Il Giro d’Italia, da qui in poi
Le tappe che saranno decisive per la Maglia rosa, e i ciclisti che potrebbero indossarla
La 101ª edizione del Giro d’Italia, la corsa a tappe più prestigiosa al mondo insieme al Tour de France, è arrivata più o meno a metà: si sono corse nove tappe delle 21 totali, tra cui una cronometro (a Gerusalemme, nella prima partenza fuori dall’Europa di una delle grandi corse a tappe) e tre arrivi in salita: sull’Etna, sul Gran Sasso e a Montevergine di Mercogliano. Prima della passerella conclusiva nel centro di Roma il 27 maggio, rimangono un’altra cronometro di 34 chilometri, tra Trento e Rovereto e altri cinque arrivi in salita, in tappe che metteranno in fila diverse migliaia di metri di dislivello, da fare con gambe già affaticate da migliaia di chilometri di corsa. Insomma: il bello deve ancora venire, e quello che è successo finora ha fatto capire che quello che deve venire sarà effettivamente bello. Soprattutto perché ci sono ancora almeno sei-sette corridori che possono legittimamente pensare di poter vincere questo Giro d’Italia.
In una grande corsa a tappe come il Giro d’Italia ci sono tante gare in una – per una vittoria di tappa, per una maglia – e una gara più importante di tutte, quella per la Maglia rosa. Abbiamo messo in ordine le tappe che saranno decisive per la Maglia rosa e i ciclisti che potrebbero indossarla in qualche tappa e magari anche alla fine, vincendo così la classifica generale.
Quando e dove
Nel ciclismo può succedere tutto, sempre: grandi corridori hanno trasformato tappe da niente in tappe storiche, c’è chi ha perso un Grande Giro perché gli scappava la pipì e chi l’ha vinto nonostante la cacca. Ma è ben più probabile che le cose davvero importanti succederanno in una di queste tappe: sono quelle per cui vale la pena sbirciare lo streaming durante la lezione, prendere il pomeriggio libero o mentire al capo per seguire almeno gli ultimi chilometri.
- Sabato 19 maggio, tappa 14: San Vito al Tagliamento – Monte Zoncolan
Sono 181 chilometri, e gli ultimi 10 saranno quasi di certo tra i migliori di tutto il Giro. Perché c’è il Monte Zoncolan, che ha una pendenza media del 12 per cento (ci sono salite, anche non facili, in cui 12 per cento è la pendenza massima) e diversi tratti intorno o oltre il 20 per cento. È tra le salite più difficili del ciclismo, e quando il Giro ci è passato sono sempre successe cose. Gilberto Simoni, ottimo ex scalatore che ci è arrivato per primo due volte, disse: «Quando inizi a salire più che pensare di vincere vuoi solo che finisca». - Domenica 20 maggio, tappa 15: Tolmezzo – Sappada
Una cosa peggiore di far fatica in salita in bicicletta è far fatica in salita in bicicletta quando hai nelle gambe la fatica del giorno prima. In questa tappa dolomitica non ci saranno salite micidiali, ma si andrà sempre su e giù, senza pianura. Qualcuno potrebbe pagare il fuori-giri dello Zoncolan e qualcun altro potrebbe approfittarne. - Martedì 22 maggio, tappa 16: Trento-Rovereto
La prima cronometro, lunga un terzo di questa, ha creato distacchi rilevanti. In questa scalatori piccoli e leggeri potrebbero perdere anche 2-3 minuti da specialisti delle cronometro. È una delle tappe che cambierà di certo la classifica e probabilmente la Maglia rosa. Ma è una cronometro: tanti numeri e poco cuore. Agli appassionati piace guardare posizioni, frequenze e profili aerodinamici; altri potrebbero giustamente trovare la cosa un po’ noiosa. - Giovedì 24 maggio, tappa 18: Abbiategrasso-Prato nevoso
Tappa pianeggiante con alla fine una salita, di media difficoltà di 15 chilometri, con pendenza media intorno al 7 per cento. È la più perdibile tra queste tappe da non perdere, ma chi ne capisce di ciclismo ricorda sempre che, a volte, a certi ciclisti, una salita secca dopo tanta pianura fa più male di una tappa piena di salite e discese. - Venerdì 25 maggio, tappa 19: Venaria Reale – Bardonecchia (Jafferau)
181 chilometri, quattro salite. Compresa il Colle delle Finestre. È a oltre duemila metri di altezza ed è la cima Coppi di questo giro (il nome dato alla salita che termina alla massima altitudine). È ripida e per nove chilometri è sterrata. - Sabato 26 maggio, tappa 20: Susa-Cervinia
È la vera fine del Giro, perché il giorno successivo a Roma ci sarà la classica passerella con brindisi, abbracci e strette di mano. Ci saranno tre salite, con un dislivello totale di oltre 4.500 metri: gli ultimi a disposizione per chi dovesse voler provare a far saltare il banco e vincere il Giro, come fece Vincenzo Nibali due anni fa.
