11 cose sul sesto episodio di “Westworld”
Una teoria matematica, il rapporto tra larghezza e altezza di un'immagine, robot assassini da spegnere e compositori che diventano musica, tra le altre cose
Dal 27 maggio è online su Sky Atlantic la versione in lingua originale di “Phase Space”, il sesto episodio della seconda stagione di Westworld, che si potrà vedere in italiano, sempre su Sky Atlantic, dal 4 giugno.
Come ogni altro episodio di Westworld, lo si può guardare e poi passare una settimana tra perplessità e congetture; oppure leggersi le tante cose che internet ha da dire a riguardo, per capire qualcosa in più, togliersi un paio di dubbi e, allo stesso tempo, farsene venire altri venti.
Come sempre, ci sono varie domande su chi (o cosa) è chi, su dove succede quello che succede e su quando succede. Domande che si incastrano con questioni tecnologiche ed etiche, che girano attorno all’immortalità, la robotica e l’intelligenza artificiale. In più, per fare un po’ di chiarezza sul sesto episodio tornano utili un po’ di competenze sull’aspect ratio, il rapporto tra larghezza e altezza di un’immagine, e sulla teoria dei sistemi dinamici nota come “spazio delle fasi”.
Se volevate una serie tv da guardare cucinando, avete sbagliato serie. Ma si siete arrivati fin qui di certo già l’avete capito, e probabilmente avete deciso che ne vale la pena. Da qui in poi si parla di tutto quello che succede nel sesto episodio della seconda stagione di Westworld. Da qui in poi, quindi: SPOILER.
All of us right now. #Westworld pic.twitter.com/KHUlsUYrrb
— Joanna Robinson (@jowrotethis) May 28, 2018
Un po’ d’ordine
Dopo “Akane no mai“, un episodio per gran parte in giapponese, si torna, per gran parte del tempo, a Westworld e alla Mesa, la sala di controllo di Westworld. Con qualche scena che, giusto per complicare le cose, si svolge nel Cradle, la Culla: un backup di tutta Westworld e di tutti i suoi androidi, una coscienza collettiva, una specie di sala server che permette di ricreare una simulazione di Westworld e testare virtualmente nuove narrative. L’episodio inizia con un dialogo tra Dolores e Arnold, simile a quello visto all’inizio del primo episodio della seconda stagione. Solo che Arnold è in realtà Bernard e più che un dialogo è un “test sulla fedeltà”, simile a quelli che William faceva con il signor Delos.
C’è anche un consistente indizio del fatto che quella scena sia una simulazione all’interno della Culla (ci arriviamo tra un po’). È di certo all’interno della simulazione la scena in cui Bernard (o uno che sembra Bernard, o uno che è Bernard con dentro qualcosa di Arnold) rivede il caro vecchio Ford.
Tra la prima e l’ultima scena succedono altre cose. Arriva il reboot di Teddy (con la faccia da duro e pochissime remore nell’uccidere). Dolores sembra preoccupata dal nuovo Teddy (è sempre così coi fidanzati: provi a cambiarli, cambiano e poi non ti vanno più bene). Abernathy viene imprigionato (inchiodato) nelle sale di controllo di Westworld. Maeve lascia a Shogun World due compagni di viaggio perché «ognuno di noi ha diritto di scegliere il proprio destino, persino quando il destino è la morte». Maeve ritrova la figlia ma scopre che nel frattempo le hanno assegnato una nuova madre. Arrivano quelli della Ghost Nation e rovinano tutto (forse). Sizemore, dopo essere stato ringraziato da Maeve (cosa che lui apprezza), chiama i soccorsi. Felix sembra scegliere di stare con Maeve. Charlotte e Bernard scoprono che la Culla è fuori controllo. L’Uomo in Nero ha un dialogo apparentemente chiarificatore con la figlia e poi la abbandona. Arriva un nuovo macho della sicurezza, che si chiama Coughlin e dice che non gli interessa se funzionano o no gli ascensori, il problema è spegnere i robot assassini.
