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  • Lunedì 25 giugno 2018

La nuova arma dei palestinesi di Gaza: gli aquiloni incendiari

Negli ultimi mesi hanno bruciato centinaia di ettari di campi e parchi israeliani, facendo danni per milioni di euro

(MOHAMMED ABED/AFP/Getty Images)
(MOHAMMED ABED/AFP/Getty Images)

Da qualche mese, i palestinesi della Striscia di Gaza che protestano contro Israele stanno usando una nuova arma improbabile ma efficace: aquiloni incendiari, che costruiscono con materiale di recupero e lanciano nel territorio di Israele sfruttando i venti che dal mar Mediterraneo soffiano verso terra.

Due ragazzi palestinesi preparano un aquilone incendiario nella periferia di Gaza City, 20 aprile 2018 (MOHAMMED ABED/AFP/Getty Images)

Nonostante il loro aspetto innocuo gli aquiloni stanno provocando parecchi danni, tanto che l’ultima serie di scontri è iniziata con un bombardamento israeliano su alcune postazioni di Hamas, il gruppo politico-terrorista che controlla la Striscia, per ritorsione contro il lancio degli aquiloni incendiari. Nessuna persona è morta o si è ferita a causa degli incendi, che però hanno bruciato decine di campi e parchi, grazie anche al clima e al fatto che molte piante in questo periodo dell’anno sono secche. Secondo stime del governo israeliano negli ultimi mesi sono stati danneggiati 6.250 acri di terreno: l’equivalente di 3.500 campi da calcio. Il numero di incendi che si sospetta siano stati causati da un aquilone incendiario è 463.

Un quarto dei terreni bruciati era coltivato. Il ministro dell’Agricoltura israeliano si è offerto di risarcire 60 shekel (cioè 14 euro) per ogni mille metri quadrati di terreno bruciato a ogni agricoltore che doveva mietere il grano fra 18 maggio e 10 giugno. Al momento le autorità stanno valutando 65 casi del genere. Ma i danni principali non hanno riguardato i campi quanto i sistemi di irrigazione, ha spiegato ad Haaretz il responsabile delle coltivazioni del kibbutz di Nahal Oz, che si trova praticamente al confine con la striscia. Il danno economico totale è stimato in circa due milioni di euro.

Un uomo cerca di spegnere un incendio apparentemente causato da un aquilone incendiario nei pressi del kibbutz di Beeri, 18 giugno 2018 (MENAHEM KAHANA / AFP)

La maggior parte delle aree bruciate fa parte di parchi naturali come la zona boscosa fra i kibbutz di Kissufim e Be’eri Crater, che corre vicino al confine con il nord della Striscia. Le autorità israeliane che hanno spento i fuochi hanno anche trovato moltissime carcasse di animali selvatici morti per le fiamme.

Usare degli aquiloni o dei palloncini per trasportare gli esplosivi era un’idea venuta ai giapponesi durante la Seconda guerra mondiale, ma i palestinesi l’hanno scoperta solo di recente. Secondo il Los Angeles Times ci ha pensato un attivista palestinese 30enne che durante le recenti proteste ha notato che un aquilone con attaccata la bandiera palestinese era caduto dalla parte israeliana del confine: «abbiamo pensato che forse poteva trasportare qualcos’altro, come una bomba molotov», ha raccontato l’attivista al Times: «poi però abbiamo realizzato che non era pratico. Così abbiamo pensato di dargli fuoco. Quando siamo riusciti ad accenderlo e la gente ha visto i campi dall’altro lato della recinzione prendere fuoco, c’era grande entusiasmo». Di recente gli aquiloni sono diventati così sofisticati da reggere il peso di molotov e piccoli dispositivi esplosivi.

Gli israeliani non sono ancora riusciti a contrastare il lancio degli aquiloni: l’esercito sta provando ad abbatterli usando dei droni, ma riesce a colpire solo una parte di quelli che vengono lanciati dalla Striscia.