Perché ieri tutti gli Starbucks negli Stati Uniti erano chiusi
I dipendenti hanno partecipato a un corso contro il razzismo dopo che due clienti erano stati arrestati in una caffetteria solo perché neri
Martedì pomeriggio tutte le caffetterie Starbucks negli Stati Uniti, più di 8.000, sono state chiuse dalle 14 alle 17:30 per consentire a tutti i 175 mila dipendenti di partecipare a un corso contro «i pregiudizi razziali» e le loro manifestazioni nei luoghi pubblici.
Oltre che un momento di formazione per i dipendenti è stato un tentativo di risolvere un grave problema di immagine dopo che lo scorso aprile i dipendenti di uno Starbucks a Philadelphia avevano notato due clienti neri seduti a un tavolo senza ordinare e avevano chiamato la polizia; i due erano stati arrestati anche se avevano spiegato che si trovavano lì per una riunione di lavoro. Starbucks si era subito scusata e aveva annunciato che avrebbe preso provvedimenti, mentre molti già suggerivano di boicottare le caffetterie accusando la società di razzismo. La vicepresidente per la vendita al dettaglio Rossann Williams ha spiegato che «non è una soluzione ma un primo passo».
For several hours this afternoon, we will close stores and offices to discuss how to make Starbucks a place where all people feel welcome.
Thank you for your patience and support as we renew our promise to make Starbucks an inclusive gathering place for all.
See you tomorrow.
— Starbucks Coffee (@Starbucks) May 29, 2018
Durante il corso, durato 4 ore, i dipendenti hanno ricevuto un opuscolo con domande che invitavano alla riflessione e in cui prendere appunti, e tablet su cui hanno guardato video informativi come il documentario “You’re Welcome” del regista Stanley Nelson, dedicato alla vita dei neri nei luoghi pubblici. Poi hanno discusso tra loro per confrontarsi sul senso di appartenenza e i pregiudizi. Qualche giorno fa Starbucks aveva pubblicato un video per descrivere il programma: si apriva con il filmato dell’arresto dei due clienti, Rashon Nelson e Donte Robinson, e una voce fuori campo che commentava «Non è così che vogliamo essere». Martedì sulla vetrina di uno Starbucks a Times Square, a New York, era stato appeso un poster che annunciava la chiusura con scritto «Così la nostra squadra può riconnettersi con la nostra missione e condividere le idee su come rendere gli Starbucks ancora più accoglienti».
We apologize to the two individuals and our customers for what took place at our Philadelphia store on Thursday. pic.twitter.com/suUsytXHks
— Starbucks Coffee (@Starbucks) April 14, 2018
Il programma è stato realizzato con l’aiuto di esperti e attivisti per i diritti dei neri, tra cui Eric Holder, l’ex procuratore generale degli Stati Uniti, e Heather McGhee, presidente di Demos, importante centro studi per i diritti civili.