Anche il governo finanzia la “gig economy”?
Una società controllata dal ministero dell'Economia – all'insaputa del governo, probabilmente – ha investito dei soldi che sono finiti a una startup che utilizza figure simili ai "rider", ma con ancora meno tutele
All’inizio di luglio il ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha promosso e poi fatto approvare dal governo il cosiddetto “decreto dignità“, un discusso decreto legge sul lavoro che limita la durata dei contratti a tempo determinato e che, secondo Di Maio, «dà un colpo mortale al precariato». È un tema su cui Di Maio insiste spesso, anche attraverso la promessa di dare più tutele ai lavoratori impiegati nella cosiddetta “gig economy”, l'”economia dei lavoretti”, quel settore che si basa su nuove tecnologie e una manodopera che lavora in maniera saltuaria e flessibile.
Le più note società che fanno parte della “gig economy” sono quelle che si occupano di consegna di cibo pronto a domicilio, come Foodora, Deliveroo e Uber Eats. Il primo atto da ministro di Di Maio è stato proprio rivolto a queste società, che sono state minacciate con un decreto che le avrebbe obbligate ad assumere i loro fattorini, i famosi “rider”, tra le figure meno protette e più flessibili del mercato del lavoro italiano (il decreto è stato poi ritirato). Nello stesso periodo in cui Di Maio indicava nell’eccessiva flessibilità uno dei principali nemici del suo governo, però, la Cassa Depositi e Prestiti (che è controllata dal ministero dell’Econmia e quindi dal governo) ha investito attraverso un altro fondo in una società privata che non solo utilizza il modello di business della “gig economy”, ma che lo porta alle sue estreme conseguenze.
La società in questione si chiama Supermercato24 (S24) e si occupa di consegnare la spesa a domicilio entro un’ora da quando viene realizzato l’ordine. È stata fondata a Verona nel 2014 dall’imprenditore Enrico Pandian e oggi è amministrata da Federico Sargenti, ex manager di Amazon. Supermercato24 opera in 400 comuni, ha 70 dipendenti e un fatturato di 5 milioni di euro; al momento i suoi conti sono in perdita. Il suo modello di business è basato sul lavoro di circa 700 “shopper” che hanno il compito di portare la spesa a casa dei clienti. Come i “rider” che consegnano il cibo pronto, anche gli “shopper” di Supermercato24 lavorano in maniera molto flessibile, fornendo alla società la loro disponibilità per un certo giorno e in una specifica fascia oraria. In altre parole non hanno orari da rispettare, tranne l’obbligo di consegnare la spesa entro un certo tempo una volta accettato l’ordine. Una volta scelta la fascia oraria, gli “shopper” ricevono con circa due ore di anticipo le ordinazioni dei clienti, che indicano esattamente quali prodotti desiderano e il supermercato che preferiscono tra quelli disponibili (Supermercato24 ha fatto accordi con numerosi supermercati che pagano alla società una commissione per ogni acquisto effettuato). Gli “shopper” eseguono gli acquisti con una carta di credito aziendale, fotografano e inviano la fattura alla società e quindi, utilizzando in genere la loro automobile, consegnano la merce al cliente.
Fino a qui “shopper” e “rider” sono molto simili, ma ci sono delle differenze. Foodora e Deliveroo considerano i loro fattorini lavoratori autonomi senza obbligo di presenza o altri vincoli di subordinazione: lo fanno quando vogliono, per quanto vogliono. In altre parole non sono considerati dipendenti delle società, con tutti i maggiori obblighi, soprattutto in termini di disponibilità, e i maggiori diritti e tutele che questo comporterebbe. Supermercato24 porta questa idea ancora più in là. Gli “shopper” non solo vengono considerati lavoratori autonomi, ma in teoria sono “ingaggiati” dal cliente, colui che riceve la spesa. «Gli shopper sono dei veri e propri “consulenti della spesa” per conto del cliente», ha spiegato al Post Sargenti, l’amministratore delegato. Di fatto, quindi, gli “shopper” sono figure più “flessibili” dei rider, che già godono di tutele molto ridotte. Per esempio nessuno versa loro i contributi e non hanno un’assicurazione sanitaria: se si fanno male o fanno male a qualcuno durante il lavoro, per esempio in un incidente stradale, non ricevono alcun rimborso (Sargenti però dice che la società sta lavorando per introdurre questo tipo di tutele).
