Cosa c’è nella bozza di contratto Lega-M5S
Si parla di uscita dall'euro, di parziale default sul debito pubblico e altri punti piuttosto estremi: entrambi dicono che è una versione "vecchia", ma lo spread ha già iniziato a salire
Martedì sera lo HuffPost ha pubblicato una bozza del “contratto di programma” a cui da più di una settimana stanno lavorando il Movimento 5 Stelle e la Lega e che, se ultimato, dovrebbe costituire la linea guida del futuro governo italiano. La bozza ha un contenuto molto estremo: si parla per esempio di meccanismi per uscire dall’euro e di parziale bancarotta sul debito italiano detenuto dalle banche centrali. Lega e M5S hanno detto che il documento diffuso è superato e che nella bozza attualmente in discussione non c’è più alcuna menzione dell’uscita dall’euro. Questo però non ha fatto molto per attenuare le preoccupazioni e lo spread tra titoli di stato italiani e titoli tedeschi questa mattina ha già iniziato a risalire.
Il “contratto” è in discussione dalla scorsa settimana, quando Lega e Movimento 5 Stelle hanno ricominciato a trattare sull’ipotesi di formare un governo di coalizione. L’elaborazione del programma è proseguita per tutta la settimana e poi nel weekend, quando la delegazione dei due partiti sono arrivate a Milano per proseguire la discussione. Lunedì, quando i leader dei due partiti sono stati ricevuti dal Quirinale e hanno chiesto al presidente della Repubblica più tempo per trattare, l’accordo era sembrato sul punto di fallire; in particolare sembrava che non fosse possibile accordarsi sul nome del presidente del Consiglio e che ci fossero grandi distanze anche sul programma.
Claudio Borghi arrivando al tavolo tecnico sul programma: punto principale di divisione con i 5 stelle sono i vincoli europei di bilancio, noi vogliamo essere aggressivi sui numeri per liberare risorse
— Marco Di Fonzo (@marcodifonzo) May 15, 2018
In particolare, Matteo Salvini ha chiesto “mano libera” sull’immigrazione, mentre diversi delegati della Lega impegnati nelle trattative hanno detto che il Movimento 5 Stelle era troppo timido per quanto riguardava le condizioni da chiedere all’Europa, in particolare la revisione dei trattati e lo sforamento dei parametri di spesa.
Il rilancio (nella notte) del patto Salvini-Di Maio: via libera del M5S a un euroscetticismo forte, e un grillino per primo a Palazzo Chigi nella staffetta
[retroscena @LaStampa]https://t.co/f6MnCWi0li
— jacopo iacoboni (@jacopo_iacoboni) May 16, 2018
Quasi tutti i giornali riportano di scontri in cui la Lega ha rimproverato al Movimento 5 Stelle una mancanza di euroscetticismo. Il Corriere della Sera, per esempio, scrive che ieri Salvini e la Lega hanno fatto forti pressioni affinché il Movimento 5 Stelle criticasse alcuni commissari europei che avevano diffuso dichiarazioni sulla necessità per l’Italia di rispettare le regole sui conti, mentre su Repubblica Annalisa Cuzzocrea scrive che sono state le pressioni del Movimento 5 Stelle a spingere la Lega a rimuovere le parti più apertamente anti-euro contenute nella bozza pubblicata dallo HuffPost.
I principali elementi della bozza che avevano suscitato attenzione e critiche sono:
• La richiesta di cancellazione di 250 miliardi di euro di debito italiano acquistati dalla BCE nell’ambito del programma Quantitative Easing;
• L’impegno a riformare i trattati europei, in particolare per quanto riguarda le regole sulla spesa;
• L’introduzione nei trattati di una clausola che permetta l’uscita dei paesi membri dall’euro in caso di richiesta popolare.
