Come è stato usato il “bonus cultura” per i 18enni
Il nuovo ministro Bonisoli lo ha molto criticato dicendo che molti soldi sono stati spesi male, i numeri però sembrano indicare il contrario
In questi giorni tra dichiarazioni sui giornali e su Facebook si sta parlando moltissimo del cosiddetto “bonus cultura“, il buono da 500 euro da spendere in prodotti culturali istituito dal governo di Matteo Renzi per tutti i 18enni italiani. La discussione sembra essersi conclusa dopo la rassicurazione del ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli sul fatto che il bonus cultura sarà attivo anche nel 2018 e nel 2019, cioè per i nati nel 2000 e nel 2001: il ministro ha però fatto capire che nei prossimi anni i progetti di diffusione della cultura tra i giovani potrebbero avere altre forme, e che potrebbe scomparire il buono da 500 euro.
Tutto è cominciato dopo che il 15 giugno il Consiglio di Stato, l’organo di secondo grado della giustizia amministrativa, ha stabilito che per poter finanziare il bonus per i diciottenni del 2018 e del 2019 sarebbe servita una legge apposita. Infatti nell’ultima legge di bilancio, quella del governo Gentiloni, la proroga dell’iniziativa non era stata prevista nel modo corretto dal punto di vista giuridico, sebbene i fondi per finanziarla fossero stati conteggiati e siano disponibili.
Il giorno dopo, in un’intervista con il Corriere della Sera, il neo ministro Bonissoli ha detto che il suo predecessore Dario Franceschini avrebbe potuto spendere diversamente i soldi del ministero. «Meglio far venire la fame di cultura ai giovani, facendoli rinunciare a un paio di scarpe», aveva detto, facendo intuire una sua contrarietà all’iniziativa, suscitando le critiche del Partito Democratico. Bonisoli ha poi deciso di riconfermare il bonus, senza però rinunciare a criticarlo: «Non è un caso se in diverse situazioni i soldi del bonus siano stati spesi per feste a base di alcol o usi simili», ha detto. Secondo i dati del ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT) nei tredici mesi dal 3 novembre 2016 al 30 novembre 2017 sembra però che i fondi del bonus cultura siano stati spesi come previsto e in gran parte per acquistare libri.
I dati dicono che circa 600mila persone nate nel 1998 e nel 1999 hanno speso più di 163 milioni di euro per acquistare libri, musica e biglietti per l’ingresso a concerti, cinema, teatro, eventi culturali e musei. L’80 per cento di questi 163 milioni di euro, quasi 132 milioni, sono stati spesi in libri. Il presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Ricardo Franco Levi ha detto che il bonus è stato utilizzato «in massima parte» per l’acquisto di libri universitari, spiegando come abbia avuto «un ruolo simile ai fondi destinati all’acquisto dei testi scolastici in favore degli alunni delle scuole dell’obbligo». Oltre ai libri per lo studio, altre categorie che hanno avuto molto successo tra i ragazzi sono stati i fumetti e la cosiddetta narrativa Young Adult, quella dei romanzi pensati per adolescenti e ragazzi poco più grandi.
Oltre all’importanza che ha avuto per i ragazzi e le famiglie che ne hanno beneficiato, dunque, il bonus cultura è stato importante anche per l’industria culturale e in particolare per l’editoria. Per avere una misura di questa importanza si consideri che nel 2016 – l’ultimo anno per cui sono disponibili dati complessivi – il fatturato totale dell’industria editoriale italiana era stato di 2,561 miliardi di euro. Anche considerando la crescita del mercato degli ultimi anni, una spesa di 132 milioni di euro equivale a circa il 5 per cento del giro di affari dell’editoria italiana.
Alberto Rivolta, Chief Operating Officer del Gruppo Feltrinelli, ha confermato al Post l’importanza che ha avuto per il settore il bonus per i diciottenni, insieme a quella del bonus per l’aggiornamento professionale degli insegnanti: «Tra le misure più recenti a sostegno dei consumi culturali il bonus cultura è stato senz’altro uno strumento efficace, principalmente per aver individuato due target fondamentali, studenti e insegnanti, e averne sostenuto concretamente la capacità di spesa».
Confermando il bonus cultura per i nati nel 2000 e nel 2001, Bonisoli ha anche annunciato che il governo introdurrà «in modo graduale alcuni correttivi, per rimediare agli errori fatti in passato», tra cui il non aver considerato le diverse situazioni economiche delle famiglie, e «preparare un programma strutturale per la promozione del consumo culturale, che assocerà progetti di diffusione culturale nelle scuole con incentivi agli acquisti di prodotti e servizi culturali, a partire dal 2020». Polillo ha offerto l’aiuto di Confindustria Cultura Italia per la progettazione di questi progetti. Parlando con il Post Rivolta si è detto in particolare speranzoso che il nuovo governo possa incoraggiare «azioni sistemiche a favore dell’industria del libro e delle spese in aggiornamento culturale», anche «arrivando ad una riflessione concreta su un tema centrale come quello della loro detraibilità fiscale».