Ah, intanto Maeve è affiancata da tre umani, due banditi-robot del vecchio West e una giapponese-robot vestita da vecchio West. E Dolores e i suoi seguaci incazzati hanno preso il treno e stanno andando con la loro locomotiva lanciata a bomba contro la Mesa, il quartier generale dove c’è Abernathy.
La frase di quest’episodio da segnarsi e usare nel momento opportuno è «Il dolore è solo un programma». La dice Bernard a Elsie.
“Phase Space”
Dopo aver ripassato (avete fatto i compiti, vero?) l’enigma della sfinge e alcune nozioni base della lingua giapponese, è il momento della matematica che quasi sfocia nella filosofia. Lo “spazio delle fasi” (“phase space” in inglese) è, in un’analisi dei sistemi dinamici, uno spazio in cui tutti i possibili stati di un sistema sono rappresentati, con ogni possibile stato del sistema che corrisponde a un unico punto nello spazio. Detta più facile, come la dice Vulture, «è un grafico che mostra tutte le possibilità in un’unica volta, come se esistessero tutte insieme». È un concetto matematico difficile da spiegare in poche parole, prendete per buono che indica uno spazio concettuale i cui punti rappresentano tutti i possibili stati di un sistema. Se volete approfondire: versione lunga e versione lunga se capite l’inglese. Sui possibili significati del titolo, non c’è una risposta giusta: probabilmente ha a che fare con il fatto che, magari grazie alla Culla, è possibile simulare tantissime situazioni in uno stesso momento. O magari è tutto molto più complicato di così e ancora dobbiamo capirlo.
"Hello, old friend." #Westworld @jfreewright pic.twitter.com/1osXTRtTrB
— Westworld Gifs (@WestworldGifs) May 28, 2018
Bernarnold e l’importanza dell’aspect ratio
Quello che credevamo essere l’umano Bernard si rivelò, nella prima stagione, l’androide Bernard creato da Ford per somigliare (di certo esteticamente, ma forse anche in altro modo) ad Arnold, il suo vecchio socio. Sembrava difficile, ma a ripensarci ora era semplicissimo. Perché ora il problema è capire quanti Bernard ci sono (il trailer del settimo episodio suggerisce che le cose stiano per complicarsi molto) e se quei Bernard contengono qualche traccia di Arnold.
Nel caso specifico del secondo episodio vediamo quello che pensiamo essere Arnold che invece è Bernard, messo alla prova da Dolores. Nella prima stagione vedevamo scene in cui pensavamo ci fosse Bernard mentre in realtà c’era Arnold. Ora è il contrario. La scena del primo episodio l’abbiamo comunque già vista, simile ma non uguale, all’inizio della seconda stagione:
Come ha notato Joanna Robinson su Vanity Fair, è importante notare l’aspect ratio (il rapporto tra larghezza e altezza dell’immagine) della scena tra Dolores e Bernard all’inizio di “Phase space”. Quasi tutte le cose che si vedono ora in tv hanno un aspect ratio di 16:9, ed è così che sono quasi tutte le scene di Westworld. Il dialogo tra Dolores e Bernard è invece in 2.40:1, un formato usato per il cinema. È lo stesso aspect ratio che si vede quando Bernard incontra Ford nella simulazione all’interno della Culla, alla fine dell’episodio. Tendendo a escludere l’errore del montatore, ne consegue che la scena tra Dolores e Bernard si svolge nella Culla. Che cosa stia facendo Dolores nella Culla, ancora è da capire.
Ford!
Pare invece che Ford si sia fatto mettere nella Culla, sotto forma di coscienza (cioè di pallina rossa) da Bernard. E che da lì sia riuscito a controllare quello che doveva controllare e a impedire a quelli fuori dalla Culla di averci accesso. Come nota Elsie, la Culla si è messa a rispondere, a improvvisare e a combattere i tentativi di accesso o hacking e, anche se non si capisce chi, qualcuno sta inviando dei messaggi. Il ritorno di Anthony Hopkins in Westworld era sospettato da qualcuno e, col senno di poi, era anche stato suggerito da alcuni altri attori. Ma ora c’è da capire se e quante volte si rivedrà questa versione San Junipero di Ford. I grandi compositori non muoiono, disse Ford nella prima stagione, perché diventano musica. Lui pare essere diventato codice.
