Lo strano weekend a Tbilisi
Venerdì la polizia georgiana ha fatto irruzione in due famosi locali della città, provocando grosse proteste che raccontano molto di come stia cambiando il paese
Venerdì 11 maggio due squadre dei reparti speciali della polizia georgiana hanno fatto irruzione in due dei più popolari club della capitale Tbilisi, il Bassiani e il Cafe Gallery. Sono entrati con le armi in mano e il volto coperto, hanno ordinato ai DJ di spegnere la musica e a tutti i clienti di sdraiarsi sul pavimento. Era una grande operazione anti-droga, voluta probabilmente dal governo dopo che si era molto parlato di alcune morti per overdose, ed era stata preparata per ottenere massima visibilità sui giornali. Ha però fatto cominciare un weekend di proteste e contro-proteste che potrebbe aver dato nuova energia al sempre più ampio movimento di quelli che chiedono la legalizzazione delle droghe leggere, e che ha spinto il governo a fare qualche passo indietro.
Il giorno dopo i raid al Bassiani e al Cafe Gallery – durante il quale erano stati arrestati 8 spacciatori – migliaia di persone si sono radunate davanti al Parlamento di Tbilisi, per protestare contro la polizia e chiedere le dimissioni del primo ministro Giorgi Kvirikashvili. Gli slogan che si sentivano erano cose come “Il nostro amore è più forte della vostra paura” e la manifestazione per lunghi momenti assomigliava a una grande festa, con musica e balli. La protesta – che è durata fino a tarda notte ed è proseguita anche domenica – era stata organizzata da White Noise, un’organizzazione che da tempo lavora per la legalizzazione delle droghe leggere e che negli ultimi anni ha saputo guadagnarsi diverse attenzioni.
Alle proteste di sabato e domenica hanno partecipato per lo più giovani ventenni, accaniti frequentatori delle discoteche della città e parte di un più ampio movimento progressista che sta nascendo in un paese ancora ampiamente cristiano e conservatore. Sia il Bassiani che il Cafe Gallery, per esempio, sono due locali apertamente amichevoli verso la comunità LGBT. Sono persone che non hanno ricordi dell’Unione Sovietica e che sono cresciute durante un periodo di grandi cambiamenti sociali, di progressivo distacco del loro paese dalla Russia e di avvicinamento all’Europa. Diversamente dalle manifestazioni che poche settimane fa avevano portato alle dimissioni del primo ministro nella vicina Armenia, a Tbilisi non si sentivano slogan contro la corruzione o l’abuso di potere, ma si parlava molto di libertà e diritti.
Gli iniziali timori che la protesta potesse allargarsi oltre i più giovani, creando davvero dei problemi al governo, si sono rivelati infondati: le rivendicazioni delle manifestazioni di sabato e domenica sono care ancora solo a una minoranza di persone, in Georgia. Il ministro dell’Interno Giorgi Gakharia tuttavia ha chiesto scusa per l’eccessiva violenza della polizia e il primo ministro ha detto che intende ammorbidire la sua posizione rispetto agli utilizzatori di droghe. Questo tentativo di dialogo da parte del governo è servito a far rientrare le proteste dei ragazzi dei club di Tbilisi, ma non ha impedito che iniziassero delle nuove proteste, quelle dell’estrema destra conservatrice. Domenica sera la polizia è dovuta nuovamente intervenire per evitare che militanti di gruppi neo-nazisti riuscissero riuscissero ad attaccare i primi manifestanti, o quelli che erano ancora in circolazione dopo due giorni.
Non ci sono state conseguenze gravi alle manifestazioni di domenica sera – anche se molte persone hanno raccontato di aver subito minacce e insulti da parte dei manifestanti di destra – ma queste proteste hanno mostrato come stia cambiando la Georgia e quale potrà essere in futuro il livello del suo dibattito politico, e le grandi differenze che ancora ci sono nel paese. È notevole che in un paese che non può ancora dirsi solidamente democratico si sia già arrivati a parlare con tanta forza di legalizzazione delle droghe leggere e che la legittimità di questi temi sia stata in qualche misura riconosciuta anche dal governo.
«Questa situazione è molto dannosa per il paese», ha spiegato parlando dei raid di sabato Sergi Gvarjaladz, appena nominato “manager dell’economia notturna” dal sindaco di Tbilisi Kakha Kaladze (l’ex giocatore del Milan). Gvarjaladz è un «veterano della scena elettronica di Tbilisi», ha scritto il Guardian, e solo il fatto che ora il suo lavoro sia quello di far crescere la vita notturna della città è un segnale di come stiano andando le cose da quelle parti.