Guida ai Mondiali: ?? Germania
Il sistema calcistico tedesco continua a favorire soprattutto la sua nazionale, che resta forte in ogni ruolo e in Russia può vincere ancora
I Mondiali 2018 iniziano il 14 giugno. Questa è la prima delle sette guide che il Post dedicherà alle Nazionali di calcio più importanti del torneo: quelle da cui, con ogni probabilità, verrà fuori la vincitrice della 21ª edizione della Coppa del Mondo.
Con più di 82 milioni di abitanti la Germania è il settimo paese più popolato fra quelli rappresentati ai Mondiali 2018, dopo Brasile, Russia, Nigeria, Giappone, Messico ed Egitto. La sua Nazionale è stata in testa al ranking FIFA per buona parte degli ultimi quattro anni, cioè da quando ha vinto la sua quarta Coppa del Mondo eguagliando il numero di vittorie dell’Italia. Oltre ad arrivarci da campione in carica, in Russia la Nazionale tedesca sarà guidata ancora una volta dall’allenatore Joachim Löw, che mantiene la carica ininterrottamente dal 2006. La sua è una delle gestioni più longeve e vincenti nella storia del calcio internazionale e a lui va buona parte di merito per i successi raggiunti di recente dalla squadra.
Il più grande merito riconosciuto a Löw è aver saputo gestire al meglio l’efficiente sistema calcistico nazionale, che grazie alla riforma iniziata nel 2002 ha allargato e alzato il valore medio della “base” di calciatori da cui la Nazionale può attingere. Dal 2002 al 2014, anno in cui la Germania è tornata a vincere il Mondiale, la federazione ha costruito 52 centri d’eccellenza dedicati alla formazione dei migliori talenti del paese, ma anche 366 centri regionali che occupano tuttora 1.300 preparatori a tempo pieno. I centri sono stati costruiti con l’obiettivo di coprire tutto il territorio, per permettere a tutti i ragazzi di raggiungerne uno entro 35 chilometri dalle loro abitazioni, in modo da non escludere nessuno.
Grazie al sistema su cui poggia il calcio tedesco, da quando è in carica Löw ha avuto la possibilità di convocare in Nazionale maggiore una cinquantina di giocatori diversi mantenendo comunque alto il livello delle prestazioni della squadra, come ha spiegato in una recente conferenza stampa: «Da un paio di anni la Germania è una nazionale di vertice con una continuità unica. Questo è dimostrato dal modo in cui vinciamo contro le piccole con quattro, cinque gol di scarto. Non facciamo fatica come capita all’Italia o ad altre Nazionali. Abbiamo continuità e una grande forza offensiva. È per questo che negli ultimi anni siamo arrivati al top. Non importa con chi giochiamo nelle qualificazioni: facciamo comunque risultato. Questo è quello che conta per noi oltre al fatto di mantenere sempre alta la concentrazione e il livello offensivo».
Una squadra forte in ogni ruolo
La scorsa estate la Germania ha partecipato alla Confederations Cup in quanto campione del mondo in carica. Era arrivata in Russia con una squadra composta da molte riserve e giovani con meno esperienza, dopo che Löw aveva deciso di lasciare a riposo i titolari e dare una possibilità a chi aveva avuto meno spazio. È finita che la Germania ha vinto la Confederations Cup battendo squadre, come Messico e Cile, composte interamente da titolari. E anche se i giovani più talentuosi erano stati tutti convocati con la Nazionale maggiore, la Germania Under-21 è riuscita ugualmente a vincere l’Europeo in Polonia nell’ultima impressionante prova di solidità data dal calcio tedesco.
Per i Mondiali Löw ha integrato la rosa titolare con alcuni giocatori visti nella Confederations Cup. In porta potrà scegliere di far giocare il titolare del Bayern Monaco, il titolare del Barcellona o il titolare del Paris Saint-Germain. La difesa è ormai consolidata, con Hector e Kimmich terzini ai fianchi di Boateng e Hummels, compagni di reparto anche al Bayern Monaco. Davanti alla difesa è probabile l’impiego di Khedira e Kroos, titolari nella Juventus e nel Real Madrid. Il trequartista sarà Ozil, con Thomas Muller e Draxler esterni alti, anche se quest’ultimo potrebbe alternarsi con Reus. L’attaccante titolare sarà probabilmente il 22enne Timo Werner, protagonista della recente scalata del Lipsia nel campionato tedesco e autore di 21 gol in 45 partite stagionali. Sulla carta è una squadra da finale, anche senza la presenza di una “stella”.
La formazione che probabilmente vedremo ai Mondiali è quella usata nelle partite di qualificazione più impegnative e nell’ultima amichevole giocata contro la Spagna. Ma Löw ha a disposizione talmente tanti potenziali titolari da poter schierare la squadra in almeno tre modi differenti, cambiando giocatori, senza perdere competitività. Al posto di Werner potrebbe giocare Mario Gomez, che rispetto al primo è un centravanti di stazza. Come esterni può usare Leroy Sané, titolare nel City di Guardiola, o Leon Goretzka, prossimo giocatore del Bayern Monaco. Fra le riserve a centrocampo c’è Ilkay Gündogan; in difesa l’ex romanista Antonio Rüdiger.
Chi gioca in porta?
La Germania non ha niente di grosso da risolvere e non è alle prese con alcun interrogativo: l’unico – se vogliamo chiamarlo così – è la scelta del portiere titolare. Il campione del mondo Manuel Neuer non gioca una partita da settembre per una frattura del metatarso del piede sinistro con cui è alle prese da più di un anno. Neuer ha iniziato ad allenarsi a marzo ed è stato convocato in Nazionale perché il posto da titolare è sempre suo: ci sono tuttavia preoccupazioni per le possibili ricadute. Ha una placca inserita nel piede sinistro (ne ha una anche sul destro, ma da 9 anni): nelle ultime settimane non ha dato problemi ma se il dolore dovesse ripresentarsi nei giorni del Mondiale la sua carriera sarebbe a rischio, come lui stesso ha detto a marzo durante un’intervista alla televisione del Bayern.
In sua assenza il portiere titolare è stato Marc-André ter Stegen, che gioca con il Barcellona dal 2014. In alternativa ci sono poi Kevin Trapp del PSG, dal rendimento meno convincente, e Bernd Leno del Bayer Leverkusen, fra i possibili canditati alla porta del Napoli. Senza Neuer, tuttavia, Löw deve cambiare alcuni aspetti del gioco, dato che la presenza di Neuer, famoso per essere molto bravo anche con i piedi, il resto della squadra poteva mantenere una posizione più alta in campo, facilitando così il pressing e l’orientamento offensivo.