Il governo socialista spagnolo vuole spostare la tomba di Franco
Per togliere ai sostenitori del dittatore un posto dove celebrare il suo regime, ma non tutti sono d'accordo
La Valle de los Caídos, Valle dei caduti, è un enorme monumento che si trova una cinquantina di chilometri a nord ovest di Madrid, la capitale spagnola, e che ogni anno è meta di pellegrinaggio di decine di migliaia di persone. All’interno della Valle, infatti, si trova la tomba del dittatore Francisco Franco, che governò in Spagna dalla seconda metà degli anni Trenta fino al 1975, anno della sua morte, e che ancora oggi è una figura molto presente e divisiva nel dibattito politico nazionale. Qualche settimana fa il governo socialista di Pedro Sánchez, insediato dopo l’approvazione della mozione di sfiducia contro l’ex primo ministro conservatore Mariano Rajoy, ha annunciato di voler spostare la tomba di Franco in un posto diverso e meno visibile, come gesto simbolico, provocando le reazioni furiose dei sostenitori del regime franchista.
Sánchez non è il primo leader socialista a voler spostare la tomba di Franco: ci aveva provato dieci anni fa l’allora primo ministro José Luis Rodríguez Zapatero, ma la proposta si era arenata tra le lentezze della commissione di esperti nominata per valutare la questione e la contrarietà dei sostenitori e familiari di Franco. Sánchez sembra avere oggi qualche possibilità in più: ha annunciato di voler accelerare il processo, senza nominare alcuna commissione ad hoc, e può contare su una maggioranza in Parlamento che include, oltre ai socialisti, anche il partito di sinistra Podemos e i nazionalisti baschi e catalani, da sempre profondamente ostili al franchismo. Spostare la tomba di Franco comunque non sarà facile, per diversi motivi.
Fin dalla sua morte, nel 1975, Franco è seppellito nel mausoleo della Valle dei caduti, monumento che lui stesso fece costruire tra il 1940 e il 1958.
La basilica che si trova all’interno del monumento, gestita dai frati benedettini, divenne luogo di sepoltura di molti combattenti che nella guerra civile spagnola furono uccisi dopo essersi schierati dalla parte di Franco; ma anche di diversi repubblicani, di molti membri della chiesa cattolica e di José Antonio Primo de Rivera, leader del partito fascista Falange, che fu ucciso dai repubblicani durante la guerra civile. Nonostante i tentativi dei governi socialisti di trasformare la Valle in un luogo di riconciliazione nazionale, l’enorme monumento continua a essere una specie di meta di pellegrinaggio di migliaia di sostenitori del regime franchista, che ogni anno visitano la tomba di Franco facendo, tra le altre cose, il saluto fascista.
Dalla sua morte, Franco è stato una delle figure più divisive, forse la più divisiva, della politica spagnola: ancora oggi si discute per esempio di rinominare piazze e strade delle città spagnole associate al regime franchista, mentre nella capitale si è tentato – finora senza successo – di rimuovere i monumenti legati a Franco, tra cui diverse lapidi commemorative. L’opposizione a Franco è particolarmente presente nelle Comunità autonome spagnole più indipendentiste, come la Catalogna e i Paesi Baschi, dove il governo unionista di Madrid è spesso associato al centralismo e all’autoritarismo del regime franchista. Nelle ultime settimane, in particolare dopo la proposta del governo socialista, si sono fatti sentire anche i sostenitori del dittatore, che hanno protestato usando lo slogan «El Valle no se toca», «La Valle non si tocca».
Finora il governo Sánchez non ha specificato quando e dove sposterà la tomba di Franco: una delle ipotesi è che venga portata dove si trova la tomba della moglie, Carmen Polo, che morì nel 1988 e fu seppellita nel cimitero del Pardo, la vecchia residenza di Franco vicino a Madrid. Il problema principale è la contrarietà della famiglia di Franco alla proposta del governo socialista. Secondo la stampa spagnola, la ministra della Giustizia, Dolores Delgado, starebbe cercando un modo per superare le obiezioni della famiglia: se per esempio i familiari dovessero rivolgersi a un tribunale, le cose per il governo potrebbero complicarsi, ma l’impressione è che Sánchez sia determinato ad arrivare fino in fondo.