Il lavoro del libraio, secondo un libraio poeta
Cioè secondo il protagonista di "Nel cuore della notte" di Marco Rossari
«Quello del libraio era un lavoro noioso. Pensavo che comportasse sistemare un po’ gli scaffali e consigliare libri ai clienti, magari parlare di letteratura e arte. Ingenuo. Passavi invece la maggior parte del tempo a scaricare bolle, aprire scatoloni, preparare le rese. La resa, ecco un buon titolo per la mia vita di poeta libraio che ha rinunciato a ogni aspirazione. Le clienti facoltose si dirigevano senza esitazioni verso la pila dei gialli, prendendone cinque o sei alla volta; ogni tanto ne riportavano addirittura qualcuno indietro, perché l’avevano già letto e non se ne ricordavano: «Sa com’è, le copertine si assomigliano tutte…» Ma di nuovo, come con la casa e l’imborghesimento, l’amarezza iniziale aveva lasciato il posto a un nuovo piacere. Godevo di quella umiliazione. La devozione al mestiere era spolverare i romanzi, spazzare per terra, controllare le cedole. Ero il cassiere, il cortese impiegato che sistemava le sedie e le bottigliette d’acqua per la presentazione di un romanzo alla quale partecipavano i cugini, le zie e uno sbiellato con barba incolta e unghie sporche».
Nel cuore della notte di Marco Rossari, Einaudi 2018
È un romanzo, breve. Parla soprattutto delle storie d’amore, ma anche del tempo che stiamo vivendo e della vita in generale.