Supermercato24, in sostanza, sostiene di essere soltanto un intermediario che mette in comunicazione il cliente con il fornitore del servizio. Questo permette alla società di tenere i costi del personale molto bassi e battere la concorrenza che ricorre a dipendenti assunti in maniera regolare oppure si affida a cooperative di fattorini (dove spesso le condizioni di lavoro sono molto difficili). Supermercato24 non è l’unica società a operare con questo modello. Anche Airbnb e Uber sostengono di essere solo una piattaforma che mette in comunicazione clienti con fornitori di servizi (che nei loro casi sono chi affitta case o offre passaggi in auto). Supermercato24, a differenza di Airbnb, stabilisce però parecchi dettagli dell’operato dei suoi “shopper”: dal compenso che ricevono alle modalità di lavoro. La società contribuisce fornendo alcuni strumenti necessari a svolgere il lavoro: per esempio la carta di credito aziendale per effettuare la spesa. Uno “shopper” interpellato dal Post ha raccontato che chi non è automunito può usare un motorino fornito dalla società. Infine, gli “shopper” devono affrontare un colloquio con Supermercato24 prima di ricevere i codici di accesso alla app che permette di iniziare a svolgere il lavoro.
La società utilizza un modello di business sempre più diffuso, contestato da alcuni come una forma di sfruttamento ma difeso da altri come nuova forma di lavoro tra tante. Normalmente i dirigenti del Movimento 5 Stelle, come Luigi Di Maio, si sono schierati con i critici; lo stesso ministro del Lavoro ha minacciato di obbligare le società di consegne a trasformare i fattorini in lavoratori subordinati (più pagati e protetti) tramite decreto. Nel caso di Supermercato24, invece, l’atteggiamento del governo di cui il Movimento 5 Stelle fa parte sembra essere stato, involontariamente, di segno opposto.
S24 è stata infatti finanziata con denaro proveniente anche da Cassa depositi e prestiti, nonostante il suo modello di business si regga sugli stessi presupposti che nel caso di Foodora e Deliveroo sembrano così sgraditi al Movimento. Lo scorso giugno Supermercato24 ha ottenuto un finanziamento da 8 milioni di euro da parte di FII Tech Growth, un fondo chiuso gestito dal Fondo Italiano d’Investimento SGR (FII SGR), una società il cui scopo è investire nelle piccole e medie imprese italiane. L’azionista di maggioranza relativa di FII SGR, che contribuisce a scegliere l’amministratore delegato della società, è la Cassa Depositi e Prestiti.
Lo sorso settembre, quando era ancora in carica il governo Gentiloni, CDP ha sottoscritto un investimento da 50 milioni di euro in FII Tech Growth, il fondo chiuso gestito da FII SGR. Lo scorso 25 giugno, quando era oramai entrato in carica il governo Conte, FII Tech Growth ha investito 8 di quei 50 milioni di euro in Supermercato24. Non è chiaro se CDP e ministero dell’Economia fossero a conoscenza dell’investimento, ma in ogni caso CDP non aveva il potere di influenzarlo direttamente. Il fondo opera infatti maniera del tutto indipendente e decide dove investire utilizzando parametri internazionali stabiliti da un gruppo di esperti, hanno spiegato al Post fonti del fondo. L’amministrazione di FII SGR ha detto al Post che né CDP né tantomeno il governo sono stati coinvolti nelle scelte decisionali che hanno portato all’investimento. Hanno inoltre assicurato che come parte dell’aumento di capitale di Supermercato24 hanno concordato con la società un impegno a migliorare le condizioni lavorative degli “shopper”, anche sul fronte delle assicurazioni. Il Movimento 5 Stelle e il suo leader Luigi Di Maio hanno preferito non commentare, ma fonti del governo hanno ricordato al Post che «i vertici di CDP saranno presto rinnovati».