Chi
A inizio giro molti si sarebbero aspettati di vedere, ora, il britannico Chris Froome in Maglia rosa, perché nel 2017 ha vinto il Tour e la Vuelta, gli ultimi due grandi giri del ciclismo, e perché è finalmente tornato al Giro (dopo esserci stato nel 2010) per fare tripletta. In Maglia rosa oggi c’è invece un altro britannico, Simon Yates, ma quello che molti esperti continuano a considerare favorito è il vincitore del Giro del 2017, l’olandese Tom Dumoulin.
La cosa bella, comunque, è che ci sono tanti corridori che in salita sembrano essere più o meno allo stesso livello. Alcuni sembrano essere oggi troppo in forma per resistere così fino alla fine, quando altri – ora meno in forma – potrebbero essere al meglio. Questi sono i principali favoriti, a oggi.
- Simon Yates, Maglia rosa
È uno scalatore, ma di quelli che se la cavano piuttosto bene anche a cronometro. Ha 25 anni, è gemello di Adam (che corre nella stessa squadra ma non è al Giro). Nel 2016 è arrivato sesto alla Vuelta, nel 2017 settimo al Tour. È considerato da anni uno dei più promettenti ciclisti da Grandi Giri e non è mai andato così forte come nei primi giorni di questo Giro. Bisogna però vedere come se la caverà con la pressione di dover vincere e con le tante salite alpine che devono arrivare. - Esteban Chaves, a 32 secondi
Ha 28 anni, è colombiano ed è quello che nel 2016 stava quasi per vincere, quando poi Nibali ribaltò tutto. È fortissimo in salita ma va poco a cronometro (poco più di 50 chili per poco più di un metro e sessanta). Se cercate qualcuno da tifare, è quello giusto: sorride sempre (tantissimo) e ha una storia bella: qualche anno fa cadde, si fece malissimo (malissimo vuol dire frattura composta di clavicola destra, mano sinistra, zigomo, seni mascellari e sfenoide, e compressione polmonare e abrasioni varie, con ricovero in codice rosso e intervento di quasi otto ore), gli dissero che non avrebbe mai più corso (sarebbe già stato tanto camminare normalmente), e invece. Altra cosa importante: corre per la Mitchelton-Scott, la stessa squadra di Yates. - Tom Dumoulin, a 38 secondi
È olandese, ha 27 anni e dall’anno scorso è, per molti, il nuovo Froome. Perché è fortissimo a cronometro e riesce a stare con gli scalatori in salita, a volte addirittura a staccarli. Finora ha perso qualcosina in salita, ma dalla sua ha la Trento-Rovereto e, secondo molti, si è preparato apposta per entrare in forma alla fine. Ha anche detto di aver capito e risolto quel problema della cacca (risposta breve: intolleranza a fruttosio e lattosio). - Thibaut Pinot, a 45 secondi
Ha 27 anni ed è uno scalatore francese che preferisce il Giro al Tour (sembra anche per via di una forma di allergia che si fa più forte a luglio, quando c’è il Tour). Ha vinto il Tour of the Alps, che si corre poco prima del Giro ed è evidentemente pieno di salite e l’anno scorso è arrivato quarto al Giro, dimostrando di poter reggere bene tre settimane di corsa. A cronometro, è uno di quelli che perderanno anche un paio di minuti da Froome o Dumoulin. Per vincere, quuei minuti deve ri-guadagnerseli sulle montagne. Sul braccio ha un tatuaggio con scritto, in italiano, “solo la vittoria è bella”. - Domenico Pozzovivo, a 57 secondi
