I quattro membri delle Pussy Riot che hanno invaso il campo durante la finale dei Mondiali sono stati condannati a 15 giorni di prigione

Un'attivista del collettivo delle Pussy Riot viene portata fuori dal campo dello stadio durante la finale di Russia 2018, Mosca, 15 luglio 2018 (MLADEN ANTONOV/AFP/Getty Images)
Un'attivista del collettivo delle Pussy Riot viene portata fuori dal campo dello stadio durante la finale di Russia 2018, Mosca, 15 luglio 2018 (MLADEN ANTONOV/AFP/Getty Images)

Durante la finale dei Mondiali di calcio Russia 2018, quattro membri del collettivo femminista delle Pussy Riot, tre donne e un uomo, hanno invaso il campo vestiti da poliziotti per protestare contro l’autoritarismo di Putin e del governo russo. Ieri, lunedì 16 luglio, un tribunale di Mosca li ha condannati a 15 giorni di carcere e ha vietato loro di assistere a eventi sportivi per i prossimi tre anni. Veronika Nikoulchina, Olga Pakhtoussova, Piotr Verzilov e Olga Kouratcheva sono stati condannati per «aver violato in modo grave il regolamento sul comportamento degli spettatori»: è stata loro inflitta la pena più grave.

Il collettivo delle Pussy Riot ha invaso il campo dello stadio Luzhniki di Mosca mentre domenica 15 luglio si giocava la finale tra Francia e Croazia. Le tre attiviste e l’attivista sono entrate vestite da poliziotti e tre di loro, prima di essere fermate, sono riuscite a fare una cinquantina di metri dando il cinque ai giocatori, gesto a cui ha risposto il calciatore francese Kylian Mbappé. Dopo l’azione, il gruppo ha anche diffuso un comunicato stampa in cui rivendicava e spiegava le sue motivazioni: chiedeva la liberazione di tutti i prigionieri politici arrestati in Russia, una maggiore democrazia e nessun arresto illegale o “per dei like”, tra le altre cose. Hanno anche parlato di una performance in memoria del poeta e dissidente Dmitri Prigov, morto il 16 luglio 2007. Le persone che hanno partecipato all’invasione erano vestite da poliziotti proprio in riferimento a un’opera di Prigov, su un «poliziotto celeste», che a differenza del «poliziotto terrestre» non perseguita i prigionieri politici.