L’Unione Europea fa concorrenza sleale?
Le compagnie di traghetti danesi sostengono che un tunnel finanziato con fondi europei le farà fallire, e hanno fatto causa
Fra dieci anni, se tutto andrà come previsto, Germania e Danimarca saranno collegate da un tunnel che passerà sotto al tratto di Mar Baltico che divide la città tedesca di Puttgarden e l’isola danese di Lolland. Il tunnel sarà finanziato in parte con fondi dell’Unione Europea, che prevede di investire quasi un miliardo di euro sui sette totali. Per chi vive nel nord Europa i vantaggi saranno parecchi: la strada che porta da Amburgo a Copenhagen verrà tagliata di 160 chilometri, e sarà possibile spostarsi fra le due città in due ore e mezzo contro le attuali quattro e mezzo. Germania, Danimarca e Svezia saranno quindi unite da una strada carrabile che si potrà percorrere in circa tre ore, con enormi benefici per il commercio e il turismo. Ma c’è un ma.
Le compagnie di traghetti danesi hanno citato in giudizio la società statale danese che sta progettando l’opera – e che riceverà i fondi europei – perché l’accusano di concorrenza sleale. La causa è iniziata nel 2015 e in autunno è prevista una decisione della Corte di Giustizia europea.
«Il fatto che un governo metta in piedi un’azienda che fa concorrenza a un’azienda privata e che per farlo usi soldi pubblici è un incredibile caso di studio», ha detto a Politico Søren Poulsgaard Jensen, il capo di Scandilines, una delle due aziende di traghetti che ha citato in giudizio la compagnia pubblica, che si chiama Femern.
Le due aziende avevano già provato a fermare il tunnel qualche anno fa. La questione era stata sottoposta alla commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager, che è danese ed è nota per la sua imparzialità e durezza. Ma Vestager aveva deciso che il miliardo di euro che l’UE darà alla Danimarca non doveva essere considerato un aiuto di stato, dato che il tunnel rappresenta «un importante progetto di comune interesse europeo». Il linguaggio usato da Vestager non è casuale: l’articolo 107 del Trattato di Roma, uno dei trattati fondanti dell’Unione, al comma 3b prevede esplicitamente che «gli aiuti destinati a promuovere la realizzazione di un importante progetto di comune interesse europeo» sono considerati compatibili con le regole del libero mercato.
Per l’Unione il tunnel che collegherà Germania e Danimarca sarà una porzione importante del cosiddetto corridoio scandinavo-mediterraneo che collega la Sicilia a Oslo, e che “rallenta” proprio in corrispondenza dei due paesi settentrionali, dove automobili e treni sono costretti a un giro tortuoso per proseguire verso nord. Un portavoce della Commissione ha fatto sapere che difenderà la bontà e la legittimità del progetto davanti alla Corte: «tutte le decisioni sulla concorrenza sono fondate sui fatti e su basi legali ed economiche».
Secondo le stime di Femern, il tunnel verrà utilizzato ogni anno da circa 3,3 milioni di veicoli e 35mila treni. A ogni auto sarà chiesto un pedaggio di 65 euro, tutto sommato abbastanza contenuto. Dando per buoni questi calcoli, il tunnel dovrebbe ripagarsi da solo in tempi relativamente brevi, cioè meno di quarant’anni. Le compagnie di traghetti però pensano che almeno all’inizio i prezzi potrebbero essere ancora più bassi, così da eliminare la loro concorrenza. «Se si atterranno alla previsione [di 65 euro] non abbiamo problemi, ma se non lo faranno, useranno gli aiuti di stato per sbatterci fuori dal mercato. È questo il problema», ha spiegato Poulsgaard Jensen a Politico.
Sarà il ministro dei Trasporti danese a decidere le tariffe, una volta che il tunnel sarà aperto: ma per il momento non ha commentato le notizie di questi mesi, e ha spiegato che il pedaggio non è ancora stato stabilito.