Il governo Rajoy è arrivato alla fine?
Non è rimasto più nessuno ad appoggiare il primo ministro spagnolo, a capo di un partito travolto dagli scandali
In Spagna il governo guidato dal primo ministro Mariano Rajoy potrebbe essere presto sfiduciato. Il principale partito di opposizione, il Partito Socialista (PSOE), ha presentato una mozione di sfiducia, mentre l’unica importante forza politica che finora aveva appoggiato Rajoy in Parlamento oltre al PP, Ciudadanos, ha comunicato oggi la sua intenzione di andare alle elezioni anticipate. Rajoy governa in Spagna dal 2011 ma dal 2016 è a capo di un governo di minoranza indebolito da diverse crisi e scandali che negli ultimi mesi hanno coinvolto il suo partito, il Partito Popolare (PP), uno dei più corrotti dell’intera Europa occidentale.
Lo scandalo che ha provocato la reazione degli altri partiti politici è quello chiamato dalla stampa spagnola “caso Gürtel”, rivelato da un’indagine iniziata nel novembre 2007 dalla Procura nazionale anticorruzione, e con al centro l’imprenditore Francisco Correa. Lo scandalo ha coinvolto diversi uomini d’affari vicini a Correa e molti esponenti del PP, accusati tra le altre cose di corruzione, riciclaggio di denaro ed evasione fiscale: le attività criminali erano legate per lo più a finanziamenti illegali del PP, soprattutto nelle comunità autonome di Madrid e Valencia (una parte delle indagini ha riguardato le attività dell’ex tesoriere del PP Luis Barcenas, del quale si era parlato anche sui giornali internazionali nell’estate del 2013). Giovedì è arrivata la sentenza per gli imputati del “caso Gürtel”, per un totale di 351 anni di carcere e il riconoscimento dell’importante ruolo del PP nella rete di corruzione.
Dopo la sentenza, sono cominciati i guai per il governo Rajoy. Il PSOE ha depositato al Parlamento spagnolo una mozione di sfiducia, che però in Spagna si esprime nella forma “costruttiva”: significa che per sfiduciare un primo ministro è necessario presentare un candidato alternativo, che diventa automaticamente nuovo capo del governo in caso di approvazione della mozione. Il candidato del PSOE è il suo leader, Pedro Sánchez, che ha detto di cercare l’appoggio di tutte le forze del Parlamento spagnolo – anche tra gli indipendentisti – e ha promesso di convocare elezioni anticipate una volta arrivato al governo. Non è chiaro però se Sánchez avrà i numeri per arrivare fino in fondo: può contare sui voti di Podemos, partito di sinistra guidato da Pablo Iglesias, ma non si è ancora capito cosa farà Ciudadanos, partito di centrodestra che finora aveva appoggiato dall’esterno il governo Rajoy.
In una conferenza tenuta venerdì mattina, Ciudadanos ha detto che l’esperienza di Rajoy è finita e ha espresso la sua intenzione di andare a elezioni anticipate. Se Rajoy non si farà da parte, Ciudadanos appoggerà l’idea di una mozione di sfiducia “strumentale”, come l’ha definita, che permetta la nascita di un nuovo governo che convochi subito elezioni anticipate. Non è chiaro però se Ciudadanos accetterà di appoggiare la mozione del PSOE, e senza i voti di Ciudadanos le possibilità del PSOE di avere successo sembrano piuttosto limitate. Inoltre c’è una questione tecnica da risolvere: Rajoy non può convocare elezioni anticipate dal momento in cui una mozione di sfiducia viene depositata in Parlamento. La proposta di Ciudadanos sembra perciò impraticabile: per convocare elezioni anticipate subito, serve che il PSOE ritiri la sua mozione di sfiducia.
Le diverse posizioni dei partiti spagnoli riflettono l’andamento dei consensi registrato dai sondaggi negli ultimi mesi. Ciudadanos vorrebbe andare ad elezioni anticipate perché alcuni degli ultimi sondaggi lo danno come prima forza politica a livello nazionale, un traguardo mai raggiunto finora dal partito guidato da Albert Rivera. Il PP vorrebbe evitarle, perché i suoi consensi negli ultimi mesi sono crollati, tra gli scandali di corruzione e una gestione controversa della crisi catalana. Il PSOE si trova in una situazione piuttosto complicata, soprattutto dopo avere ottenuto alle ultime elezioni il peggior risultato della sua storia. Podemos, dopo un periodo difficile causato soprattutto della crisi in Catalogna, sembra essersi un po’ ripreso, anche se in questi giorni ha organizzato un referendum interno che potrebbe privarlo del suo leader, Pablo Iglesias (qui la storia del referendum, spiegata).
Finora il PP si è limitato a chiedere alle forze politiche un “atto di responsabilità”, cioè di continuare ad appoggiare il governo, ma non ha ancora commentato le ultime decisioni del PSOE e di Ciudadanos.