Trump ha scelto Brett Kavanaugh per la Corte Suprema
È una decisione che avrà grandi conseguenze per decenni e importanti strascichi politici nei prossimi mesi
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato lunedì sera alla Casa Bianca la nomina del giudice Brett M. Kavanaugh alla Corte Suprema, il più importante organo giuridico del paese. Kavanaugh dovrebbe prendere il posto del giudice Anthony Kennedy, considerato per anni “l’ago della bilancia” della Corte, che si è dimesso e lascerà l’incarico a breve. La nomina dovrà essere ratificata dal Senato, dove il Partito Repubblicano ha una maggioranza fragilissima. Il mandato dei giudici della Corte Suprema non ha scadenza: si conclude con le dimissioni o con la morte. Per questo la nomina del giudice Kavanaugh, dovesse essere confermata dal Senato, sposterà a destra gli equilibri politici della Corte – e quindi gli Stati Uniti – per i prossimi decenni.
Brett M. Kavanaugh ha 53 anni e oggi è giudice della Corte di Appello del District of Columbia. La sua nomina è considerata una scelta conservatrice e convenzionale, nel senso che poteva essere scelto anche da un qualsiasi altro presidente Repubblicano: Trump ha scelto un candidato con questo profilo, sebbene non fosse il preferito dei suoi elettori, sperando in una conferma più facile da parte del Senato. Kavanaugh è apprezzato infatti soprattutto dai Repubblicani più tradizionali, che si oppongono all’invadenza dello Stato nella vita privata degli americani: Kavanaugh si è laureato a Yale, ha lavorato con l’amministrazione di George W. Bush, ha forti legami dentro il partito ed è considerato un giudice rigoroso con opinioni piuttosto forti e conservatrici su temi come il diritto all’aborto e quello a possedere armi.
Il giudice Kennedy, che Kavanaugh dovrebbe sostituire, era stato decisivo in molte sentenze sul diritto all’aborto, sul matrimonio gay, sulla pena di morte, sulle discriminazioni razziali, schierandosi con l’ala progressista della Corte sebbene fosse di nomina conservatrice. Le precedenti decisioni di Kavanaugh da giudice federale mostrano un profilo ideologicamente ben più ortodosso, scrive il New York Times, «che altererà alle fondamenta l’equilibrio della Corte e metterà a rischio decine di precedenti». I parlamentari e gli elettori più conservatori sperano che la nomina di Kavanaugh permetta di ribaltare la sentenza Roe v. Wade, che garantisce il diritto all’aborto per le donne statunitensi, e impedisca per decenni di vietare il possesso di armi da guerra.
Una cosa importante e non ancora chiara è come Kavanaugh potrebbe comportarsi qualora – come è sempre più probabile – a un certo punto la Corte dovesse esprimersi sulla possibilità di processare o no un presidente nel corso del suo mandato, tema su cui la Costituzione non è chiara e che potrebbe diventare attuale per via delle indagini sull’interferenza russa nella campagna elettorale del 2016 e la presunta complicità e collaborazione del comitato elettorale di Trump. Kavanaugh infatti negli anni Novanta lavorò con Kenneth Starr, il procuratore che indagò su Bill Clinton e propose il suo impeachment ai tempi dello scandalo Lewinsky, ma in alcune successive opinioni legali scrisse che il presidente avrebbe dovuto essere tenuto al riparo da ogni tipo di indagine e processo.
Qualora la nomina di Kavanaugh dovesse essere approvata dal Senato, diventerebbe il secondo giudice della Corte Suprema scelto da Donald Trump in soli due anni di mandato; il precedente è stato Neil Gorsuch, anche lui molto conservatore. Per questo – e senza considerare che una giudice progressista, Ruth Bader Ginsburg, ha 85 anni – l’eredità politica di Trump, comunque vada a finire il suo mandato da presidente, è destinata ad avere un impatto decennale sulla storia statunitense, spostando a destra l’equilibrio della Corte Suprema.
Confermare la sua nomina però potrebbe non essere semplice. Il Partito Democratico è ancora infuriato con il Partito Repubblicano per non aver nemmeno avviato il processo di ratifica della nomina del giudice Merrick Garland, che era stato scelto da Barack Obama per sostituire Antonin Scalia nel 2016, preferendo aspettare le elezioni presidenziali sperando nella vittoria di Trump. Anche questo è un anno di elezioni – si vota a novembre per le elezioni di metà mandato – ma stavolta i Repubblicani non intendono aspettare, anzi.
Fino all’anno scorso sarebbero serviti 60 voti al Senato per confermare la nomina di Kavanaugh, ma i Repubblicani hanno cambiato per sempre le regole lo scorso anno – usando la cosiddetta “nuclear option” – per abbassare l’asticella e far bastare una maggioranza semplice. Oggi i Repubblicani al Senato controllano 51 seggi su 100 ma uno di questi è occupato da John McCain, che ha un cancro al cervello in fase terminale e da mesi non raggiunge Washington. Insomma, il margine di errore per i Repubblicani è sottilissimo: di fatto non possono perdere nessun voto, e i Democratici cercheranno di metterli sotto pressione rovistando nelle precedenti sentenze di Kavanaugh.
Due senatrici Repubblicane, Lisa Murkowski dell’Alaska e Susan Collins del Maine, sono molto moderate e hanno detto di non volere un giudice che ribalti la storica sentenza sull’aborto, anche se questo non sarà l’unico tema in base al quale decideranno come votare; ci sono però anche tre senatori molto centristi del Partito Democratico – Joe Manchin del West Virginia, Joe Donnelly dell’Indiana e Heidi Heitkamp del North Dakota – che stanno cercando di essere rieletti in stati molto conservatori e per questo potrebbero decidere di non fare uno sgarbo a Trump.