Sono tre impegni giudicati da moltissimi ingenui e irrealizzabili. Non sembra possibile, per esempio, che la BCE accetti di cancellare 250 miliardi di euro di debito italiano; e anche se decidesse di farlo, il rischio è spaventare i privati che detengono titoli italiani, che potrebbero essere incoraggiati a liberarsene nel timore che il governo italiano non voglia più rimborsarli. Altrettanto velleitari appaiono gli altri due punti: la riforma dei trattati richiede l’unanimità dei paesi europei ed è un processo lungo e complicato. Ma soprattutto, non sembra possibile gli altri governi europei possano consentire all’introduzione nei trattati di una norma che consenta l’uscita “ordinata” dall’euro.
Quello che è evidente dalla bozza, però, è che il tema dell’uscita dall’euro è stato apertamente discusso durante la redazione del programma, nonostante Lega e Movimento 5 Stelle avessero entrambi escluso da tempo la praticabilità di questa opzione. Inoltre i due partiti sembrano avere in programma una serie di richieste all’Europa che non potranno che essere respinte, fornendo così potenzialmente una giustificazione per eventuali rappresaglie da parte italiana che potrebbero avere conseguenze imprevedibili.
A questo proposito bisogna ricordare che la Lega è sempre stata contraria a un referendum sull’uscita dall’euro e, anche nei momenti di suo maggior euroscetticismo, ha sempre sostenuto la necessità di trattare con l’Europa e, in caso di mancata accettazione delle richieste, mettere in atto un’uscita unilaterale e improvvisa, senza ricorso a trattative o referendum. Sembra questo il principale rischio intravisto dagli osservatori internazionali. Questa mattina lo spread è arrivato a toccare i 150 punti, il livello più alto dal 4 marzo ad oggi.
Un altro punto del contratto molto criticato dagli avversari è la proposta di creare un “comitato di riconciliazione”, ossia un organo che dovrebbe servire a risolvere le controversie tra i due partiti che potrebbero nascere all’interno del governo. Il funzionamento del comitato di riconciliazione è complesso e macchinoso. Dovrebbero farne parte i due leader di partito, il presidente del Consiglio, il ministro competente per la materia che ha suscitato il dissidio, il ministro per l’Attuazione del programma ed eventualmente altre persone. Le decisioni all’interno di questo “comitato” andranno prese a maggioranza di due terzi. Ovviamente non sarebbero decisioni vincolanti per nessuno dei due partiti, i cui parlamentari ed esponenti di governo potrebbero continuare ad agire in piena libertà.
Il comitato appare un segnale di mancanza di fiducia tra i due partner, e nella sua natura legalistica – è preceduto da un preambolo che sembra uscito dall’atto di un notaio – ricorda molto gli altri contratti utilizzati dal Movimento 5 Stelle con i suoi parlamentari (e che, ritengono molti giuristi, non hanno alcun valore).
Il “contratto” include anche una lunga parte sulla giustizia che sembra originare soprattutto dalle richieste del Movimento 5 Stelle. Si parla di norme sul conflitto di interessi, ma in termini così vaghi da non rendere chiaro se si applicheranno a Silvio Berlusconi o meno. In un’altra sezione si parla di intervenire sulla prescrizione per ridurla, di aumentare le pene contro la corruzione e di aumentare l’utilizzo delle intercettazioni. Appare invece abbastanza lacunosa e vaga la parte sull’immigrazione, dove non si parla in maniera estesa di respingimenti, uno degli argomenti più cari a Salvini. Il programma risale a lunedì e questo probabilmente spiega come mai, proprio quel giorno, Salvini abbia detto che la Lega su questo tema avrebbe dovuto avere «mano libera».
Un punto invece comune ai due partiti è la richiesta di sospensione di sanzioni alla Russia, ritenute un grave danno economico per il nostro paese. Viene fatto invece un passo indietro sulla flat tax: non viene più proposta un’imposta ad aliquota unica ma con due aliquote. Questa riduzione di imposte e il sussidio proposto dal Movimento 5 Stelle (impropriamente chiamato “reddito di cittadinanza”) dovrebbero essere finanziati, tra gli altri strumenti, con un condono: cioè uno sconto agli evasori fiscali in cambio di un pagamento immediato di parte delle imposte e delle sanzioni dovute.