Gian Piero Ventura dice di aver subito un «delitto premeditato mai visto»

L'ex allenatore della Nazionale è tornato sulla mancata qualificazione ai Mondiali, dicendo di essere stato un “pungiball”

(ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)
(ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)

L’ex allenatore della Nazionale italiana di calcio Gian Piero Ventura, che fu protagonista della storica mancata qualificazione ai Mondiali del 2018, ha dato un’intervista alla Gazzetta dello Sport in cui ha detto di aver subito un «delitto premeditato mai visto» dopo la partita contro la Spagna del settembre 2017, quella persa per 3 a 0. Dopo quella partita, la Nazionale iniziò una fase di declino e peggiorò notevolmente le proprie prestazioni, fino all’eliminazione nello spareggio contro la Svezia. Ma prima, secondo Ventura, era andato tutto bene:

Tutto aveva un senso e ha funzionato fino alla gara con la Spagna. Siamo arrivati a quella partita reduci da 7 vittorie e 2 pareggi e dell’appoggio dei tifosi. Dopo quella gara è partita invece una demolizione senza precedenti, un delitto premeditato mai visto.

Ventura ha detto di essere stato utilizzato – non si capisce bene da chi – come capro espiatorio dei problemi della Nazionale: «una delegittimazione continua: sono diventato l’unico colpevole di tutti i mali. La Federazione spettatrice, la squadra salvata: tutta colpa di Ventura. Ventura ha preso il palo, Ventura ha sbagliato il gol, Ventura ha fatto uscire l’Italia dal Mondiale, Ventura ha fatto commissariare la FIGC. Fino alla Spagna io ho fatto l’allenatore della Nazionale, dopo ho fatto il pungiball». Già prima della partita, ha detto, Ventura aveva scritto alla FIGC di sentirsi solo e «non più al centro di un progetto». Si è lamentato che non ci sia stata «una sola persona, né dentro né fuori dalle istituzioni, che abbia preso le mie difese», nonostante la sconfitta fosse arrivata contro una squadra superiore come la Spagna.

Spiegando perché non si sia dimesso da allenatore, scelta che sarebbe potuta essere un modo per raddrizzare il periodo storto della squadra, Ventura ha ammesso di avere sbagliato. Lo fece, ha detto, «per passione, per affetto, per presunzione, non lo so bene neanche io. So solo che in quel momento sentivo forte dentro di me l’attaccamento all’Azzurro e a tutto quello che per me aveva sempre rappresentato. Sentivo che nonostante tutto ce l’avremmo fatta. Di certo questa è una mia grandissima colpa. Dovevo dimettermi».

Parlando della mancata convocazione dell’attaccante Mario Balotelli, per il quale era stato molto criticato, Ventura ha poi detto che lo avrebbe voluto convocare per il Mondiale e per le amichevoli preparatorie al torneo. Ventura ha aggiunto di aver ereditato «l’Italia più anziana degli ultimi 50 anni», e di avere avviato un processo di svecchiamento che avrebbe portato la Nazionale a essere tra le favorite per gli Europei del 2020.

Ha negato che i giocatori più anziani si fossero “ammutinati”, come scrissero i giornali, spiegando che avevano solo fatto un discorso motivazionale ai più giovani, e ha smentito la ricostruzione secondo la quale Daniele De Rossi si arrabbiò con lui durante Italia-Svezia, rifiutandosi di entrare in campo. Secondo Ventura, per come si era arrivati agli spareggi:

«Anche battere una nazionale alla nostra portata è diventato una montagna. Il palo, la sfortuna, neanche mezzo tiro in porta subito, gli infortuni, le polemiche. Ha concorso tutto per l’esclusione. Ma la colpa è stata solo di Ventura, il capro espiatorio di un movimento in crisi di identità. Bersaglio ideale. Io le mie responsabilità me le prendo tutte. Sono l’allenatore della Nazionale che non è andata ai Mondiali. Ma la colpa più grande che ho è stata quella di non voler abbandonare la nave, avrei dovuto farlo in almeno tre o quattro occasioni»