Il suo miglior risultato in una corsa a tappe è il quinto posto al Giro del 2014 e ora ha 35 anni. Al Giro è capitano della Bahrain-Merida: la squadra di Vincenzo Nibali, per il quale andrà a fare il gregario al Tour de France. Non molti lo mettevano tra i favoriti prima del giro e invece per ora in salita è sempre stato con i migliori e un paio di volte ha pure provato a staccarli. È piccolo e leggero come Chaves e se vorrà vincere dovrà inventarsi qualcosa di grosso sulle salite. - Chris Froome, a due minuti e 27 secondi
È caduto ancora prima dell’inizio della prima tappa, è caduto di nuovo (in salita) il 12 maggio. Nella tappa con arrivo a Campo imperatore ha perso più di un minuto. C’è chi dice debba ancora entrare in forma, chi dice che è colpa delle cadute e chi invece dice che le cadute sono causa del suo essere inquieto, perché in attesa di una decisione su suoi valori fuori norma registrati durante una tappa della Vuelta del 2017 e su cui ancora deve arrivare un giudizio definitivo. Ma è il più forte corridore da corse a tappe degli ultimi anni, che corre nella squadra più forte: è comunque presto per considerarlo fuori dai giochi. - Miguel Angel Lopez, a 2 minuti e 34 secondi
È uno scalatore colombiano di 24 anni, che nel 2017 è arrivato ottavo alla Vuelta ed è uno dei più promettenti giovani del ciclismo su strada. Finora è andato malino, ma ha già fatto vedere che, quando sta bene, in salita va forte come quasi nessun altro. Il suo soprannome è “Superman” da quando respinse due ladri che lo accoltellarono a una gamba per rubargli una bici, per poi andare a correre una gara con quella bici. - Fabio Aru, a 2 minuti e 36 secondi
Tra i tifosi c’è disaccordo. Qualcuno pensa che Aru sia un corridore sopravvalutato; altri pensano che sia un corridore talentuoso che sta passando un momento così-così. È un dato di fatto che meno di un anno fa indossava la Maglia gialla al Tour ed era stato uno dei pochi a saper staccare Froome in salita; quest’anno sembra in ritardo di condizione. È ai limiti dell’impossibile che possa vincere questo Giro (dovrebbe recuperare su tutti, considerando anche che perderà non poco a cronometro), ma magari proverà a inventarsi qualcosa. Comunque ha 27 anni e ha già vinto una Vuelta e fatto due podi al Giro d’Italia; a chi lo criticava per aver perso più di un minuto nella tappa di Campo imperatore ha detto: «Sono umano».
Quando e dove + Chi
Negli ultimi anni era spesso capitato che ci fosse un corridore più forte di tutti (quasi sempre Froome) e gli altri a provare a batterlo. Quest’anno il più forte è al momento undicesimo in classifica, a due minuti e mezzo dal primo. E l’altro più forte (Dumoulin) è circondato da corridori che sembrano poterlo staccare in salita. E i primi due in classifica sono nella stessa squadra, così da potersi permettere varie soluzioni tattiche. Molti appassionati negli ultimi anni hanno dimostrato una certa insofferenza per come la Sky, la squadra di Froome, tendeva a controllare le corse, per scortare fino agli ultimi chilometri il suo capitano. Ora la Sky – che continua a essere fortissima e Cycling Weekly ha definito «un’arma carica a uno scontro tra coltelli» – dovrà cambiare tattica e anziché controllare la corsa dovrà provare a ribaltarla. Con possibili inserimenti di altri corridori come Lopez, Pozzovivo o Aru che hanno poco da perdere. Come sempre, ogni tattica ha bisogno di fiato e gambe, ma in linea di massima saranno belle tappe: movimentate, aperte e combattute.