Cosa voglia Ford e quanto di quello che è successo sia stato architettato da lui o sia improvvisazione, non è dato saperlo.
Hopkins!
Cosa fa Ford alla fine dell’episodio? Suona un piano. Cosa faceva Hopkins nell’ultimo suo tweet, un paio di mesi fa?
Today is all play and no work… pic.twitter.com/SHhRyBbgJs
— Anthony Hopkins (@AnthonyHopkins) April 24, 2018
Volete parlare anche voi con la Culla (forse con Ford?)
Si può, a questo link. Oppure si possono leggere qui un po’ di importanti risposte raccolte su Reddit.
What do you see in there?
<system_autoreply link=”https://t.co/ljFEi5ImTs”>CR4-DL_Auto_Extraction </system_autoreply> pic.twitter.com/LkwDizDCET— Westworld (@WestworldHBO) May 28, 2018
Serve una pausa
Qualche giorno fa Elle ha pubblicato un video in cui Jimmy Simpson, il giovane William, risponde a teorie assurde («e magari non così assurde») mandate dai fan. C’è anche la teoria secondo la quale Westworld finisce con qualcuno che apre una porta e entra in Game of Thrones. Alcune sue risposte:
-Non è vero, ma sarebbe bello lo fosse. Chiamatemi uno sceneggiatore per scriverlo.
-Niente di tutto ciò ha senso.
-Mi piace come usi le parole, ma sono scorrette.
-Hai ragione! (E poi fa no con la testa)
-Questa cosa sembra la cosa che sembra. Ma sembra solo una cosa, non è quella cosa.
Sizemore, bisogna ascoltare Sizemore
Il personaggio di Lee Sizemore sembrava uno dei tanti nella prima stagione, ma nella seconda è molto importante. Perché è un umano che sa tantissimo del parco ed è accanto a Maeve, l’androide che sembra cavarsela meglio di tutti. Lee e Maeve hanno alcuni dei migliori momenti comici della serie (Dolores e Teddy invece non scherzano MAI), ma un utente Reddit ha fatto notare che è già successo più volte che cose dette da Sizemore poi si rivelassero vere e importanti, quasi profetiche. Già prima del sesto episodio, Robinson scrisse su Vanity Fair: «Lee Sizemore è il personaggio più importante di Westworld? In una stagione piena di domande, è l’unico che dà risposte».
Non male, questi sei
Niente teorie, solo un bel gruppo.
Tocca avere dubbi pure su William?
Siamo quasi alla fine, e quindi ci addentriamo nel territorio del “molto improbabile ma chissà”. C’è una teoria secondo la quale l’Uomo in Nero sarebbe in realtà un androide, creato da Ford per portare avanti la sua narrativa, dopo che il vero William è morto, chissà quando e chissà dove. Il gioco di Ford per lui consisterebbe quindi nello scoprire di essere un androide. Le prove per ora sono deboli: starebbero nel discorso che l’Uomo in Nero fa con la figlia e nel fatto che si confonde su chi, tra la moglie e la figlia, avesse paura degli elefanti del parco a tema India coloniale. Un utente Reddit ha anche fatto notare che, reagendo a quel ricordo sbagliato, l’Uomo in Nero sembra reagire come gli androidi, quando c’è qualcosa che non torna nel loro codice. In tutta questa storia c’entrerebbe anche il fatto che la figlia dell’Uomo in Nero dice di essere tornata a The Raj, il parco indiano, su invito di Charlotte.
Il trailer del settimo episodio
Un Bernard, due Bernard, tre Bernard, molti Bernard.