Nicolás Maduro è stato rieletto presidente del Venezuela
Come previsto: e l'unico candidato dell'opposizione – gli altri hanno boicottato il voto – si è rifiutato di riconoscere il risultato
Nicolás Maduro è stato rieletto presidente del Venezuela per un nuovo mandato di sei anni, ma le elezioni di domenica non sono considerate libere dagli osservatori internazionali e il principale candidato dell’opposizione – per anni e ancora oggi repressa, delegittimata e perseguitata – ha rifiutato di riconoscerne il risultato. Secondo l’ufficio nazionale delle elezioni, con oltre il 90 per cento dei voti scrutinati, Maduro ha ottenuto 5,8 milioni di voti (il 67,7 per cento) mentre il suo principale avversario Henri Falcón, poco rappresentativo dell’opposizione venezuelana, ne ha ottenuti 1,8 milioni (il 21,2 per cento).
L’affluenza è stata molto bassa, pari a circa il 46 per cento, mentre era stata dell’80 per cento alle elezioni del 2013. Durante tutta la giornata di ieri decine di seggi elettorali, anche quelli dei quartieri popolari, erano semivuoti: mentre di solito quando ci sono le presidenziali in Venezuela è normale vedere i marciapiedi occupati da lunghe file di cittadini in attesa di votare. I seggi erano semivuoti anche a Petare, un quartiere storicamente con un’alta percentuale di militanti e sostenitori dell’ex presidente Hugo Chávez e uno dei più popolati della città.
Alle elezioni di domenica si è arrivati dopo anni di gravissima crisi economica e politica, che ha riportato milioni di venezuelani nella povertà e nella fame e ha costretto centinaia di migliaia di altri a scappare dal paese. Negli ultimi anni Maduro – che è presidente dal 2013, quando fu eletto per la prima volta pochi mesi dopo la morte di Chávez – ha cercato di rafforzare il suo controllo sul paese svuotando di poteri le istituzioni democratiche, rimandando le elezioni e arrestando decine di avversari politici. Il Parlamento del paese, che alle ultime elezioni era passato sotto il controllo dell’opposizione, è stato chiuso e sostituito con un nuovo organo legislativo controllato dai sostenitori di Maduro.
Maduro ha parlato di una giornata “storica”, di una “vittoria eroica”, “popolare”, e di un processo elettorale “impeccabile”. A mano a mano che i risultati arrivavano, i sostenitori di Maduro hanno cominciato a sparare fuochi d’artificio nei quartieri poveri di Caracas e a ballare dirigendosi verso il palazzo presidenziale. Falcón ha accusato il governo di aver truccato le elezioni offrendo soldi e cibo a chi avesse votato per la rielezione di Maduro. I principali partiti di opposizione, inoltre, avevano deciso di non partecipare alle elezioni per non legittimare quella che ritenevano una scontata vittoria di Maduro e per non convalidare un sistema elettorale manipolato.
Henrique Capriles, che nel 2013 era arrivato vicinissimo a battere Maduro alle elezioni presidenziali, ha scritto su Twitter che “Tutti i venezuelani sanno cos’è successo oggi!”, e che “servono per il nostro amato Venezuela elezioni davvero libere e democratiche, che riflettano la volontà del popolo”.
Todos los venezolanos sabemos lo que ocurrió hoy!Y ahora qué viene?La tragedia que vive nuestro país sigue,allí está el hambre y los problemas agravándose cada día.A los que nos importa Venezuela tenemos que reunificarnos!Todos los venezolanos si se necesitan para poder avanzar!
— Henrique Capriles R. (@hcapriles) May 21, 2018
Tienen que darse en nuestra amada Vzla elecciones verdaderamente libres y democráticas,donde la voluntad de nuestro Pueblo sea fiel reflejo del resultado.Hay que reunificar a todas las fuerzas que quieren cambio!Ha tenido que quedar claro que la división no sirve en ningún caso!
— Henrique Capriles R. (@hcapriles) May 21, 2018
Diversi paesi, compresi gli Stati Uniti, il Canada, il Brasile, l’Argentina, il Cile, la Colombia e il Messico, avevano fatto sapere che non avrebbero riconosciuto il risultato delle elezioni presidenziali. Diverse organizzazioni internazionali, come l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ma anche l’Unione Europea, avevano denunciato la mancanza di trasparenza e delle necessarie garanzie elettorali del voto. La delegazione che rappresenta gli Stati Uniti in Venezuela ha fatto sapere che «Le cosiddette elezioni di oggi in Venezuela sono un insulto alla democrazia […]. È tempo che Maduro se ne vada». Il presidente del Cile, Sebastián Piñera, ha affermato che il suo paese, «come la maggior parte dei paesi democratici», non riconoscerà il voto: «Non sono state elezioni pulite o legittime e non rappresentano la volontà libera e sovrana del popolo venezuelano». Tuttavia alcuni altri paesi – come Bolivia, Cuba e Russia – hanno espresso il loro sostegno per la giornata elettorale.