Lo sciopero degli infermieri in Nuova Zelanda
A causa delle condizioni di lavoro e degli stipendi troppo bassi: hanno organizzato una delle più grandi manifestazioni pubbliche del settore sanitario mai viste per le strade del paese
Il personale infermieristico della Nuova Zelanda ha organizzato il suo primo sciopero nazionale degli ultimi trent’anni, a cui hanno aderito 30mila persone. Giovedì 12 luglio ha anche organizzato una delle più grandi manifestazioni pubbliche del settore sanitario mai viste per le strade del paese.
Lo sciopero di 24 ore è iniziato giovedì 12 luglio ed è stato deciso dopo mesi di negoziati tra il governo e il personale infermieristico, che si sono però interrotti mercoledì. Negli ospedali ci sono diversi problemi: sono stati annullati degli interventi, alcuni pazienti sono stati dimessi con anticipo e nei reparti di emergenza di tutto il paese sono previsti lunghi ritardi. Nel frattempo, gli infermieri hanno organizzato delle manifestazioni nelle principali città della Nuova Zelanda gridando che è necessario “essere onesti con coloro che fanno un lavoro di cura”.
Many of these nurses have just finished the night shift. They say they’re tired but excited to be out and protesting. pic.twitter.com/Wmrux5F3Uz
— Nita Blake-Persen (@nitabp) July 11, 2018
I motivi della protesta sono l’eccessivo carico di lavoro in condizioni poco sicure e gli stipendi troppo bassi: il tutto con conseguenze psichiche e fisiche sui lavoratori e sulle lavoratrici, ma anche sulla qualità della cura dei pazienti. Un’infermiera che ha partecipato allo sciopero ha dichiarato che il salario «non riflette le nostre capacità, la nostra istruzione e il nostro livello di responsabilità».
Il primo ministro ad interim Winston Peters – la prima ministra Jacinda Ardern è infatti in congedo di maternità – ha detto che il governo è «molto, molto deluso» per l’interruzione dei negoziati, dato che l’ultima offerta di un aumento del 12,5 per cento degli stipendi è stata respinta. Ha anche detto che ci vorrà del tempo per affrontare gli effetti degli ultimi tre mandati governativi del National Party, che poi ha perso le elezioni nel settembre del 2017. Peters ha spiegato che sebbene il bilancio di maggio abbia prodotto un surplus, in questo momento «non abbiamo i soldi»: «Stiamo solo chiedendo di darci un po’ di tempo, non è che non siamo disposti a farlo».
Il ministro della Salute David Clark ha aggiunto che la frustrazione degli infermieri è comprensibile, ma che «ci vuole ben più di un giro di paga per affrontare nove anni di abbandono». Il governo ha anche promesso di assumere nuovo personale negli ospedali, ma i membri del sindacato New Zealand Nurses Organisation vogliono aumenti salariali compresi tra il 12,5 e il 15,9 per cento in poco più di due anni. Gli infermieri e le infermiere dicono anche che i soldi ci sono, ma che il governo ha deciso di spenderli diversamente, e cioè nell’aeronautica militare: Peters ha risposto che se non si faranno investimenti nella difesa e nella sicurezza «allora non avremo soldi per nessuno, inclusi gli infermieri».
Giovedì, durante lo sciopero, cinquemila infermieri sono rimasti al lavoro per mantenere operativi gli ospedali e ci sono disposizioni speciali in caso di calamità naturali o di gravi emergenze sanitarie. Un’infermiera di Wellington, Erin Kennedy, ha spiegato che lei e le sue colleghe si presentano al lavoro tutti i giorni non sapendo se saranno in grado di prendersi cura dei pazienti o di loro stesse a causa degli ultimi dieci anni di sottofinanziamento del settore.
Il portavoce del National Party, attualmente all’opposizione, Michael Woodhouse, ha detto che il governo di coalizione formato da laburisti, verdi e dal New Zealand First, un piccolo partito populista e di destra, ha alzato eccessivamente e troppo in fretta le aspettative dei lavoratori e che ora ha il dovere di soddisfare tali aspettative. Ha detto anche che il governo non ha condotto le contrattazioni in buona fede e che non è chiaro come potrà risolvere la situazione: «Il governo ha completamente perso il controllo della situazione».
Il nuovo governo della Nuova Zelanda si trova ad affrontare una situazione molto complicata con i lavoratori di vari settori. Il prossimo 15 agosto è stato programmato uno sciopero nazionale degli insegnanti della scuola primaria: anche loro chiedono un aumento dello stipendio pari al 16 per cento. Negli ultimi due mesi hanno scioperato anche i conducenti degli autobus, i lavoratori del cinema e dei fast food. Qualche giorno fa si sono fermati per due ore anche i 4 mila impiegati dell’Agenzia delle Entrate.