E di Tempo di Libri che si dice?
Dopo l'annuncio dei buoni risultati del Salone di Torino, si sta parlando di come ripensare la fiera dell'editoria di Milano
Sui tre maggiori quotidiani nazionali la notizia culturale più importante del giorno è la riorganizzazione di Tempo di libri, la fiera dell’editoria di Milano. Il 17 maggio il Consiglio generale dell’Associazione Italiana Editori (AIE) si è riunito e ha deciso che la fiera – voluta proprio dall’AIE – deve essere ripensata: tra due settimane il presidente Ricardo Levi dovrà presentare una proposta di una «nuova identità» da trovare insieme a Fiera Milano, che ha il 51 per cento delle quote di Fabbrica del Libro, la società che organizza Tempo di Libri.
La discussione sulla fiera di Milano è dovuta al successo dell’appena conclusa fiera concorrente, il Salone del Libro di Torino: mentre alla seconda edizione di Tempo di Libri sono stati venduti 97.240 biglietti, i visitatori del Salone sono stati 144.386. Anche dal punto di vista economico i risultati del Salone sono stati migliori: quest’anno il Salone è andato in attivo, contrariamente al 2017, mentre Tempo di Libri non è arrivato al pareggio né alla prima né alla seconda edizione, nonostante l’aumento di partecipazione.
A prescindere dai risultati del Salone, era comunque probabile che l’AIE avrebbe pensato a cambiare Tempo di Libri: fare due grosse fiere a distanza di due mesi e soli 150 chilometri è una spesa molto grossa per le case editrici, quelle medie e piccole – che infatti per la maggior parte non hanno partecipato a Tempo di Libri – ma anche quelle grandi. La Stampa riporta una dichiarazione di Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato del gruppo GeMS, secondo cui le due fiere sono «troppo onerose nel giro di due mesi». Mauri ha chiesto all’AIE di prendere atto del successo di Torino, una posizione relativamente vicina a quella dell’ex presidente dell’associazione ed editore Marco Polillo, secondo cui Tempo di libri andrebbe proprio cancellata, stando a quanto riporta Repubblica. Invece Enrico Selva Coddè, amministratore delegato della divisione dedicata ai libri di intrattenimento di Mondadori Libri, avrebbe detto di augurarsi che questo non succeda.
Tra le possibili ipotesi sul futuro di Tempo di libri considerate durante la riunione dell’AIE ci sarebbe spostare la fiera in autunno ed eventualmente accorparla con Bookcity, un’altra manifestazione milanese dedicata ai libri che quest’anno sarà dal 15 al 18 novembre. In quel caso però si creerebbe una competizione con Più libri più liberi, la fiera della piccola e media editoria che si tiene a Roma all’inizio di dicembre: Annamaria Malato, editrice e presidente di questa fiera, si è opposta a questa ipotesi.
Altre possibilità sono state prese in considerazione per quanto riguarda i contenuti. Diego Guida, presidente del Consiglio Gruppo Piccoli editori dell’AIE, ha detto al Corriere della sera: «Un’idea potrebbe essere puntare sul programma professionale e lo scambio dei diritti, con una forte internazionalizzazione. (…) Oppure si potrebbe pensare a degli “stati generali” della cultura, un momento di confronto anche sulla politica, che parta a dicembre da Più libri più liberi e prosegua a Tempo di libri».
Levi per ora ha escluso la chiusura di Tempo di libri e si è detto fiducioso che con la terza edizione la fiera riuscirà a pareggiare i conti, «un grande risultato» per «una startup di tre anni».