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  • Giovedì 5 luglio 2018

Come fare uscire i ragazzini thailandesi intrappolati nella grotta

L'opzione migliore sembra quella di insegnare loro a immergersi, ma entro qualche giorno potrebbe non essere più praticabile

Soccorritori all'interno della grotta (Tham Luang Rescue Operation Center via AP)
Soccorritori all'interno della grotta (Tham Luang Rescue Operation Center via AP)

Tre giorni dopo il loro ritrovamento, le autorità thailandesi e i soccorritori internazionali che hanno organizzato le ricerche dei dodici ragazzini intrappolati dallo scorso 23 giugno nella grotta di Tham Luan Nang Non, nel nord della Thailandia, stanno ancora decidendo come fare a portarli fuori. Al momento, la soluzione migliore sembra quella di insegnare ai ragazzini e all’allenatore che è con loro a nuotare – visto che nessuno è capace – e a immergersi sott’acqua, per superare i diversi passaggi completamente allagati del percorso di quattro chilometri che li separa dalla superficie.

L’acqua è infatti il motivo per cui i 12 ragazzini sono bloccati da quasi due settimane. Le forti piogge hanno provocato l’allagamento di diversi ambienti della grotta, rendendo obbligatorie immersioni lunghe fino a 20 minuti per uscire. E la situazione è destinata a peggiorare: per il weekend sono previste precipitazioni intense, che renderanno ancora più difficile il percorso, riempiendo ulteriormente gli ambienti già allagati e sommergendone di nuovi. Nel caso di una nuova inondazione, sarebbe difficile o impossibile raggiungere i ragazzini e rifornirli di cibo e medicine. Nonostante negli ultimi giorni le piogge si siano fermate, sembra molto difficile che queste condizioni continuino abbastanza da permettere l’uscita dalla grotta senza immersioni: le tempeste ricominceranno nei prossimi giorni.

Una mappa della frotta (BBC News)

Per questo c’è chi dice che in realtà non c’è tempo e che la cosa migliore sia aspettare che la stagione dei monsoni finisca, che la grotta si svuoti d’acqua e che il percorso torni ad essere percorribile a piedi. Ma questo vorrebbe dire aspettare diversi mesi, fino a novembre. I ragazzini sarebbero assistiti con viveri e supporto medico durante la permanenza: due medici della Marina thailandese si sono offerti di rimanere con loro. Ma è una soluzione che potrebbe avere gravi conseguenze psicologiche e fisiche sui ragazzini, senza contare che c’è il rischio che l’ambiente dove sono ora si allaghi: per questo per ora sembra ci sia più consenso verso l’altra soluzione, quella dell’estrazione immediata.

I soccorritori, quindi, stanno già insegnando ai ragazzini a nuotare e a immergersi, usando bombole, muta e pinne. Se l’estrazione sarà effettivamente tentata, verranno usate delle maschere speciali integrali, che coprono tutto il viso permettendo a chi si immerge di non respirare attraverso una valvola, un’operazione difficile per i principianti. I ragazzini probabilmente non porterebbero da soli la bombola, che sarebbe trasportata per loro da un soccorritore che li guiderebbe attraverso tutto il percorso. Lungo la strada, segnata da corde fisse e delle segnalazioni luminose, i soccorritori pensano di lasciare molte bombole di emergenza, per sostituire immediatamente quelle esaurite. Attualmente, i soccorritori impiegano circa sei ore per raggiungere i ragazzini.

Soccorritori nei pressi dell’ingresso della grotta. (AP Photo/Sakchai Lalit)

Contemporaneamente, i soccorritori stanno provando a ridurre il livello dell’acqua nella grotta con delle pompe: è però un’operazione lenta e complicata, e con l’aumentare delle piogge potrebbe diventare rapidamente inutile. Negli ultimi giorni, il livello dell’acqua è stato comunque abbassato di 40 centimetri. Per raggiungere i ragazzini, gli speleologi hanno dovuto allargare alcuni passaggi impossibili da attraversare con le bombole al seguito e che normalmente sono superati accucciandosi, quando si procede a piedi.

Un soccorritore sistema le bombole fuori dalla grotta. (AP Photo/Sakchai Lalit)

I ragazzini sono debilitati e traumatizzati, un paio sono feriti lievemente: per loro il percorso potrebbe essere molto difficile, per le correnti molto forti che rendono quasi impossibile nuotare e per i passaggi stretti. Tra gli altri rischi c’è quello di scivolare sulle rocce bagnate. Per un principiante, poi, è comune farsi prendere dal panico durante le prime immersioni con le bombole, a maggior ragione in condizioni estreme come queste.

La cosa più importante, ha spiegato al New York Times Dinko Novosel, presidente della European Cave Rescue Association, è che i ragazzini imparino a conservare ossigeno e mantenere calma e compostezza. «Questi sono ragazzini, e saranno probabilmente molto spaventati. Quando uno è spaventato, usa molto ossigeno. È così delicato». Novosel ha aggiunto però di essere convinto che l’operazione di soccorso andrà bene, perché a gestirla sono gli speleologi britannici: «Sono i migliori quando c’è dell’acqua in una grotta».

Viste tutte le difficoltà dell’estrazione, c’è però chi ha proposto un’altra soluzione: scavare un tunnel nel dorso della montagna nella quale si trova la grotta, per aprire un percorso alternativo. Sembra però sostanzialmente impossibile: già ora si sta provando a scavare dei tunnel per fare defluire l’acqua dentro la grotta, ma con molta difficoltà per via della dura roccia da perforare. Un tunnel che permetta l’uscita dei ragazzini sarebbe molto più complicato: bisognerebbe costruire delle strade apposite lungo il dorso della montagna per fare arrivare sul luogo i macchinari adatti. Inoltre decidere in quale punto scavare per arrivare con precisione ai tunnel della grotta non sarebbe per niente facile. Per provare a sondare anche questa opzione, comunque, sono in corso delle perlustrazioni a piedi e aeree sopra la grotta.

I soccorritori all’interno della grotta. (Kyodo via AP Images)

C’è comunque molta incertezza su quando possa essere effettuata l’estrazione. Se da un lato bisogna evitare le piogge imminenti, il governatore della provincia di Chiang Rai Narongsak Osatanakorn ha detto che non si procederà finché tutti i ragazzi non avranno imparato a immergersi, perché diversamente sarebbe troppo rischioso. Per aiutarli a superare il trauma, i soccorritori stanno cercando di attrezzare un collegamento telefonico per permettere loro di parlare con i genitori. Un primo telefono si è rotto mentre veniva portato ai ragazzi, ma sono in corso le operazioni per portarne un altro.

I ragazzini erano entrati nella grotta – una popolare meta turistica – lo scorso 23 giugno, per esplorarla. Mentre erano all’interno, però, le forti piogge l’avevano in parte allagata, rendendo impossibile l’uscita. Dopo nove giorni di ricerche, a sostegno delle quali il re Maha Vajiralongkorn Bodindradebayavarangkun si è speso molto pubblicamente, erano stati infine trovati, in buone condizioni di salute. Alle ricerche avevano partecipato soccorritori e speleologi inviati da diversi paesi.