Il mini-summit sui migranti è iniziato male
È stato promosso soprattutto dalla Germania, che ha cercato di impostare la discussione solo su alcuni aspetti: il governo italiano se l'è presa molto
La Commissione Europea ha convocato un summit ristretto e informale per domenica 24 giugno per parlare di immigrazione. A tre giorni dal summit, però, i paesi coinvolti stanno già litigando: l’Italia ha accusato la Germania di volere discutere solo di alcuni aspetti che stanno a cuore al governo tedesco, e nei giorni scorsi aveva minacciato di boicottare l’incontro. La situazione sembra essersi risolta, ma non è chiaro se il summit produrrà qualche risultato concreto.
Il summit è stato promosso proprio dalla Germania, come si intuisce anche dal tema principale proposto: i cosiddetti secondary movement, cioè gli spostamenti dei richiedenti asilo in paesi diversi da quello che sta esaminando la loro richiesta di protezione internazionale. La legge europea li proibisce, ma spesso gli stati in cui si spostano i richiedenti asilo non hanno soldi o risorse per rimandarli indietro. Quello dei secondary movement è un problema che riguarda soprattutto le destinazioni più popolari fra i migranti, come la Francia e soprattutto la Germania (dove di recente è tornato al centro del dibattito politico).
Il governo italiano si è molto arrabbiato per la centralità che sarebbe stata assegnata al tema, e sembra che abbia ottenuto lo stralcio di una bozza di accordo che doveva essere discussa.
La bozza era stata elaborata da Martyn Selmayr, ex collaboratore del presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker e da mesi al centro di una controversia che riguarda la sua recente nomina a segretario generale della Commissione, una carica “tecnica” che gli è stata assegnata con una procedura molto poco trasparente. Nel documento (PDF), in effetti, si leggono una serie di impegni generici sui problemi che riguardano soprattutto Italia, Grecia e Spagna come gli effetti della riforma di Dublino – il collo legislativo che trattiene migliaia di migranti in questi paesi – e i fondi necessari per l’accoglienza e l’integrazione dei richiedenti asilo nel proprio paese.
Il paragrafo sui secondary movement, invece, propone alcune misure concrete per contrastarli come limitare l’accesso ai servizi sociali per i richiedenti asilo al paese che esamina la loro richiesta, e aumentare i controlli in aeroporti, stazioni ferroviarie e fermate dei pullman. Se passassero misure del genere, i paesi di frontiera dell’Unione sarebbero costretti a occuparsi di ancora più richiedenti asilo, soprattutto se il Regolamento di Dublino – che impone ai migranti di presentare la richiesta di protezione nel primo paese in cui arrivano – non dovesse essere modificato a breve.
Il summit di domenica, inoltre, è stato organizzato senza l’appoggio del Consiglio Europeo, il cui presidente Donald Tusk sta lavorando per presentare un’altra proposta di compromesso sulla gestione dei migranti. La proposta dovrebbe prevedere la creazione di alcuni centri per la gestione delle richieste di protezione internazionale al di fuori dei confini dell’Unione, in posti come la Libia e il Niger, e verrà discussa al summit del Consiglio previsto per il 28 e 29 giugno a Bruxelles.