franco-tedesca», ha ripetuto pochi mesi fa la ministra francese agli Affari Europei, Nathalie Loiseau.