Vanno tutti in Giappone
Rispetto a cinque anni fa il numero annuale di visitatori stranieri è passato da 8 milioni a 28, un successo del turismo senza uguali
Nel 2017 circa 28,7 milioni di turisti hanno visitato il Giappone, un numero sorprendente che segna un aumento di circa 20 milioni rispetto ai dati di appena cinque anni fa. In termini assoluti è uno degli aumenti più significativi di sempre nel flusso di turisti per un paese, segno della crescente ricettività del Giappone che si appresta a ospitare le Olimpiadi nel 2020 nella capitale Tokyo.
I dati fanno parte del rapporto annuale diffuso dall’Organizzazione mondiale del turismo (OMT), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di coordinare e promuovere politiche per lo sviluppo del turismo in modo responsabile e sostenibile. L’aumento di 20 milioni in cinque anni è tra i più alti mai rilevati dall’OMT, che ha iniziato a registrare i flussi di turisti nel 1995. Le stime sono valide per avere un’indicazione degli andamenti, ma devono comunque essere prese con le molle: viene calcolato come turista ogni individuo proveniente dall’estero che trascorra almeno una notte nel paese.
Il dato del 2017 conferma una crescita molto significativa dei flussi turistici in Giappone, in corso già da qualche anno. Tra il 2012 e il 2017 la quantità di turisti nel paese ha avuto un aumento del 250 per cento, il dato più alto tra quelli dei paesi censiti dall’OMT. Naturalmente al risultato hanno contribuito i flussi di turisti in aumento costante in buona parte delle aree del mondo dal 1995. In quell’anno l’OMT rilevò 500 milioni di turisti, mentre nel 2017 sono stati oltre 1,3 miliardi.
Il successo del Giappone è dato da diversi fattori, ma uno dei più rilevanti è di natura economica. A partire dal 2011 il valore dello yen, la valuta giapponese, è diminuito sensibilmente rendendo quindi più vantaggiosi i viaggi nel paese da molti paesi esteri. Il governo ha inoltre avviato diverse politiche per rendere più semplice l’ottenimento dei visti necessari per i turisti provenienti da alcuni paesi, come la Cina. Ne è conseguito un aumento marcato di visitatori da buona parte dell’Asia, che ammontano all’85 per cento del totale.
Nel 2016 il primo ministro giapponese Shinzo Abe aveva fissato come obiettivo del suo governo la crescita del turismo come modo per far crescere l’economia a scapito della riduzione della popolazione attiva giapponese, per via del forte invecchiamento demografico del paese. Nel 2016 solo lo 0,8 per cento del PIL giapponese era dovuto ai ricavi del settore turistico. Abe ha in programma di incrementare ancora l’afflusso dei turisti, sfruttando le Olimpiadi del 2020, che offrono grandi opportunità comunicative e di promozione all’estero: l’obiettivo del governo è raggiungere i 40 milioni di visitatori all’anno nel 2020.
Anche se il turismo sta contribuendo a sostenere l’economia del Giappone, non tutti i giapponesi sono soddisfatti: molti non nascondono la preoccupazione per gli effetti del sovraffollamento, soprattutto in città già molto trafficate e frequentate come Osaka e Kyoto. Inoltre il settore sembra essere cresciuto troppo in fretta per le risorse disponibili, spiega un articolo dell’Economist: in molte località c’è una carenza di lavoratori del settore alberghiero, se non addirittura delle strutture per ospitare i turisti. Per esempio nella città di Nikko, una località turistica vicino a Tokyo, l’hotel Kanaya sta assumendo pensionati perché non trova abbastanza persone giovani che siano formate per lavorare in un albergo. Uno dei maggiori problemi legati al personale è che pochissimi giapponesi sono in grado di parlare in inglese o in altre lingue straniere con facilità. Per questo alcuni hotel e altre aziende che operano nel settore turistico hanno assunto dipendenti stranieri, ma la cosa non è semplicissima per via dei visti necessari, che spesso durano per brevi periodi.
Per quanto riguarda i limiti delle infrastrutture, il primo problema è che fatta eccezione per quelli destinati agli aeroporti di Tokyo e Osaka, ci sono pochi voli aerei internazionali per il Giappone. Un altro è la mancanza di posti letto negli hotel: nella sola Tokyo si stima che ce ne siano 3.500 in meno del necessario. Per far fronte a questi problemi il governo sta prendendo delle misure: è stata da poco approvata la costruzione di una nuova pista di atterraggio all’aeroporto di Narita, che serve Tokyo, e questo mese entrerà in vigore una legge che legalizzerà gli affitti temporanei di case private con piattaforme come Airbnb.
Un altro problema segnalato dall’Economist riguarda il marketing sul Giappone come meta turistica. Il governo vorrebbe che i turisti visitassero il Giappone più volte, andassero anche in altre città oltre a Tokyo, Osaka e Kyoto e che ci fossero più persone provenienti dall’America e dall’Europa. Questo perché da più lontano si arriva, per più tempo si resta e più si spende: il problema è che, anche se molti occidentali vorrebbero andare in vacanza in Giappone, spesso rinunciano perché pensano che sia molto costoso.
Stando alle classifiche dell’OMT, a livello globale l’Italia nel 2017 è stata il quinto paese per afflusso di turisti al mondo, con 58,7 milioni di arrivi internazionali e un aumento annuo dell’11,8 per cento. Al primo posto continua a esserci la Francia, con 89,9 milioni di arrivi, seguita dalla Spagna con 81,8 milioni e dagli Stati Uniti con 74,3 milioni. Anche la Cina è in crescita e si è attestata al quarto posto, davanti all’Italia, con 60,1 milioni di visitatori.