Trump ha fatto marcia indietro sulle famiglie divise al confine col Messico
Ha firmato un ordine esecutivo per detenere bambini e genitori insieme, ma per ora non si è occupato delle persone già detenute
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per mettere fine alla divisione delle famiglie di immigrati irregolari al confine con il Messico, che la sua amministrazione aveva introdotto nell’ambito della cosiddetta “tolleranza zero” sull’immigrazione. La decisione di Trump è una buona notizia per le persone che verranno fermate da oggi in avanti al confine con il Messico, ma non fa nulla per risolvere la situazione delle famiglie che sono state fermate nelle ultime settimane e sono ancora detenute in attesa di giudizio, con genitori da una parte e figli dall’altra.
Le storie di più di 2.300 di bambini allontanati da genitori e parenti e detenuti in centri che assomigliano molto a prigioni erano da giorni al centro di critiche e reazioni preoccupate di giornalisti, commentatori, persone comuni e politici statunitensi, anche Repubblicani, cioè dello stesso partito di Trump, che chiedevano al presidente di sbloccare la situazione attraverso un ordine esecutivo.
Il decreto stabilisce che le famiglie in attesa che un giudice federale decida sul loro diritto di rimanere negli Stati Uniti vengano detenute insieme, a meno che genitori o parenti siano considerati “un pericolo” per i bambini. L’ordine invita anche il ministero della Giustizia ad affrontare per primi i casi con minori coinvolti e quindi detenuti, e chiede al Pentagono di mettere a disposizione spazi nelle sue basi militari per ospitare le famiglie. L’ordine potrebbe però violare una decisione della corte del 1997, conosciuta come Flores settlement, che stabilisce che i bambini accompagnati al confine dai genitori non possano essere detenuti per più di 20 giorni. Trump ha ordinato al procuratore generale Jeff Sessions di richiedere una modifica al Flores settlement per consentire al governo di «detenere le famiglie di stranieri insieme».
L’ordine esecutivo, però, non contiene indicazioni su come risolvere la situazione dei 2.300 bambini che sono stati detenuti nelle ultime settimane lontano dalle loro famiglie. Non è previsto che i bambini vengano riuniti con le loro famiglie e per ora l’amministrazione ha solo vagamente fatto intuire che proverà a risolvere la situazione, forse affidando i bambini e i minorenni in generale ad altri parenti che già vivono negli Stati Uniti.
La crisi era iniziata a causa della decisione dell’amministrazione Trump di smettere di applicare un trattamento di eccezione agli adulti che entrano illegalmente negli Stati Uniti accompagnati da minori. In precedenza chi entrava nel territorio americano illegalmente per la prima volta e in presenza di minori non subiva una separazione, salvo rarissime eccezioni, né veniva considerato come soggetto prioritario da perseguire penalmente. Le famiglie venivano perlopiù detenute insieme in centri speciali, in attesa del giudizio di un giudice. La nuova politica prevedeva invece che gli adulti fossero perseguiti penalmente da un giudice federale e detenuti nel frattempo in una prigione federale; per legge, i figli non possono essere incarcerati insieme ai genitori in queste prigioni e per questo venivano separati. L’idea alla base della nuova linea era scoraggiare gli ingressi illegali nel paese: secondo l’amministrazione Trump, i minori erano usati spesso come “trucco” per fare entrare adulti negli Stati Uniti.
Il vicepresidente Mike Pence ha aggiunto che l’amministrazione chiederà al Congresso di modificare le leggi sull’immigrazione in corso. Martedì il partito Repubblicano aveva presentato delle proposte per risolvere la situazione ma alcune sono illegali, come detenere adulti e bambini insieme, altre sono state criticate da Trump, come assumere nuovi giudici per velocizzare i tempi della detenzione. Paul Ryan, leader dei Repubblicani al Congresso, ha detto che giovedì la Camera voterà «una legge per tenere le famiglie insieme».
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