Davvero potrebbe esserci un secondo referendum su Brexit?
Da qualche tempo se ne riparla con particolare insistenza: è possibile ma molto complicato, spiega un articolo dell'Economist tradotto da Internazionale
La prospettiva di organizzare un secondo referendum nel Regno Unito su Brexit, emersa diverse volte negli ultimi due anni, continua a essere piuttosto remota e complicata, ma nelle ultime settimane ha assunto contorni più definiti e ha acquisito qualche concretezza in più, racconta un articolo dell’Economist tradotto da Internazionale. Il parlamento britannico sembra infatti deciso a respingere l’accordo con l’Unione Europea che la prima ministra Theresa May raggiungerà entro la fine dell’anno, e la possibilità di uscire dall’Unione senza accordo è potenzialmente molto pericolosa e sostenuta soltanto dai tifosi più radicali di Brexit. Ma la strada che potrebbe portare a un nuovo referendum – che potrebbe porre agli elettori tre alternative: rimanere nell’Unione, uscire con l’accordo di May o uscire senza accordo – è molto complicata, e per ora non ha quasi nessun sostegno in politica.
È dai tempi del referendum sull’uscita dall’Unione europea del giugno 2016 che i più ottimisti tra gli sconfitti hanno fatto pressione perché venisse organizzata una rivincita. Alcuni sostengono la necessità di una ripetizione sulla base del fatto che i fautori della Brexit hanno mentito durante la campagna elettorale, infrangendo la legge elettorale (il 17 luglio la commissione elettorale ha inflitto alla campagna ufficiale per l’uscita dall’Ue una multa da ottantamila dollari per aver deliberatamente ecceduto il tetto di spesa).
Altri sostengono che la popolazione abbia diritto alla possibilità di votare sull’accordo finale, che somiglierà poco all’allettante versione che era stata loro promessa. Eppure l’idea di un secondo referendum non è mai decollata. I sondaggi hanno rilevato solo una leggera variazione d’opinione a favore della permanenza nell’Ue e non c’è grande entusiasmo per un nuovo plebiscito, che sarebbe il quattro appuntamento elettorale su scala nazionale in altrettanti anni.
Ma l’idea di organizzare un nuovo referendum è di nuovo d’attualità. Per legge il governo di Theresa May non può approvare un accordo sulla Brexit senza l’approvazione dei parlamentari. E da due due settimane appare sempre più probabile che il parlamento rifiuterà ogni accordo. L’opposizione laburista ha stabilito sei condizioni che renderebbero accettabile l’accordo, e che sembrano concepiti per essere impossibili da approvare. Il partito conservatore, nel frattempo, è d’umore ribelle.