Perché l’Egitto prepara i Mondiali in Cecenia?
C'entra la Russia e la volontà di Vladimir Putin di contare di più nel mondo arabo
All’inizio di maggio a Grozny, la capitale della Cecenia, repubblica del Caucaso a maggioranza musulmana che fa parte della Federazione Russa, c’è stata una cerimonia molto particolare a cui hanno partecipato il controverso leader ceceno Ramzan Kadyrov e il principe ereditario di Abu Dhabi, Mohammed bin Zayed al Nahyan. La cerimonia è stata organizzata per l’apertura di un nuovo hotel di lusso, il primo in Cecenia finanziato con fondi stranieri, che a partire dai prossimi giorni ospiterà la Nazionale di calcio dell’Egitto durante la sua preparazione ai Mondiali.
Il ministro dell’Informazione del governo ceceno, Jambulat Umarov, ha spiegato così la bizzarra scelta della federazione egiziana di fare la preparazione in Cecenia: «Loro sono musulmani, noi siamo musulmani. Siamo entrambi musulmani». Poi ha aggiunto: «Penso che Mohamed Salah ne sarà felice», riferendosi alla fede musulmana del più forte e amato giocatore egiziano, noto anche per essere molto religioso.
A differenza di quello che dice il governo ceceno, però, dietro alla scelta della federazione di calcio egiziana c’è molto di più: non solo ragioni sportive o legate alla religione, ma anche forti motivi politici. Per Kadyrov, leader ceceno conosciuto in Occidente soprattutto per le violenze brutali del suo regime, stringere legami con l’Egitto rientra in una strategia più ampia, appoggiata anche dal presidente russo Vladimir Putin, che di Kadyrov è alleato: farsi nuovi amici nel mondo arabo presentandosi come “inviato non ufficiale” in rappresentanza dei 20 milioni di musulmani che vivono in Russia.
Negli ultimi anni Kadyrov ha stretto legami di amicizia con il potente principe ereditario emiratino Mohammed bin Zayed al Nahyan, ha guidato la creazione a Grozny del Fondo Zayed, istituito per sostenere le imprese locali, ha appoggiato la decisione della compagnia aerea Air Arabia di inaugurare voli diretti tra la Cecenia e gli Emirati Arabi Uniti e ha visitato ufficialmente alcuni paesi del Golfo Persico. Oltre a rafforzare i rapporti economici e di amicizia con i paesi arabi, Kadyrov ha organizzato manifestazioni in solidarietà dei rohingya, minoranza etnica musulmana perseguitata brutalmente in Myanmar, ha mandato battaglioni a combattere in Siria dalla parte di Bashar al Assad e ha ristrutturato una moschea della città siriana di Aleppo. L’impressione di molti è che Kadyrov abbia fatto tutto questo non solo per ambizione personale ma anche incoraggiato da Putin, che negli ultimi anni ha mostrato di essere interessato ad aumentare la sua influenza in Medio Oriente.
Kadyrov, al potere in Cecenia dal 2005, è un personaggio molto particolare. Come ha scritto Amie Ferris Rotman sul Washington Post, «solo pochi anni fa era considerato da Mosca una forza bruta necessaria per sopprimere la violenza islamista in Cecenia, il posto dove nei decenni recenti si sono combattute due guerre per l’indipendenza da Mosca». Secondo il giornalista Max Seddon, tra Putin e Kadyrov esiste fin dal principio una sorta di accordo informale: la Russia finanzia il regime di Kadyrov, che in cambio reprime ogni forma di dissenso anti-russo e combatte gli estremisti islamisti ceceni con tutti i mezzi possibili.
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Secondo diversi giornalisti esperti di Russia, la collaborazione tra i due andrebbe anche oltre. Kadyrov, ha scritto il New York Times, sembrerebbe essere collegato a quasi tutti i più importanti omicidi politici avvenuti in Russia negli ultimi anni, tra cui quello del noto oppositore russo Boris Nemtsov, ucciso nel febbraio 2015 a Mosca. Negli ultimi anni il regime di Kadyrov è stato accusato più volte di violazioni dei diritti umani, così come quello del presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. Una delle inchieste giornalistiche più importanti è stata realizzata dal quotidiano russo d’opposizione Novaya Gazeta, che nell’aprile dello scorso anno parlò di torture, arresti e omicidi compiuti dal regime ceceno contro gli omosessuali.
A febbraio di quest’anno l’organizzazione non governativa Human Rights Watch aveva chiesto alla FIFA, l’organo di governo del calcio mondiale, di intervenire nella scelta della Nazionale egiziana di allenarsi in Cecenia, vista la brutalità del regime di Kadyrov. La FIFA si è limitata a «condannare le discriminazioni in ogni loro forma» ma non è andata oltre, mentre il team manager della Nazionale egiziana, Ihab Leheta, ha detto che qualsiasi dubbio sulla scelta del posto dovrebbe essere rivolto alla FIFA: «Per noi il posto è buono e calmo, le persone ci hanno accolto bene».