Sono state confermate in appello le assoluzioni per il caso Giuseppe Uva
La Corte d'Assise d'Appello di Milano ha confermato la sentenza di primo grado per i sei carabinieri e i due poliziotti accusati di averlo ucciso dopo una notte in caserma nel 2008
La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha confermato le assoluzioni per i sei carabinieri e i due poliziotti accusati di avere ucciso Giuseppe Uva, un operaio di 43 anni morto il 14 giugno 2008 a Varese, dopo una notte in caserma. La sentenza di primo grado era stata emessa nell’aprile 2016 ed è stata confermata oggi.
Uva venne arrestato la sera del 13 giugno, mentre era ubriaco assieme a un amico, venne portato in una caserma dei carabinieri di Varese e poche ore dopo fu trasferito in ospedale, dove ricevette un trattamento sanitario obbligatorio (TSO). Uva morì alle 11 di mattina. I capi di accusa contro i poliziotti e i carabinieri coinvolti erano quattro: omicidio preterintenzionale, abbandono di incapace, arresto illegale e abuso di autorità. I genitori di Uva hanno sempre sostenuto che l’uomo sia morto per le violenze subite da parte di carabinieri e polizia. Negli anni il caso Uva si è notevolmente complicato poiché già prima della sentenza di primo grado il magistrato che si era occupato delle prime fasi delle indagini, Agostino Abate, venne accusato di averle gestite con grandi lacune e successivamente trasferito.
Il caso di Uva, assieme a quelli di Stefano Cucchi e di Federico Aldrovandi, è stato uno dei più noti fra quelli che negli ultimi anni hanno riguardato sospetti di violenze commesse da parte delle forze dell’ordine nei confronti di persone arrestate.