I ragazzi della grotta in Thailandia hanno parlato della loro esperienza
Per la prima volta in pubblico, dopo essere usciti dall'ospedale e prima di tornare nelle loro case: ora c'è qualche informazione in più su quei giorni
La sera del 18 luglio i 12 ragazzi e l’allenatore che hanno passato più di due settimane nella grotta in Thailandia hanno parlato per la prima volta in pubblico della loro esperienza. La conferenza stampa, organizzata dopo che i ragazzi sono stati tenuti in ospedale per alcuni giorni, ha permesso di avere qualche informazione in più sulla loro esperienza. I ragazzi, che hanno tutti tra gli 11 e i 16 anni, e il loro allenatore di 25 anni – Ekapol Chanthawon, soprannominato Ake – hanno risposto ad alcune domande dei giornalisti dopo che sono state approvate da alcuni psicologi, che non volevano domande che turbassero i ragazzi. Sono state anche vietate domande specifiche sulle procedure usate per farli uscire dalla grotta.
Tutti i ragazzi indossavano una maglietta con disegnato sopra un cinghiale, un riferimento al nome della loro squadra di calcio. Prima hanno giocato brevemente a calcio, poi si sono seduti e hanno risposto alle domande.
I ragazzi erano entrati nella grotta il 23 giugno. Ake, l’allenatore, ha raccontato che era già stato più volte nella grotta di Tham Luang e che il piano era di starci per circa un’ora, e che quindi lui e i ragazzi erano entrati senza scorte di cibo o acqua. A un certo punto, nel percorso verso l’uscita (la grotta ha una sola entrata e uscita) Ake e i ragazzi si accorsero che un passaggio era bloccato dalla troppa acqua. Aka ha raccontato che avevano visto un po’ di acqua anche nel viaggio di andata, ma che gli era capitato anche in altre precedenti visite e non se ne era preoccupato.
Ake ha quindi detto di aver provato a nuotare sott’acqua, tenendosi legato a una corda la cui altra estremità era tenuta dai ragazzi, per vedere se fosse possibile fare quel passaggio sott’acqua. Ma ha detto di essersi reso conto che era impossibile passare e di aver quindi deciso di spostarsi verso l’interno della grotta, per trovare un punto protetto e più elevato. Lungo il percorso lui e ragazzi hanno lasciato segni sulle pareti della grotta, per ritrovare la strada per l’uscita. La speranza era di dover passare una sola notte nella grotta e che l’acqua sarebbe diminuita entro il mattino.
During their first public appearance after being discharged from the hospital, the Wild Boars soccer players explained how they tried to dig their way out of a flooded cave system in Thailand https://t.co/zJkmZZ2Wg3 pic.twitter.com/JNtEbHjUAd
— The Wall Street Journal (@WSJ) July 18, 2018
Nei giorni passati da soli nella grotta – dal 23 giugno al 2 luglio – i ragazzi e il loro allenatore hanno bevuto acqua che filtrava dalle pareti della grotta, dopo averla trovata usando con parsimonia le loro torce e dopo che Ake l’aveva assaggiata per primo, per assicurarsi che fosse potabile. I ragazzi hanno provato anche a scavare tunnel, lunghi fino a quattro metri, per provare a trovare vie d’uscita. Ake ha anche raccontato di aver organizzato piccoli gruppi di perlustrazione per provare a capire se c’erano altre possibili uscite. Ha confermato, come era già stato detto nei giorni passati, di aver consigliato ai ragazzi di praticare meditazione, per non pensare alla fame e alla paura. Secondo quanto scritto da un dettagliato resoconto del Wall Street Journal i ragazzi si sarebbero spostati più volte nei giorni passati nella grotta.
Il 2 luglio i ragazzi sono stati trovati (dopo che i primi sub erano entrati nella grotta il 25 giugno). I ragazzi hanno sentito le voci, e dopo aver attirato i sub verso di loro l’unico ragazzo che parla inglese ci ha interagito, traducendo per gli altri.
Ake ha anche chiarito l’ordine con cui è stato deciso di far uscire i ragazzi: ha detto di aver deciso, insieme ai ragazzi, che sarebbero usciti prima quelli che abitavano più lontano, così che potessero arrivare a casa più o meno nello stesso momento dei loro compagni che, abitando più vicino all’uscita della grotta, ci avrebbero messo di meno una volta usciti. Non sapevano, ovviamente, che avrebbero dovuto stare sotto osservazione in ospedale. Sempre il Wall Street Journal ha scritto che Bew, il secondo ragazzo ad esser stato portato fuori dalla grotta ha detto a sua padre (che l’ha poi detto alla stampa) di ricordarsi solo di una puntura fattagli prima che venisse portato fuori dalla grotta. Già nei giorni precedenti le autorità thailandesi avevano detto di aver dato calmanti e altre sostanze contro l’ansia ai ragazzi prima di farli uscire.
The boys rescued from a cave in Thailand have told how they were shocked to hear their rescuers speaking English
– Get more on the #ThaiCaveRescue here: https://t.co/WqtHD6UbyC pic.twitter.com/rii2zVIn92
— Sky News (@SkyNews) July 18, 2018
Durante la conferenza stampa si è anche saputo che i ragazzi hanno saputo solo sabato 14 luglio che Saman Gunan, uno dei SEAL thailandesi che avevano partecipato ai soccorsi era morto nella grotta il 6 luglio. I ragazzi – che in media hanno perso quattro chili nei giorni passati nella grotta – hanno detto di voler passare un po’ di tempo in un monastero buddista, per omaggiare Saman Gunan.